Champagne brut grand cru 2008 – Pierre Moncuit

Ci troviamo a Le Mesnil sur Oger mitico comune grand cru della Côte des Blancs, qui si produce anche il celeberrimo e costosissimo Clos du Mesnil di Krug.

Pierre Moncuit “maison familiale” dal 1889, circa 20 ettari di solo chardonnay, produce ottimi Blanc de Blancs dal correttissimo rapporto qualità-prezzo.

Nel calice abbiamo l’annata 2008, una delle più importanti degli ultimi anni, Champagne “all’antica” rispetto agli standard zéro dosage che vanno di moda oggi, colore oro intenso, naso di agrumi maturi, lieviti, gesso e propoli, dosaggio tra i 6/7 grammi, bocca di grande materia, bolla fine e acidità un po’ smussata dal dosage e dall’annata “matericamente” ricca, da bere ora e da accompagnare ad un risotto alla milanese (anche con ossobuco) o un pesce grasso accompagnato con dei funghi porcini.

Gregorio Mulazzani
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Champagne Blanc de Blancs premier cru – Hugues Godmé

L’azienda Hugues Godmé si trova nella zona della Montagne de Reims, particolarmente vocata al pinot noir. Hugues Godmé se la cava egregiamente anche con lo chardonnay, a giudicare dal Blanc de Blancs che abbiamo nel calice.

Produttore artigiano biologico e biodinamico, Hugues Godmé segue con cura i suoi 8 ettari di vigna.

Il vino che abbiamo assaggiato, con sboccatura del settembre 2021, è piuttosto ricco al naso (data la zona) su note agrumate e lievemente biscottate, poi zenzero, carpaccio d’ananas e anice, bocca di buona sostanza ma anche di acidità freschissima, dosaggio praticamente nullo (come si usa ora, a volte a sproposito mi permetto di dire, non è questo il caso).

Da abbinare a un bel rombo al forno con patate e porcini, vista la stagione, non relegatelo all’aperitivo!

Gregorio Mulazzani
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Il Prestige … di una cooperativa in Champagne

Parliamo spesso di Champagne di importanti récoltant manipulant (RM), non mancando di apprezzare i grandi vini delle più note (al grande pubblico) maisons; oggi invece vi raccontiamo di un’altra importante realtà nel panorama vitivinicolo in Champagne, quella rappresentata dalle Cooperative, in grado di raggiungere molto spesso livelli qualitativi più che buoni.

Champagne Prestige 2007 Grand Cru brut, Blanc de Blancs – Le Mesnil

Siamo a Le Mesnil-Sur-Oger, villaggio Grand Cru nella Côte de Blancs, dove nel 1937 fu fondata da un piccolo gruppo di vignaioli una cooperative de manipulation (CM) che al momento raggruppa 622 soci conferitori per un totale di 318 ettari; la cantina si chiama Le Mesnil, imbottiglia e commercializza a proprio nome ma vende anche parte del proprio raccolto.

Prestige è il nome del loro champagne millesimato, in questo caso la 2007 (annata considerata media, con un luglio freddo, umido, piovoso che ha costretto, in generale, a molti trattamenti in vigna), da vigne di chardonnay classificate Grand Cru di circa 40 anni. Niente malolattica, 12 anni sui lieviti, sboccatura nel 2020 con un dosaggio 10,6 gr/l.

Il naso è ampio e variegato, dalle più classiche note di pasticceria a quelle intense di zenzero e albicocca canditi, con ancora rimandi a fiori gialli. In bocca ha una buona struttura e lunghezza, ma soprattutto ne si apprezza la freschezza (dovuta anche alla malolattica non svolta).

Ben abbinato a merluzzo mantecato e con polenta bianca grigliata.

Cosa c’entra la foto di un acquedotto romano? Abbiamo bevuto Prestige 2007 ad Acqui Terme, una cittadina piemontese ricca di storia che ci permettiamo di consigliarvi per una gita fuori porta.

