6 bottiglie in compagnia: Champagne e nebbiolo sugli scudi

Barolo Brunate Nebbiolo Canale

Condividiamo il resoconto di una degustazione alla cieca in compagnia di amici appassionati.

Champagne Cuvée 736 – Jacquesson (magnum)

Champagne ottenuto prevalentemente con basi dell’eccezionale annata 2008, 53% chardonnay, 29% pinot noir, 18% pinot meunier. Il dégorgement piuttosto datato (febbraio 2013) ha fatto bene al vino che si mostra ancora con una prorompente vitalità: mineralità netta, poi zenzero, fruttini rossi, scorza d’arancia, mandorla…Il sorso è freschissimo ma stratificato, lo sviluppo è sostenuto da un’acidità agrumata che sa di cedro e accompagna il vino in una chiusura tersa e profonda. Il grande formato e la giusta evoluzione in vetro hanno dato a questa cuvée spesso molto buona una marcia in più. Un grande Champagne.

Champagne Blanc de Blancs “Inattendue” – Huré Frères

100% chardonnay per questo Champagne che risulta più lineare del precedente, siamo in un territorio aromatico che richiama gli agrumi amari, i fiori bianchi, la mela verde, una nota vegetale. La bocca è sferzata da un’acidità elettrica, il vino ha bisogno di un po’ di tempo per integrarsi e distendersi ma la chiusura gustosa ed equilibrata fanno ben sperare. Gioventù scalpitante.

Onda d’urto 2022 – Filarole

Ci troviamo in Val Tidone, Onda d’urto è un rosé ottenuto da una vinificazione “in bianco” di uve croatina, ma la croatina, si sa, non è un vitigno timido né nel colore né nell’impatto, e difatti il vino è di un rosa intenso ed il naso è un’onda d’urto (nomen omen) di frutta scura matura, ma anche arancia rossa e melograno, erbe amare, spezie dolci. Sorso saporito, la materia è ricca ma per nulla stucchevole, anzi i 15,5% di titolo alcolometrico riportati in etichetta sembrano un errore per come il vino riesce a non farli percepire. Il tannino della croatina è ben presente ed accompagnato da un’intrigante retrolfatto di chinotto. Coinvolgente.

Inferno Valtellina Superiore Riserva “Sesto Canto” 2013 – ArPePe

Il primo di un trittico di vini rossi a base nebbiolo ci porta all’Inferno, ovvero in Valtellina. Il Sesto Canto di ArPePe si presenta con un bel frutto rosso dolce, quindi rose fresche, un tocco speziato (pepe verde), sottobosco… L’ingresso in bocca è di gran volume e articolazione, si dipana su note di frutta rossa e spezie. Il finale è lunghissimo e sapido. Solida certezza.

Barolo Brunate 2020 – Giuseppe Rinaldi

Barolo giovanissimo eppure il naso è fin da ora estremamente godibile ed espressivo, su note di anguria, rose rosse e spezie. Il vino ha un incedere signorile, l’acidità è perfettamente integrata in un sorso che, ad essere severi (e per un vino così ambito è giusto esserlo!), in questa fase appare appena scarno a centro bocca. La chiusura è raffinata e di grande armonia, persistente con dolcezza e senza spigolosità alcuna. Raffinato.

Langhe Nebbiolo Ester Canale 2021 – Giovanni Rosso

Una naso così non si trova tutti i giorni! Un mix senza fine di ribes, fragoline di bosco, liquirizia, potpourri, spezie e si potrebbe continuare, il vino cambia di continuo e staresti a seguirlo per ore. Al sorso è complesso e stratificato, scorrevole e delizioso, termina su note di fruttini rossi, sale e cola. Non ha la potenza di un Barolo ma ha tutto il fascino del nebbiolo che sa essere, in queste interpretazioni, moderno e antico, semplice e passionale. Emozionante.

Diego Mutarelli
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Naturale Festival: prova di maturità per i vini naturali?

