Dopo i “Faccia a Faccia” dedicati a vitigni nobili quali il riesling o il pinot nero, il post di oggi lo dedichiamo ad un vitigno meno conosciuto, autoctono del Piemonte, ed in particolare della provincia di Cuneo: il pelaverga. Vitigno che negli anni ’70 rischiò l’estinzione e che oggi, nonostante stia vivendo un buon successo commerciale e di critica, è allevato su appena 50 ettari in tutta Italia.
Abbiamo messo a confronto due vini provenienti da due territori diversi: Langhe e Colline Saluzzesi. In realtà, a rigore, anche le varietà di uve dovrebbero essere considerate diverse, parliamo infatti di pelaverga piccolo per il vino delle Langhe e di pelaverga grosso per il vino delle Colline Saluzzesi, due varietà che secondo studi piuttosto recenti non hanno alcuna parentela genetica benché tradizionalmente siano sempre stati considerati due cloni del medesimo vitigno.


Verduno Pelaverga 2021 – ArnaldoRivera (Terre del Barolo)
Il vino da uve pelaverga piccolo della realtà cooperativa Terre del Barolo, con il suo progetto ArnaldoRivera, si presenta di un bel color rubino chiaro di grande lucentezza e trasparenza. Olfatto intrigante di fruttini rossi come ribes e melograno, poi un tocco di pepe ed erbe amare. Sorso fresco, profondo, con alcol (14%) ben gestito, lo sviluppo è scorrevole ma serrato, il tannino fitto anche se di grana sottilissima. Chiude amarognolo e dissetante su ritorni da vermouth rosso e erbe officinali. Vino molto interessante da bersi fresco di cantina, ma anche di frigo viste le temperature attuali. Accompagnerà degnamente antipasti leggeri ma anche piatti più sostanziosi a base di carni bianche ad esempio.
Colline Saluzzesi Pelaverga “Divicaroli” 2022 – Cascina Melognis
Ci troviamo nelle Colline Saluzzesi, per l’esattezza a Revello (CN), sui contrafforti prealpini del massiccio del Monviso. E’ qui che ha sede Cascina Melognis, azienda artigiana biologica di cui abbiamo assaggiato il vino Divicaroli, 2022, ottenuto da pelaverga grosso, vitigno coltivato nel saluzzese da almeno 600 anni. Colore granato chiaro, molto accattivante, naso tutto giocato sul frutto rosso, il pepe, le roselline, le radici … mutevole e fine, la bocca risulta fresca e golosa, la contenuta gradazione alcolica (12%) rende la beva estremamente facile, eppure il vino non è per nulla banale, ha un bellissimo corredo aromatico, risulta cesellato in ogni componente e chiude soffuso ed elegante. Da abbinarsi a piatti semplici come un piatto di salumi e formaggi non troppo stagionati.
Riflessioni conclusive
Due vini interessanti ed attuali, di ottima bevibilità e versatili a tavola che si trovano nella medesima fascia di prezzo (15-20 €). Se il vino di Verduno piacerà a chi cerca dettaglio aromatico ma anche sostanza, il vino delle Colline Saluzzesi convincerà chi è alla ricerca di un vino dal profilo più arioso e alpino.
Diego Mutarelli
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