Un sorprendente vino bianco del Priorat

Terroir al Límit

Alla consueta degustazione alla cieca con amici è spuntata una bottiglia di vino bianco che mi ha colpito particolarmente. I degustatori, compreso il sottoscritto, non riuscivano a ricondurre quel vino ad alcuna denominazione bianchista europea. La sola convinzione che avevo su quel vino, a parte la sua bontà, era che fosse del Mediterraneo. Un vino dunque che poteva essere di molti paesi, ma che portava con sé inequivocabilmente il DNA transnazionale del Mediterraneo.

Terroir al Límit

Priorat Blanc “Terra de Cuques” 2017 – Terroir al Límit

Eravamo dunque al cospetto di un vino bianco della denominazione spagnola del Priorat. Il Priorat è una delle denominazioni più importanti di Spagna ma è nota soprattutto per i suoi vini rossi vigorosi e longevi. Il vino che abbiamo nel calice è invece un vino ottenuto da grenache blanc (60%) e pedro ximenez (40%). L’azienda che lo produce si chiama Terroir al Límit, un progetto biodinamico nato nel 2001 da Eben Sadie, importante enologo sudafricano, Dominik Huber, al tempo studente tedesco di economia, e Jaume Sabaté, investitore spagnolo. Dominik Huber ha portato avanti con determinazione l’azienda puntando tutto sul carattere mediterraneo dei suoi vini che definisce vini “più di infusione che di estrazione“, ovvero vini che cercano – in un territorio tradizionalmente incline all’alcol, al frutto e alla potenza – freschezza, eleganza e beva.

Il vino si presenta di un colore dorato con qualche velatura. Il naso è un caleidoscopio, si rincorrono note di frutta come nespole, fichi e mandorle, poi una mineralità netta tra la pietra focaia e la roccia, poi note più chiare di camomilla e menta, e ancora caffè e scorza d’arancia… il vino cambia continuamente nel calice ed è entusiasmante inseguirlo nelle sue evoluzioni, una complessità che definirei giocosa e non “prestativa” o artificiosa. Il sorso non smentisce la stratificazione e dinamica che l’olfatto introduce, il vino risulta mobile e saporito, la freschezza è ben presente e la chiusura è lunga e sapida su ritorni minerali e di erbe medicinali.

Diego Mutarelli
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Un francese, uno spagnolo ed un italiano…

Non è l’inizio di una barzelletta, ma il resoconto degli ultimi vini bevuti. Un casuale percorso paneuropeo.

Moulin à Vent “Les Trois Roches” 2019 – Pierre-Marie Chermette

Bel rubino scarico e luminoso come ci si aspetta dal gamay di Beaujolais.
Olfatto di ribes, fragolina di bosco, viole. Il tutto avvolto da mineralità scura che fornisce complessità senza togliere spensieratezza al vino.
Freschezza e sapidità veicolano il sorso, che risulta scorrevole e goloso, peccato solo per una punta di alcol che sfugge nel finale.

Pierre-Marie Chermette è un domaine del Beaujolais con una lunga tradizione. La stile di vinificazione è molto delicato e mai prevaricante, per questo è particolarmente didattico assaggiare i loro crus del Beaujolais, oltre al Moulin à Vent in gamma possiamo infatti trovare anche Brouilly, Fleurie, Saint-Amour.

Priorat vinyes velles 2015 – Ferrer Bobet

Impenetrabile nel suo rosso rubino con riflessi bluastri. Al naso è molto intenso e di impatto con frutta scura matura (prugna), eucalipto, un floreale elegante di viola e peonia, un tocco di cacao. Anche il sorso è possente, si allarga nel cavo orale ma fortunatamente la dinamica non manca, l’acidità stempera la materia fruttata e la accompagna nello sviluppo. Il tannino è molto ben calibrato, setoso e dolce. La chiusura è sapida con qualche ritorno speziato (vaniglia).

Ferrer Bobet è un’azienda a conduzione biologica relativamente recente (il primo millesimo in commercio è stato il 2005) . Il vinyes velles 2015 è ottenuto per due terzi dalla varietà cariñena e per un terzo da garnacha; ha uno stile ipertrofico e morbido ma con alcol sotto controllo e buona mobilità. Non entusiasmerà chi cerca, anche nei vini rossi, freschezza e spigliatezza; la materia ricca e dolce ed il lavorio del legno, come spesso accade in questa denominazione, sono ben avvertibili pur in un contesto di grande armonia.

Grignolino del Monferrato Casalese “Bestia Grama” 2019 – Agricola BES

L’Agricola BES è una giovanissima realtà biologica che si trova in Monferrato, per l’esattezza a Treville. Il grignolino che assaggiamo per la prima volta ha un bellissimo colore rubino chiaro, al naso si inseguono piccoli frutti rossi e note agrumate, fiori dolci e delicati tocchi di pepe. Bocca agile, molto succosa e beverina, tannino appena accennato e chiusura elegantemente pepata.

Non certo un vino complesso, ma molto ben fatto e misurato nella sua immediatezza. Azienda da seguire, produce due altri vini – uno a base barbera, l’altro a base syrah – che non abbiamo ancora avuto l’occasione di provare.