Alessandra Gianelli
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Champagne Les Rachais 2012 – Francis Boulard & Fille

Sempre convincenti gli champagne Francis Boulard & Fille. Da qualche tempo Francis, ritiratosi in Normandia a fingere di fare il pensionato, ha lasciato il timone all’altrettanto talentuosa figlia, Delphine.

Siamo ai piedi della “Montagne” de Reims, quindi fuori zona classica Côte des Blancs, i Boulard sono stati tra i pionieri del biologico/biodinamico; la figlia ha portato sicuramente più pulizia e definizione ai vini, seppur ottimi, del padre. Sempre lunghissime le permanenze sui lieviti (a differenza di altri “furbetti” che sono tanto di moda ora con prezzi osceni e due anni, se va bene, di permanenza sui lieviti) quest’annata 2012 è stata sboccata a giugno 2021, un’unica vecchia vigna di chardonnay su suolo siliceo/calcareo con fermentazione malolattica svolta. Al naso molto complesso si sente la “terrosità nobile” della zona, lieve ossidazione controllata, con l’aereazione escono fuori poi sentori di agrumi canditi, gesso, anice, cedro. In bocca è potente, pieno, non certo uno Champagne da sushi, qui ci vogliono conigli, fagiani, funghi, insomma piatti invernali e strutturati.

Gregorio Mulazzani
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Champagne Brut Nature – Drappier

Se si giocasse una partita “a suon di terroir” i récoltant manipulant si garantirebbero la vittoria sulle maison, ma non sarebbe affatto scontata.

Esistono tanti récoltant manipulant che, possedendo poca vigna, gioco forza valorizzano il terroir, altri che, adottando pratiche più industriali sia in vigna (diserbo chimico, fitofarmaci…) che in cantina (ampie correzioni sui vini clair, tiraggi precoci, affinamenti corti…) ottengono un prodotto non particolarmente espressivo.

Di contro, alcune maison hanno fatto dell’esaltazione del terroir il loro biglietto da visita: una è certamente Drappier, qui sotto rappresentata con il suo Brut Nature, 100% pinot nero dell’Aube.

Uno champagne schietto, preciso, perfetto al naso come in bocca. Centrato anche nel prezzo.

Nota: la degustazione e gli spunti di cui sopra fanno seguito alla serata “Terroir e Artigianalità” tenuta da Samuel Cogliati in Ais Milano a fine Aprile.

Alessandra Gianelli
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Champagne l’Aérienne 2004 – Tarlant

Poche settimane fa abbiamo già parlato di questa antichissima, serissima e ultimamente sempre più blasonata, maison di Oueilly.

L’Aérienne 2004, sboccatura 2018 e zero dosaggio (come da stile di questa maison, lunghissime permanenze sui lieviti e appunto dosaggio nullo per preservare al massimo l’integrità territoriale), blend di chardonnay (70%) e pinot noir (30%), senza fermentazione malolattica.

Naso con classici lievi accenni di ossidazione, voluta, sensazioni minerali profondissime di gesso e calcare, poi zenzero, liquirizia, bocca impressionante per acidità e “droiture”, certo non uno champagne per tutti ma che regala emozioni a chi lo sa ascoltare, sontuoso e lussuoso aperitivo in abbinamento con delle ottime polpette di baccalà o freschissime alici fritte.

Gregorio Mulazzani
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Champagne extra brut “Le Mont Benoit” – Emmanuel Brochet

Emmanuel Brochet è un produttore divenuto ormai di culto, con bottiglie introvabili a prezzi di conseguenza in salita.

Le Mont Benoit è una cuvée “di ingresso” ancora abbordabile a livello di prezzo, assemblaggio di annate 2016 e 2015 con presenza pressoché paritaria dei tre vitigni classici. Lieviti indigeni, non filtrato, produzione di circa 11.000 bottiglie (per questa etichetta).

