Vinitaly 2023: le nostre nomination

Per quanto ci si possa sforzare di organizzare in modo sistematico la visita al Vinitaly, l’evento è così mastodontico che rischia di travolgere anche il più compassato dei degustatori. Tirare quindi le somme di una fiera di questo tipo è presuntuoso e persino inutile, gli assaggi sono molti e proprio per questo non sufficientemente “ragionati” per essere affidabili.

Non potevamo però esimerci, come da nostro costume, dal condividere almeno le nostre impressioni a caldo con lo scherzoso espediente delle nomination, ovvero dei vini o delle aziende che – per ogni tipologia – ci hanno colpito di più.

La gamma di alto livello più completa: questa nomination la vince l’azienda Valle Reale, che presenta al Vinitaly una gamma di vini tutta di altissimo livello. Assaggiamo i loro vini alla borgognona, ovvero a partire dai rossi per arrivare solo da ultimo ai bianchi. Convincenti i tre Montepulciano d’Abruzzo (il 2021, il Vigneto Sant’Eusanio 2020 e il Vigna del Convento 2018) caratterizzati da materia e freschezza in grande equilibrio; magnifici i rosé, dall’immediato e beverino Cerasuolo d’Abruzzo 2022 all’anteprima del Cerasuolo d’Abruzzo Vigneto Sant’Eusanio 2022 che si propone fin da ora al vertice italiano della tipologia; i Trebbiano d’Abruzzo non sono da meno a partire dall’ottimo base 2022 per salire in qualità e finezza con il Vigneto di Popoli 2020 e soprattutto con il sontuoso Vigna del Convento di Capestrano 2019.

Campania Felix: tre vini campani ci hanno colpito particolarmente, le aziende sono ben note ma quest’anno hanno presentato tre campioni di altissimo livello. Parliamo del Fiano di Avellino Riserva Vigna della Congregazione 2021 – Villa Diamante dall’impostazione nordica, fresca, serrata e di grandissima prospettiva; del Taurasi Riserva Quindicianni 2005 – Perillo dalla materia sontuosa e dall’incedere aristocratico; infine, in cima ad un ipotetico podio campano, lo straordinario Fiano d’Avellino Riserva Tognano 2020 – Rocca del Principe che vogliamo assaggiare con più calma per raccontarlo nel dettaglio in un prossimo post.

Eroe dei due mondi: Vigna Lenuzza, azienda friulana di Prepotto (UD), fa due vendemmie l’anno e per questo vince la nomination “Eroe dei due mondi”. Ebbene sì, vendemmia e vinifica nei Colli Orientali del Friuli ribolla, friulano e schioppettino e, in febbraio/marzo, vendemmia e vinifica degli appezzamenti nell’emisfero australe, in Sudafrica, precisamente in Hemel-en-Aarde Valley. Abbiamo assaggiato l’interessantissimo Pinot Noir 2020 – Lenuzza Vineyard, un pinot nero aggraziato e calligrafico nella sua precisa compostezza.

Saranno famosi: questa nomination è dedicata al vino di un produttore non certo sconosciuto, tant’è vero che ne avevamo già parlato anni fa in altro post, ma che senz’altro meriterebbe maggiore ribalta. Stiamo parlando di Alberto Giacobbe e del suo sorprendente Cesanese del Piglio Superiore Riserva Lepanto 2019 dall’entusiasmante verve agrumata e speziata.

Nord Piemonte: il Gattinara Riserva Osso San Grato 2018 di Antoniolo si conferma al vertice della zona, in questo millesimo il vino è feroce e tannico al sorso e articolato al naso, tra fruttini rossi, ruggine, sangue. Da attendere con fiducia, sembra una grande riuscita.

Sangiovese “di montagna”: strepitoso il Brunello che viene dalla più alta vigna di Montalcino (621 m slm), parliamo del Brunello Passo del Lume Spento 2018 che svetta nella gamma, tutta di altissimo livello, dell’azienda Le Ragnaie.

Chiavennasca: tra gli assaggi valtellinesi a base di nebbiolo (pardon, chiavennasca) si staglia il riuscitissimo Sassella Riserva Rocce Rosse 2016 di ArPePe, complesso e signorile, eppure piacevolissimo alla beva fin da ora.

Questi sono solo i vini che ci hanno colpito di più, ma per ragioni di spazio non abbiamo potuto dar conto di altre ottime bottiglie. Quali i tuoi migliori assaggi? Scrivicelo nei commenti!