Dal 29 settembre al 1 ottobre 2023 a Milano è andato in scena Naturale Festival, evento multidisciplinare dedicato al concetto di “naturale”. Non solo vino e gastronomia dunque, l’ambizione degli organizzatori era quella di aprire un dibattito culturale più ampio sul tema del naturale.

Vinocondiviso ha seguito l’evento concentrandosi più prosaicamente sul ricco banco di assaggio composto da quasi 50 produttori. Come di consueto ti raccontiamo le cose che ci hanno colpito di più (l’ordine è di assaggio, non una classifica!).

Sin Título Blanco LB 2018 – Victoria Torres Pecis, un vino bianco di La Palma (Canarie), vitigno listán blanco, affinato più di venti mesi in cemento, il risultato è di grande intensità minerale e marina, molto intrigante anche al sorso che è profondo, succoso e “dissetante”. Nota di merito al distributore Gitana Wines che lo ha portato in degustazione insieme ad altri due produttori spagnoli di assoluto interesse come Micro Bio Wines – abbiamo assaggiato l’accattivante 100% verdejo, Correcaminos 2022 – e Daniel Ramos, di cui abbiamo degustato il Berrakin Blanco 2022, 100% della varietà jaén.

Spostiamoci ora in Toscana, anzi in Maremma, dove ci ha colpito, ed è una conferma, I Mandorli, in particolare con il Sangiovese 2020 mediterraneo e croccante, con un tannino ancora saporito e da attendere un po’. Sempre in Maremma interessante tutta la gamma di un produttore che non conoscevamo, si tratta de I Forestieri azienda naturale di recente costituzione che propone vini puliti ed espressivi, di personalità e freschezza.

Spostiamoci ora nei Pirenei Orientali francesi, nei pressi di Calce, dove il collettivo tutto al femminile Gipsy Queen ci ha letteralmente rapito con una grenache vinificata in anfora, millesimo 2022, di succo ed eleganza. Una delle produttrici del collettivo era presente con la sua azienda, sita sempre a Calce, L’Âme Bleue.

Torniamo ora in Italia con i vini di Signora Luna, azienda abruzzese che ha una gamma piuttosto variegata che ci ha colpito in particolare con Jep, un vino rosato da Montepulciano d’Abruzzo che fa il verso, pur essendo etichettato come semplice vino da tavola, ai migliori Cerasuolo d’Abruzzo.

Molto interessanti i vini di un’altra azienda piuttosto recente, si tratta di Terre di Confine, produttore naturale sito in provincia di Massa Carrara con alle spalle le Alpi Apuani e di fronte il mar Tirreno. Molto buono Lintero 2021, vino rosso ottenuto da varietà a bacca nera presenti nelle vecchie vigne curate dalla produttrice Giulia Marangon (vermentino nero in prevalenza con sangiovese, syrah e barbarossa).

Filarole, azienda della Val Tidone, sui colli piacentini, ha presentato una gamma di ottimo livello, dovendo scegliere un solo vino la nostra preferenza ricade sul Filarole Rosso 2021, un blend di barbera e croatina di grande acidità e polpa.

Chiudiamo la carrellata dei vini di maggior interesse con un vino dell’azienda più prestigiosa presente all’evento, si tratta di Foradori che ci ha impressionato in particolare con il Foradori 2015, da uve teroldego, un vino complesso ed articolato che al naso sa ancora di fruttini rossi freschi e aciduli (ribes), tè verde, sentori minerali, dal sorso fresco e ficcante di grande eleganza e piacevolezza.

Giudicare l’eterogenea galassia dei vini naturali da un solo evento sarebbe ridicolo, ma gli assaggi degli ultimi mesi uniti ai più recenti eventi dedicati a questa tipologia di vini ci fanno essere ottimisti. Il movimento sembra maturo, i vini con difetti spacciati per “spontaneità e garanzia di artigianalità” sono sempre meno (non del tutto assenti neppure in questa occasione a dir il vero, ma statisticamente poco significativi) e la strada imboccata sembra quella virtuosa di una ricerca di espressività e schiettezza senza rinunciare a affidabilità e precisione.

Diego Mutarelli
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