Una bottiglia importante ma senza essere assolutamente pesante, certo la materia c’è e si sente, naso caleidoscopico di mineralità profondissima, scura, che tende alla grafite, note di bosco autunnale (foglie secche e funghi), radice di liquirizia, malto, rabarbaro, tamarindo e arancia amara. La bocca è potente, di volume, finale con acidità perfetta a chiudere.

Ancora molti anni davanti, da abbinare ad una faraona al forno o anche ad un’anatra o oca.

Compratelo finché si può e si trova (pur con difficoltà a dire il vero).

Gregorio Mulazzani
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Champagne les Noces Blanches Louis Nicaise

Uno strepitoso rapporto qualità prezzo per questo Blanc de Blancs di Louis Nicaise.

Les Noces Blanches provenie dalla Montagne de Reims (Hautvillers Premier Cru su suolo calcareo), è ottenuto ad un assemblaggio di 9 annate da vigne vecchie piantate ad inizio e fine anni 80, e infatti si sente la materia “profonda”. La massa affina per il 70% in legno e la restante parte in inox.

Naso estremamente minerale che si muove tra l’agrume amaro, lo zenzero, una nota gessosa evidentissima, bocca impressionante per grip acido/calcareo con finale preciso, dosaggio che ufficiosamente è sugli 8 grammi litro quindi non bassissimo ma non disturba per nulla, anzi al contrario equilibra il tutto.

Beva “pericolosa” (si finisce tranquillamente una bottiglia da soli cucinando), da abbinare a delle crudité di mare iodate (coquillages, ostriche, ricci, …).

Una spremuta di terroir che si trova a circa 40 euro sullo scaffale.

Gregorio Mulazzani
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Champagne: non è tutto oro quel che luccica

Un paio di assaggi di bollicine d’Oltralpe abbastanza deludenti, che come nostra abitudine condividiamo.

Champagne Brut 2002 – Jacquesson

Champagne del millesimo 2002 ormai non più in produzione di questa storica Maison di Dizy, epicentro del pinot noir, La bottiglia è stata dimenticata in cantina da un caro amico, sboccatura che si perde nel tempo, 2° trimestre 2010, per un classico blend di chardonnay e pinot noir con dosaggio limitato a 3,5 grammi litro.

Il vino, purtroppo, andava bevuto qualche anno fa, il colore è piuttosto carico, lo stile del produttore già un po’ tendente all’ossidazione (ricordo di averla bevuta praticamente all’uscita e una punta di ossidazione era già presente) non ha giocato a favore, naso che spazia dal biscotto Plasmon, all’oro antico, a note di liquirizia, francamente non troppo piacevole o comunque per amanti del genere “hard”, bocca sicuramente più in forma ma con acidità un po’ troppo scomposta. Edizione che a mio avviso si dimostrava non fortunatissima sin da subito.

Se proprio vogliamo tentare un abbinamento direi di provarlo con formaggi erborinati o un pecorino sardo stagionato.

Champagne “B13” 2013 – Bollinger

B13, una delle “nuove” etichette di Bollinger “simil La Grande Année”, 100% pinot noir prodotto in annata considerata “minore” o comunque non ottimale (ma il prezzo ahimè minore non è), colore molto chiaro quasi scarico, molto giovane al naso con note di buccia di mandarino, argilla e mandorle, bocca elegante ma forse un filo “povera” rispetto alle aspettative, finale di buona acidità per un dosaggio non bassissimo (6 grammi litro) che un po’ si sente.  

Sarò troppo severo ma visto il prezzo di uscita se ne può fare serenamente a meno. Operazione di marketing?

Gregorio Mulazzani
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Modena Champagne Experience 2021: i nostri coups de cœur

In Italia è senza alcun dubbio l’evento più importante dedicato alle bollicine d’Oltralpe. Oltre 600 etichette in degustazione, più di 120 produttori, una due giorni imperdibile che si è tenuta a Modena il 10 e l’11 ottobre.

Stiamo parlando di Modena Champagne Experience, evento che tutti gli anni viene organizzato da Società Excellence, l’associazione che riunisce diciotto tra i maggiori importatori e distributori di champagne.