Diego Mutarelli
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Assaggi pre-vacanzieri tra Loira, Borgogna, nebbiolo e timorasso

Rapido resoconto di una serata di saluti prevacanzieri tra amici. Amici accomunati dalla volontà di condividere il vino, naturalmente!

Ed ecco che spuntano quattro bottiglie fuori dall’ordinario:

Les enfers tranquilles 2017 – Michel Autran

100% chenin per questo vino di Michel Autran, ex medico folgorato sulla via del vino. Spirito ribelle e anticonformista, vinifica solo dal millesimo 2013. Si prende cura, in regime biologico, di soli 3,5 ettari di vigneto con piante tra i 50 e i 70 anni. Il calice accoglie il degustatore con sentori intriganti e complessi di frutta gialla e roccia, delicate note di miele d’acacia e polline. A bicchiere fermo qualche nota di frutta secca. Ingresso in bocca di energia e sapore, un filo di ossidazione controllata fa capolino, lo sviluppo è guidato da un’acidità poderosa che al momento non è ancora perfettamente integrata con le parti morbide del vino che prendono il sopravvento in chiusura.

Vino interessante ma lontano dal magnetismo del millesimo 2016.

Morey St-Denis Clos Solon v.v. 2005 – Domaine Fourrier

Vino che si dimostra in grande spolvero fin da subito. Naso sfaccettato che parte su note speziate di incenso, poi a seguire cannabis ed erbe aromatiche (rosmarino), nel bicchiere muta con il passare dei minuti, si rinfresca su note fruttate di cassis e pesca. Sorso stupendamente risolto, un pinot noir colto in fase di beva perfetta, durerà ancora ma in questo momento è splendido.

Chapeau.

Gattinara Osso San Grato 2005 – Antoniolo

Gattinara ancora incredibilmente giovane che, fin dal colore, non mostra alcun segno di cedimento. Olfatto che in questo momento è perfettamente bilanciato tra la classica austerità del nebbiolo dell’Alto Piemonte e golose note fruttate. E così nel bicchiere si rincorrono note di anguria e rose, ferro e fiori rossi, oltre a qualche contrappunto speziato. Ingresso in bocca di volume e intensità, ma il vino mantiene grande dinamica e profondità grazie a un’acidità perfettamente bilanciata. Chiusura lunghissima su ritorni minerali.

Fuoriclasse.

Pazienza 2013 – Vigneti Massa

Timorasso vendemmia tardiva che Walter Massa ha vinificato solo nel 2013. Naso ricco e suadente di miele ed albicocca, pesca e tè verde…ma si potrebbe continuare a lungo. L’ingresso è abboccato, la morbidezza riempie il cavo orale senza egemonizzare il sorso che mantiene invece una certa dinamica. La chiusura è caratterizzata da piacevole sapidità.

Estroso.

Diego Mutarelli
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Degustazione estiva tra amici: Sidro, Champagne, Chablis, Loira …

Le calde giornate estive mettono alla prova anche il più incallito dei degustatori. Ecco allora che pur non perdere la buona abitudine di degustare si mettono sul tavolo, rigorosamente alla cieca, bottiglie fresche, spesso frizzanti, che possano refrigerare anima e corpo dei bevitori. Se poi la location è un terrazzo estivo di un locale fuori città…

Di seguito il resoconto di una di queste serate estive all’insegna del buon bere.

Cidre Cornouaille AOP – Manoir du Kinkiz

Poiré Granit 2017 – Eric Bordelet

Due sidro molto diversi. Il sidro di mele di Manoir du Kinkiz è un classico sidro di mele bretone, intenso e succoso, con un piacevole finale dolce/amaro. Più elegante il sidro di pere di Eric Bordelet, celebre produttore della Normandia, dall’olfatto delicatamente fruttato e dalla dinamica sottile e persino minerale.

Chablis premier cru Séchet 2011 – Dauvissat

Naso decisamente fine di gesso e menta, mare e pietra, con un tocco di leggera affumicatura. Bocca non particolarmente stratificata, come era lecito attendersi dal difficile millesimo, ma di grande equilibrio tra acidità e note burrose. Chiude su ritorni marini di media persistenza.

