Taste Alto Piemonte: il nebbiolo del Nord Piemonte tra sorprese e conferme

Come anticipato qualche post fa, Vinocondiviso ha partecipato con grande entusiasmo a Taste Alto Piemonte.
L’evento non ha deluso le attese: tra i banchetti si respirava proprio un’aria positiva. I produttori presenti in massa con pochissime defezioni, richieste in aumento dal mercato per i vini dell’Alto Piemonte, livello medio dei vini decisamente alto con vini precisi ma ben caratterizzati territorialmente.

Sarebbe troppo arduo, e probabilmente ingiusto, esporre valutazioni precise e dettagliate, dopo tanti assaggi e piacevoli chiacchiere.
Ci teniamo però ad evidenziarti i migliori assaggi delle denominazioni che ci hanno maggiormente convinto.

Valli Ossolane DOC
Ci troviamo in Val d’Ossola, un lembo di terra incuneato nell’estremo Nord del Piemonte tra il Canton Ticino a Est e il Vallese a Ovest.

Valli Ossolane nebbiolo superiore Prünent 2016 – Cantine Garrone

Il prünent è un clone di nebbiolo allevato in Val d’Ossola fin dal 1300. Il vino che ne ricava Cantine Garrone è molto bello, chiaro al naso ed estremamente equilibrato in bocca. Serietà al sorso e beva vanno a braccetto.

Valli Ossolane nebbiolo superiore Prünent 2016 – Cantine Garrone

Gattinara DOCG
Forse la denominazione più importante dell’Alto Piemonte, quella dove generalmente si incontrano i vini più convincenti e apprezzati.

Gattinara Osso San Grato 2014 – Antoniolo
Gattinara San Francesco 2013 – Antoniolo
Gattinara 2014 – Franchino

Vini che non hanno bisogno di presentazioni quelli di Antoniolo. L’Osso San Grato ha “beneficiato”, in un’annata non semplice, di una rigorosa selezione delle uve. Ancor meno bottiglie del solito a disposizione ma la qualità è eccellente: vino ferroso e rigoroso al naso, acido e sapido in bocca. Giovanissimo ma dalle grandi prospettive. Più godibile in questa fase il San Francesco 2013, con un frutto croccante che si stempera nel carattere sanguigno e ferroso di Gattinara. Franchino ha uno stile completamente diverso, il Gattinara 2014 appare rustico ma anche di grande dinamica e carattere, un vino che ci ha intrigato.

Gattinara Osso San Grato 2014 – Antoniolo

Bramaterra DOC
Le maggiori sorprese sono forse arrivate da questa DOC, con parecchi vini interessanti e da scoprire.

Bramaterra Balmi Bioti 2015 – La Palazzina
Bramaterra 2014 – Roccia Rossa
Bramaterra 2014 –
Le Pianelle

Tre vini diversi eppure accomunati da un sorso vibrante e fresco, con un finale liquirizioso e minerale. Da assaggiare.

Coste della Sesia DOC
I vini di questa denominazione, quando accompagnati dal nome del vitigno, sono ottenuti da almeno l’85% di quel vitigno con, a saldo, nebbiolo (spanna), croatina, vespolina.

Coste della Sesia Croatina 2015 – Noah
Coste della Sesia Nebbiolo Vallelonga 2016 – Fabio Zambolin

La Croatina di Noah è ottenuta da vecchissime vigne di croatina ancora allevate alla maggiorina, il vino che ne deriva è sorprendente, gustosissimo con delle note di sangue e ferro ed un tannino croccante che chiamano una bella costata. Fabio Zambolin è invece una microazienda di cui scommettiamo che sentiremo parlare ancora. Il nebbiolo Vallelonga 2016 è semplicemente delizioso, un Lessona mascherato.

Lessona DOC
In questa denominazione abbiamo incontrato con maggior frequenza i vini più convincenti.

Lessona Pizzaguerra 2015 – Colombera&Garella
Lessona 2014 –
Noah
Lessona 2013 –
Sella
Lessona San Sebastiano alla Zoppo 2010 –
Sella

Abbiamo trovato vini mediamente più approcciabili rispetto ai Gattinara, ad esempio, con una maggior componente fruttata e floreale e acidità meno aggressiva. Vini che però non sono per nulla facili o banali sia chiaro! San Sebastiano allo Zoppo 2010 è forse il vino di questo filotto che ci ha colpito di più, ancora giovanissimo ma di grande classe.

Boca DOC
I vini di Boca devono essere ottenuti da nebbiolo (dal 70% al 90%) con vespolina e uva rara (bonarda novarese) a completare il blend.

Boca 2015 – Barbaglia

Vino in cui convivono un naso minerale e sanguigno con un sorso gustoso e appagante. Durerà a lungo ma si beve ottimamente già ora.

Boca 2015 – Barbaglia



5 vini dell’Alto Piemonte: allo scoperta del supervulcano della Valsesia

Il Monte Rosa fa da cornice ai vigneti
Il Monte Rosa fa da cornice ai vigneti (Credits: Consorzio Alto Piemonte)

Il terreno da cui origina il vino ha, giustamente, un ruolo di primo piano nelle discussioni tra appassionati ed addetti ai lavori. Ma mai come nel caso dell’Alto Piemonte si può andare così indietro nel tempo: circa 300 milioni di anni fa, quando sulla Terra esisteva un solo continente chiamato Pangea, un vulcano, nell’attuale zona della Valsesia, è esploso eruttando un’immensa quantità di materiale e sprigionando un’energia pari a 250 bombe atomiche. Quando, 240-260 milioni di anni dopo, la collisione fra Europa e Africa ha portato alla formazione delle Alpi, nella zona in cui si trovava il vulcano, la parte di crosta terrestre è ruotata di 90 gradi: ciò ha reso possibile, caso unico al mondo, di poter analizzare, grazie alle moderne tecniche geocronologiche, un fossile di supervulcano nelle parti più profonde del suo sistema magmatico.

