Terre del Faet, una piccola e promettente realtà si nasconde in Collio

Ci troviamo nel cuore del Collio, a Cormòns.
E’ qui che Andrea Drius, pochi anni fa, decide di occuparsi dei due ettari – acquistati dalla famiglia e lavorati principalmente dai nonni – per iniziare a vinificare ed imbottigliare i propri vini.
Il millesimo 2012 è quello del debutto di Terre del Faet e le uve sono quelle classiche del territorio: friulano, pinot bianco, malvasia e merlot.
Andrea è un giovane con le idee ben chiare ed una gran voglia di fare, quest’ultima indispensabile in un’azienda di queste dimensioni in cui ci si deve occupare di tutto in prima persona: vigna, cantina, amministrazione, vendite…
Studi in agraria ed enologia e sensibilità hanno permesso ad Andrea Drius e a Terre del Faet di ritagliarsi in poco tempo una certa notorietà in una zona in cui certo non mancano stelle di prima grandezza.
Ad oggi gli ettari gestiti da Terre del Faet sono 4, il parco vigne è tra i 40 ed i 60 anni di età, le pratiche in vigna e cantina sono decisamente non invasive ma lontane da ogni integralismo (ogni scelta è soppesata e sperimentata senza sposare acriticamente alcun dogma).
In cantina troviamo prevalentemente contenitori di cemento, inox e qualche botte di rovere rigenerata (in particolare per il merlot e per parte del friulano).
Il mosto resta a contatto con i lieviti che vengono continuamente fatti lavorare con la massa (bâtonnage) al fine di stabilizzare, arricchire e caratterizzare il vino. La malolattica è svolta naturalmente.
I vini che ne derivano li ho trovati puliti ed espressivi, equilibrati e sapidi, con alcol sempre ben gestito. Insomma, Terre del Faet è una realtà da tenere d’occhio.
Nelle annate favorevoli le bottiglie prodotto sono circa 20.000.

Di seguito ti riporto qualche sintentica nota sui vini degustati.
Note più dettagliate nei prossimi post, quando avrò modo di bere con calma qualche vino che ho acquistato per un assaggio più approfondito.

Terre del Faet: i vini in degustazione
Terre del Faet: i vini in degustazione

Collio Pinot Bianco 2017
Colore giallo paglierino con riflessi verdognoli.
Naso di grande finezza, elegante e delicato di fiori bianchi, clorofilla, minerale soffuso e pesca.
Bocca di bella dinamica, sorso in equilibrio grazie al saporito sostegno della sapidità.
Chiusura su bei ritorni delicatamente vegetali.

Elegante

Collio Friulano 2017
Giallo paglierino e naso di roccia, mandorla amara e tocco vegetale.
Bocca piuttosto ricca ma mai strabordante, la chiusura è ammandorlata.
Vino ancora compresso, giovane e da attendere con fiducia.
Acquisirà complessità e distensione.

Promettente

Collio Malvasia 2017
Paglierino lucente il colore, l’olfatto è floreale, con anche però qualche spezia a far capolino.
La bocca è morbida e ricca ma il liquido si distende sul cavo orale accompagnato da grande sapidità.
La chiusura è di magnifica pulizia e nettezza.

Coup de cœur

Collio Bianco 2016
Vino molto interessante ottenuto da friulano e, a completamento, malvasia istriana. Naso elegante e delicato ma di grande complessità. L’anno in più di affinamento rispetto ai millesimi più recenti appena assaggiati ha fatto molto bene al vino che si è liberato di parte della sua giovanile irruenza per acquisire un carattere più compiuto e complesso. La bocca è succosa e la sapidità invita ad un nuovo sorso. Retrolfatto lievemente speziato.

Grazioso

Domaine Pignier: andiamo a comandare!

Bere questo vino mi ha provocato un immediato innalzamento, tra tutti i valori della mia cartella clinica, dell’andiamo a comandare… anche se non ho iniziato a ballare come Fabio Rovazzi nel suo video virale.  🙂

Non sono impazzito, ma piacevolmente sorpreso dal vino di cui ti voglio parlare oggi:

Cotes du Jura "à la Percenette" Chardonnay 2013 - Domaine Pignier
Cotes du Jura “à la Percenette” Chardonnay 2013 – Domaine Pignier

Cotes du Jura “à la Percenette” Chardonnay 2013 – Domaine Pignier

À rebours, partiamo dalla fine: dopo la deglutizione la bocca resta saporita, non solo salata, soddisfatto il palato, pieno e persistente il gusto. L’eco dell’acidità poderosa ma ben equilibrata nella massa del vino dà grande profondità. Nel cavo orale il vino si muove potente, un carro armato di sapore, intensità e fittezza, nonostante il titolo alcolometrico molto contenuto (12%). L’adeguata “grassezza” del vino dialoga con la fresca acidità di fondo sviluppando una dinamica gustativa coinvolgente e, in qualche modo, sorprendente. Anche perché il naso, delicato di fiori bianchi, pesca e mineralità elegantissima non lasciava presagire tale personalità. Con il passare del tempo e a bicchiere fermo una nocciola gentile e un tocco di cerino spento invitavano al sorso con fiducia.

91

Il Domaine  Pignier è in regime biodinamico certificato dal 2003 ed alleva, limitandoci ai soli vitigni bianchi, chardonnay e savagnin. Lo chardonnay che ho assaggiato fermenta e si affina in barrique (con bâtonnage) per 12 mesi.