Le premesse per passare una bella serata all’Osteria Brunello di Milano c’erano tutte: una dozzina di amici assetati, una bottiglia a testa da portare in assaggio senza un tema specifico, la degustazione alla cieca per divertirsi a chi la spara più grossa.
Ecco cosa abbiamo bevuto.
Bollicine e vini bianchi
Champagne Influence brut – Minière F&R Brut (magnum)
Champagne Terre du Mesnil 2013 – André Robert
Champagne Blanc de Blancs extra-brut – Fallet-Crouzet
Champagne 2008 – Dom Pérignon
Champagne rosé Ambonnay brut – André Beaufort
Terre Siciliane Bianco “Mareneve” 2020 – Federico Graziani






Tra gli champagne è stato un plebiscito per lo strepitoso rosé di André Beaufort, ottenuto da uve di pinot nero da vecchie vigne grand cru di Ambonnay, un vino che sa di cola, spezie, menta, lampone, rose, radici…non ti stancheresti mai di annusarlo se non fosse che la sua trascinante beva lo fa letteralmente evaporare dal calice. Uno champagne elegante e di grande personalità! Altra bollicina degna di nota è senz’altro l’Influence di Minière F&R, ottenuto dall’assemblaggio di pinot noir, pinot meunier e chardonnay, lunghissima sosta sui lieviti (almeno 7 anni), sboccatura 2020, dal naso sfaccettato e ricco di crema pasticcera, agrumi, vaniglia, caffè verde, l’uso sapiente dei legni esalta un sorso cremoso, dalla bollicina finissima, ficcante e di grande freschezza. Bottiglia in stato di grazia. Niente male neppure gli altri champagne a cominciare da un Dom Pérignon che mostra un naso complesso e cangiante che va dalle note più dolci di pasta frolla a quelle più fruttate e fresche e che però al sorso non risulta ancora del tutto compiuto, essendo potente e ricco con un’acidità ancora da integrarsi. Potrebbe essere solo questione di tempo, chissà. Avendo assaggiato un’altra bottiglia qualche anno fa il vino sembra in progressione in quest’annata eccellente ma che ha bisogno di tempo.
Che dire invece dell’unico bianco fermo, il Mareneve di Federico Graziani? Si tratta di un vino dell’Etna allevato in altitudine (oltre i mille metri sul livello del mare), composto da carricante, riesling renano, gewürztraminer, chenin blanc e grecanico. Naso dapprima sulfureo, poi frutta bianca, ananas, sedano, limone, per una bocca secchissima, fresca, succosa e di ottima progressione. La chiusura è sapida e lunga con ritorni piacevolmente amaricanti. Alla cieca è stato scambiato per un vino della Loira, impossibile pensare ad un vino siciliano fino al disvelamento dell’etichetta.
Vini rossi
Etna Rosso “Rosso di Mezzo” 2020 – Federico Graziani
Barolo Castiglione 2013 – Vietti
Barolo 2018 – Bartolo Mascarello
Barbaresco “Gaiun Martinenga” 2008 – Marchesi di Gresy
Barolo “Monvigliero” 2013 – Diego Morra
Gattinara Riserva “Osso San Grato” 2017 – Antoniolo






Un casuale (ma non troppo) assolo di nebbiolo per i vini rossi, ad esclusione dell’Etna Rosso di Mezzo di Graziani meno interessante rispetto al suo Bianco. Qui i vini migliori sono risultati il Barbaresco dei Marchesi di Gresy, pimpante, potente, molto classico (plus) sia al naso che al sorso, dal tannino fitto e saporito, polposo e al contempo minerale, un’ottima riuscita per un vino che a 15 anni dalla vendemmia risulta molto piacevole. Anche nell’annata 2018 il Barolo di Bartolo Mascarello è un vino di gran classe: ribes, roselline, incenso, rose appassite, liquirizia…vino in questa fase non troppo austero, anzi aperto e godibilissimo. Altro top player il Gattinara Osso San Grato di Antoniolo, anche in questa annata riconoscibilissimo nel suo timbro ferroso accompagnato da un fruttino rosso dolcissimo, fitto in bocca, sapido e profondo. Meno aperti e piuttosto scontrosi in questa fase i due Barolo, entrambi 2013 di Vietti e di Diego Morra.
Diego Mutarelli
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