Vini poco noti

In Italia ci sono decine di migliaia di aziende vitivinicole. Di queste solo una piccolissima parte assurge agli onori delle cronache, viene censita dalle guide oppure condivisa nei social network. Per l’appassionato di vino curioso ed attento vi sono, dunque, molte opportunità di “scoperta” e sorpresa, a patto di decidere di correre il rischio di qualche delusione e qualche tentativo andato a vuoto. Ma a noi – seguendo il motto di Gilbert Keith Chesterton: “Una cosa morta può seguire la corrente, ma solo una cosa viva può risalirla” – piace correre qualche rischio e oggi ti raccontiamo di qualche bella sorpresa che abbiamo colto controcorrente! In questi ultimi giorni ci siamo infatti imbattuti in vini poco noti ma di grande interesse.

Friuli Colli Orientali bianco “Soffumbergo” 2016 – Comelli

Comelli è un’azienda vitivinicola di 12 ettari sita in Colloredo di Soffumbergo (UD), nei Colli Orientali del Friuli. Abbiamo avuto modo di assaggiare questo interessantissimo blend di friulano, malvasia istriana, chardonnay e picolit con qualche anno sulle spalle. Colore giallo oro di grande lucentezza, naso variegato di frutta matura (mela cotogna), fiori bianchi, un cenno di pietra focaia, mandorla e scorza di arancia. Sorso potente ma fresco, molto mobile grazie ad un’acidità che supporta lo sviluppo e facilita la beva, che resta facile anche per un vino che per corpo e struttura facile non è. Chiude lungo su ritorni delicatamente affumicati su scia amaricante ed elegantemente vegetale.

Irouléguy rouge 2016 – Bordaxuria

Irouléguy è una delle denominazioni più piccole di Francia e si trova quasi al confine con la Spagna, ai piedi dei Pirenei. Bordaxuria è un’azienda vinicola biologica di 9 ettari totalmente terrazzati per gestire la notevole pendenza delle vigne. Il vino che abbiamo assaggiato è ottenuto da tannat e cabernet franc elevati in cemento. Il vino si presenta di un compatto rosso rubino con riflessi ancora porpora. Naso di frutta rossa e nera (ciliegia, mirtillo), viola, catrame, cuoio e qualche sentore di spezie dolci. Bocca intensa in ingresso, la materia invade il cavo orale con autorevolezza ma resta scorrevole grazie ad una giusta freschezza che equilibra la ricca materia fruttata. La chiusura è molto diretta, con una punta di tannino scorbutico in chiusura che conferisce una certa espressiva rusticità. Vino non certo aristocratico, ma ottimo compagno di tavola (magari con uno spezzatino di manzo con polenta).

Toscana IGT Cabernet Franc – I Mandorli Ci troviamo in Alta Maremma, a Suvereto, dove l’azienda biodinamica I Mandorli cura 5 ettari di vigna. L’assaggio di un solo bicchiere in enoteca è bastato per inserire l’azienda nella nostra wish list. Cabernet franc – che fa affina in legno, cemento e vetro – di rara dolcezza mediterranea, un vino soave, morbido ma per nulla arrendevole. Il sorso e il naso sono estremamente coerenti con frutta rossa, macchia mediterranea e profonda mineralità perfettamente fusi. Finale sapido e rinfrescante.

Diego Mutarelli
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Chinon “Le Clos Guillot” 2014 – Bernard Baudry

Stappare un vino comprato qualche anno prima presso una visita ad un produttore lontano porta con sé sempre un po’ di magia. Nel caso in oggetto riporta alla memoria una visita effettuata nell’estate del 2017: mi trovavo in Loira in vacanza e, sottraendo un po’ di tempo alla famiglia e agli amici, andai a trovare Bernard Baudry, uno dei produttori più interessanti di Chinon.

Chinon, AOP dal 1937, è una denominazione che conta 2.400 ettari. I vitigni utilizzati sono soprattutto il cabernet franc (presente in misura minore il cabernet sauvignon) e, in bianco, lo chenin.

  • Le Clos Guillot
  • Bernard Baudry: vinificazione per parcelle

Bernard Baudry gestisce 32 ettari di vigna nei comuni di Cravant les Coteaux (dove si trova il domaine) e di Chinon. La scelta del vigneron è quella di utilizzare un protocollo di vinificazione simile per ciascuna parcella, il che permette di apprezzare al meglio nei vini le sfumature dettate dalle caratteristiche dei diversi suoli.

Vigne e suoli – Photo Credit: bernardbaudry.com

Il vino di cui ti parlo oggi è ottenuto dal cabernet franc proveniente dalla vigna Le Clos Guillot. Il vino affina 12 mesi in barriques e poi 9 mesi in cemento, prima della necessaria sosta in vetro.

Chinon "Le Clos Guillot" 2014 - Bernard Baudry
Chinon “Le Clos Guillot” 2014 – Bernard Baudry

Chinon “Le Clos Guillot” 2014 – Bernard Baudry

La veste del vino è di un rosso rubino senza cedimenti. Le more di rovo primeggiano all’olfatto, seguono poi il vegetale delle foglie secche e del peperone alla brace, l’alloro, la carne e una nota speziata che ricorda il pepe verde.

In bocca è la freschezza invece a spiccare. Sorregge il sorso e lo accompagna, gli dà dinamica e profondità. Il vino risulta succoso e dissetante, ne giova enormemente la bevibilità e l’eleganza. Chiusura sapida e pulita.