Impossibile un resoconto dettagliato dei tanti champagne assaggiati, ma non ci tiriamo indietro e sveliamo le tre bollicine che più ci hanno colpito, i nostri coups de cœur insomma.

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Champagne Blanc de Blancs Brut Grand Cru La Chapelle du Clos 2014 – Claude Cazals

Maison familiare fondata nel 1897 a Le Mesnil-sur-Oger oggi guidata con sicurezza da Delphine Cazals, presente alla manifestazione. Champagne Cazals, situata nel cuore della Côte des Blancs, possiede uno dei rari clos di Champagne, un unico appezzamento di 3,70 ettari, circondato interamente da un muro (un clos, per l’appunto), che ne identifica l’unicità ed il particolare microclima, anzi forse sarebbe meglio dire “microcosmo”. Da questa parcella l’azienda ottiene due Champagne, il Clos Cazals e La Chappelle du Clos. Quest’ultimo vino, che abbiamo degustato nel millesimo 2014, è ottenuto da una parcella del Clos situata nei pressi di una Cappella, affina 6 anni sui lieviti prima della sboccatura per un dosaggio di 6 g/litro.

L’olfatto del vino è un ricamo delicato ed elegantissimo: fiori bianchi, note minerali di gesso e calcare, scorza d’agrume e susine Mirabelle. Sorso soave, perlage fine, sottile, gentilmente persistente, sviluppo meravigliosamente armonico. Chiusura pulita e persistente di grande raffinatezza minerale.

Champagne Blanc de Blancs Extra Brut Grand Cru De Caurés à Mont-Aigu 2014 – Guiborat

Anche Guiborat si trova nella Côte des Blancs e, più precisamente, a Cramant. L’azienda possiede 8 ettari esclusivamente dedicati allo chardonnay. Produttore non ancora così noto, ma ben recensito dagli esperti di bollicine, ci ha colpito in particolare con questa cuvée ottenuta da 2 parcelle di Chouilly; le uve provengono per l’84% da uve del vigneto Le Mont Aigu, piantato nel 1970 e per il 16% da Les Caurés, piantato nel 1946.

Il vino non fa malolattica e non ha dosaggio.

Non è uno champagne da evento, si concede lentamente ed il tempo da dedicargli, in una manifestazione che rischia di trascinarti in assaggi compulsivi, rischia di non essere sufficiente. Ma il calice ci ha chiesto di attenderlo, per ascoltare i suoi sbuffi di nocciole e gesso, agrumi e pasta frolla…la bocca ha grande armonia, struttura e pienezza, ma si muove in profondità grazie ad un’acidità ben presente che allunga la persistenza in un finale dissetate e piacevolmente sapido.

Champagne Extra Brut Dizy Terres Rouges 2013 – Jacquesson

Jacquesson si trova a Dizy, ai piedi della Montagne de Reims. La storia dell’azienda è antica, infatti la fondazione della cantina risale alla fine del 1700; non tutti sanno che si deve a Jacquesson la messa a punto, nel 1844, della gabbietta che trattiene il tappo a fungo degli champagne.

Il Terres Rouges è un lieu-dit 100% pinot nero, 7 anni sui lieviti con un dosaggio di appena 0,75 g/litro. L’olfatto si apre sulla frutta rossa, marchio di fabbrica del pinot nero, in questa fase non c’è però alcun eccesso di maturazione o estratto, il frutto rosso è anzi croccante, fresco e scattante, la mineralità non è affatto in secondo piano, anzi si fonde perfettamente nel profilo del vino e lo accompagna anche nello sviluppo lungo il cavo orale. Potenza ed eleganza, espressività e rigore, è uno champagne che unisce gli opposti e, pur giovanissimo, è già molto godibile.

Questi sono stati i nostri assaggi indimenticabili, quali i tuoi? Scrivicelo nei commenti al post!

Diego Mutarelli
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