Il supervulcano e tutto ciò che ha lasciato mi accompagnano nella degustazione di cinque vini di cinque denominazioni diverse dell’Alto Piemonte: le 3 DOC Bramaterra, Boca e Lessona e le due DOCG, Gattinara e Ghemme. Comune denominatore dei vini della zona il nebbiolo, vitigno autoctono per eccellenza, che regala, nelle tre zone d’elezione (Langhe, Alto Piemonte, Valtellina) vini eccellenti, sempre fini, complessi, eleganti, da saper attendere.

Le DOCG e DOC dell'Alto Piemonte
Le DOCG e DOC dell’Alto Piemonte (Credits: VinoalTop)

Bramaterra 2013 – La Palazzina
Il primo vino degustato, annata 2013, è dell’azienda La Palazzina, nella zona di Bramaterra: nebbiolo 80% e il restante fra croatina, vespolina, uva rara (detta anche bonarda piemontese); il vino si presenta rosso rubino, con lievi riflessi granati, e in bocca l’iniziale nota di ciliegia e arancia rossa lascia spazio a sentori ferrosi e di liquirizia; la presenza di croatina regala al vino più struttura rispetto agli altri assaggiati in seguito mentre la vespolina conferisce una piacevole speziatura.
I suoli, con ph basso (capaci quindi di conferire una buona acidità al vino), sono costituiti da sabbie porfiriche di origine vulcanica, di colore rosso bruno.

Boca 2012 – Conti
Il secondo vino, annata 2012, è dell’azienda Conti, nella zona di Boca, che si trova proprio nella caldera del supervulcano; anche in questo vino troviamo oltre al nebbiolo una piccola percentuale fra vespolina e uva rara, le uniche ammesse da disciplinare. Questo vino si presenta elegante, con tannini più setosi del precedente, ma il passo e la trama in bocca fanno presagire un lungo futuro ad un vino che evolverà ulteriormente.
Il suolo roccioso vulcanico, è composto da argilla, sabbia, ciottoli di granito, porfido.

I seguenti tre vini sono ottenuti da nebbiolo in purezza (nella zona comunemente detto spanna) con inevitabili colori meno accesi (per tutti un rosso granato).

Lessona 2012 – Proprietà Sperino
Il terzo vino, sempre annata 2012, è della zona del Lessona, dove ha la sede l’azienda Proprietà Sperino; l’affinamento in tonneaux prima e successivamente in botti ovali da 15 hl conferiscono al vino un maggiore sentore tostato ed etereo.
Parlando di Lessona non si può non aprire una parentesi sulle Tenute Sella, un’azienda che vanta tre secoli di storia vitivinicola, in quanto la famiglia Sella, “a partire dalla fine del ‘600, decide di investire, in aggiunta all’attività prevalente nell’impresa tessile, anche in agricoltura. Nel 1671, Comino Sella acquisisce una vigna a Lessona, piccolo territorio vinicolo già allora e da secoli dedicato alla produzione di vini rossi di pregio, frutto di nobili terre e sabbie di un antico mare.” (Credits: Tenutesella.it)
Il suolo, con ph basso e acidità importanti, è costituito da sabbie marine di colore giallo aranciato, con sedimenti fluvioglaciali; è la zona che meno avverte la presenza del supervulcano.

Gattinara 2012 – Franchino
Con il quarto vino entriamo invece nel cuore del vulcano, a Gattinara, zona vitivinicola di antiche origini, in cui i vigneti furono impiantati dei Romani nel II secolo a.C !
“Un sorso di Gattinara. Purché vero, si intende, non chiedo di più!”, così scriveva Mario Soldati in uno dei suoi brevi racconti dedicati ai luoghi del Piemonte a lui cari.
Il sorso di Gattinara che abbiamo bevuto è dell’azienda Mauro Franchino, 100% nebbiolo, annata 2012: un vino dal carattere deciso con un tannino ancora da domare, da attendere con fiducia.
Il suolo porfido-roccioso, di origine vulcanica, è ricco di sali minerali di ferro che conferiscono il tipico colore rossiccio al terreno e regalano ai vini una grande struttura.

Ghemme 2012 “dei Mazzoni” – Mazzoni
L’ultimo vino, degustato nel formato magnum, annata 2012, è dell’azienda Mazzoni, zona di Ghemme; la nota accesa di frutta sottospirito è un po’ troppo spinta e lo penalizza ma permane una buona bevibilità. Resta il vino che meno mi ha colpito.
Suolo argilloso, di origine fluvioglaciale, ricco di minerali.

Alto Piemonte: i 5 vini degustati
Alto Piemonte: i 5 vini degustati – Photo Credits: Vinodromo, la vineria in zona di Porta Romana a Milano che ha organizzato la serata

La degustazione è stata molto istruttiva con un livello medio di vini decisamente alto. Fa una certa impressione sapere che oggi, nella zona dell’Alto Piemonte, sono solo 700 gli ettari vitati mentre, ad inizio Novecento, erano ben 40.000! Una zona unica al mondo in cui però la vigna fu praticamente abbandonata in favore del miraggio dell’industria, in particolare di quella tessile. Recenti nuove iniziative ed investimenti in Alto Piemonte, a partire dall’acquisizione da parte di Roberto Conterno dell’azienda Nervi a Gattinara, fanno però ben sperare!