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Chinon e biodinamica: Béatrice et Pascal Lambert

Quest’estate sono passato a Chinon e, tra gli altri, ho visitato il domaine Béatrice et Pascal Lambert. I Lambert vinificano dal 1987 e praticano l’agricoltura biologica da 20 anni. Dal 2005 sposano anche la filosofia biodinamica.

Il domaine possiede 17 ettari a Cravant les Coteaux e a Chinon. Molto interessante la loro gamma di vini rossi e rosati ottenuti da cabernet franc e di vini bianchi da chenin blanc. Sono rimasto colpito in particolare dagli Chinon rouge della linea “cuvées parcellaires”, vins de garde di ottima fattura e soprattutto caratterizzati da grande vivacità e mobilità nel bicchiere.

Oggi ti parlo di uno di questi vini, bevuto con calma dopo averlo comprato presso il produttore (21 € franco cantina).

Chinon Cuveé Marie 2013 - Béatrice et Pascal Lambert
Chinon Cuveé Marie 2013 – Béatrice et Pascal Lambert

Chinon Cuveé Marie 2013 – Béatrice et Pascal Lambert

Rosso rubino chiaro, leggermente velato. Il naso è pulitissimo e fin da subito molto mobile: dapprima lamponi maturi, poi fiori rossi appassiti, un tocco non prevaricante di erba tagliata, e poi ancora rosa canina, timo, geranio, pepe verde e, infine, un tocco affumicato.
La bocca è succosa e fresca, innervata da una saporita scia vegetale. Tannino ed alcol sono in perfetto equilibrio, entrambi misurati e fini.
La chiusura, lunga ed elegante, è speziata e sapida.

Plus: vino molto mobile, dotato di grande agilità e freschezza senza eccessi verdi nè durezze.

Minus: manca un po’ di polpa a dare “spessore” al sorso.

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Il vino è ottenuto da vigne vecchie (75-85 anni) lavorate con il cavallo. Il vino affina in barrique 24 mesi.

Clos Rougeard ha venduto. Da oggi la Loira non è più la stessa!

E’ una notizia, o meglio un’indiscrezione, della Revue Vin de France che non avrei mai voluto riportare: pare che l’azienda simbolo di Saumur-Champigny, Clos Rougeard, l’alfiere del Cabernet Franc, sia stata venduta!

Clos Rougeard
Clos Rougeard (Credits: chez pim)

Il compratore sarebbe l’uomo d’affari francese Martin Bouygues, già proprietario di Château Montrose.

L’azienda, resa celebre dai fratelli Foucault, è un vero e proprio mito per schiere di appassionati. Solo 11 gli ettari vitati che non hanno impedito, alla schiva ed intransigente (in vigna ed in cantina) famiglia Foucault, di produrre vini che gli enofili di tutto il mondo si contendono a suon di bigliettoni.

Soprattutto negli ultimi anni le famose etichette “Bourg” e “Poyeux” erano di fatto irreperibili sul mercato, nonostante le quotazioni stellari.

Da oggi la Loira non sarà più la stessa. Questa, come altre recenti acquisizioni nel mondo del vino, tolgono un po’ di poesia a noi appassionati: famiglie che hanno fatto la storia enologica mondiale cedono la mano a investitori e gruppi che si muovono con logiche finanziarie e industriali.

 

I profumi del vino: il peperone verde

Nella rubrica “I profumi del vino” ti sto sommariamente raccontando i principali descrittori riconoscibili quando degustiamo, anzi annusiamo, un vino.

I profumi del vino: il peperone verde
I profumi del vino: il peperone verde

Il sentore di peperone verde è proprio un profumo famigerato, infatti insieme a pochi altri aromi – come ad esempio la pipì di gatto o la foglia di pomodoro – si imprime nella memoria olfattiva in modo pressoché indelebile fin dalle prime esperienze.

Il sentore di peperone verde – e l’aggettivo “verde” serve soprattutto ad evidenziare la sensazione “acerba” che se ne ricava – è infatti un sentore che se diventa predominante è poco piacevole e spesso associato ad un difetto di maturità nella raccolta delle uve. La realtà è più complessa: se è infatti vero che una raccolta precoce delle uve incide sulla predominanza di questo sentore, è anche vero la sensazione di peperone verde è dovuta alle pirazine presenti in alcuni specifici vitigni: ad esempio il cabernet franc, il cabernet sauvignon e il sauvignon blac, non certo vitigni secondari!

La realtà è che questo sentore, se non è dominante, ma accompagnato da altri sentori più “maturi e profondi”, può dare un tocco di vivacità e interesse al bouquet di un vino.

In che vini puoi trovare il peperone verde?

Un cabernet franc friulano o altoatesino, magari di quello venduto in caraffa o sfuso in osteria, ha un’altissima probabilità di avere questo marchio di fabbrica. Naturalmente tutti i tagli bordolesi italiani (Veneto, Friuli e Trentino-Alto Adige in testa) sono accompagnati da questo aroma. Ma anche la Loira (appellazioni di Saumur, Saumur-Champagny, Bourgueil…) e il Bordelais (Listrac, Margaux, Pauillac…) sono caratterizzati da questo descrittore ben accompagnato da altre note di più nobili di frutti, spezie, etc.

Nei vini bianchi questo aroma è riscontrabile soprattutto nei vini a base di Sauvignon blanc.

E tu? Qual è l’ultimo vino in cui hai riconosciuto il peperone verde?

Diego Mutarelli
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