Champagne g.c. La Chapelle du Clos Brut 2012 – Cazals

Naso di grande classe tra sbuffi di agrumi e toni affumicato, gesso e spezie. Secco e dritto in bocca, con un perlage sottile che solletica il palato e un’acidità ben presente che allunga il sorso. Manca forse un po’ di intensità e nerbo in chiusura, ma si beve benissimo.

Champagne premier cru Le Cran 2008 – Bereche

Primo naso un po’ vinoso, poi torrefazione e frutto giallo maturo. In bocca dà il meglio di sé, con materia e volume, sapidità e freschezza che vanno a braccetto e si rincorrono fino a terminare in una chiusura citrina, profonda e lunghissima.

La Porte Saint Jean Six Roses 2017 – Sylvain Dittière

Il vino è un PetNat (rifermentato in bottiglia con metodo ancestrale) ottenuto da chenin, cabernet franc e sauvignon blanc. Colore rosato chiaro e naso divertente di fragoline, sambuco, rose ed un tocco fumè. Bollicina sottile, non particolarmente persistente, ma il vino è molto piacevole anche al sorso, che risulta sapido e molto guidato dall’acidità, la pennellata vinosa in chiusura è misurata e non toglie profondità al vino.

Pinot Nero Metodo Classico 2006 – Pietro Torti

Oltre 120 mesi sui lieviti per questo Metodo Classico dell’Oltrepò Pavese che ha avuto l’ardire di confrontarsi con tante bollicine d’Oltralpe. Bevuto alla cieca non sfigura, in particolare a livello olfattivo le note fruttata del pinot nero, qualche spezia in formazione e una controllata ossidazione non permettono di identificare immediatamente la bolla come italica. La dinamica in bocca risulta piuttosto semplice, la beva è scorrevole ma non così articolata come si aspetta da un vino di lungo affinamento. Chiude leggermente vegetale ma con ottima sapidità.

Fiano di Avellino 2016 – Pietracupa

Naso da attendere senza fretta, appena versato è compresso su note di frutta bianca, nocciola, leggera affumicatura. Il vino risulta giovanissimo anche in bocca, che però risulta molto promettente, sapida e con un leggero tannino. Chiude succoso.

Argile Blanc 2017 – Domaine des Ardoisieres

Chardonnay, jacquère e mondeuse blanche per questo vino della Savoia molto delicato ed elegante. Olfatto floreale e minerale, ma anche fruttato (mela). Dinamica in bocca guidata da un’acidità ficcante ma per nulla aggressiva, il vino è agile ma non banale con un finale sapido e di ottima profondità.

Vouvray Les Enfers Tranquilles 2016 – Michel Autran

Ecco il vino che mi ha totalmente stregato, inatteso anche perché poco conosciuto (benché bevendo alla cieca questo non conta poi molto). Un naso mutevole, intenso e definito di fiori bianchi, arancia, polline, mare…bocca altrettanto dinamica, secca e fresca, saporita e stratificata. Persistenza molto lunga su ritorni di mare e roccia.

Franken Homburg Kallmuth Asphodill Silvaner GG 2009 – Fürst Löwenstein

Vino che non mi ha lasciato molti ricordi, il più dimenticabile della serata, in un’annata probabilmente non felice. Non che avesse problemi particolare, ma ho ricordi molto migliori di altri millesimi di questo stesso vino.

Gattinara 2006 – Antoniolo

Vino (o più probabilmente bottiglia) che sembra essere in leggero declino. Frutto rosso maturo al naso, poi foglie secche e sangue. Bocca dal tannino smussato, finale sapido ma senza il grip che ti aspetteresti da un grande Gattinara.

Champagne Brut Prestige 1998 – Tarlant

Degna chiusura questo champagne evoluto al punto giusto, dal naso di sottobosco, fungo, scorza di agrumi, tamarindo. Grande beva e compiutezza in bocca, chiusura sapida e lunga.

Gattinara “Le Castelle” 2010 – Antoniolo

Antoniolo non è solo l’azienda di riferimento di Gattinara e del nord Piemonte tutto, ma può essere considerata senza dubbio una delle aziende caposaldo del nostro Belpaese. Gli Antoniolo sono stati tra i primissimi in zona a valorizzare l’espressione delle loro splendide vigne dedicando ad ogni cru una specifica etichetta.

Oggi ti parlo proprio di uno di questi vini, in particolare del vino ottenuto dalla vigna “Le Castelle”. Il vino è ottenuto esclusivamente da uve nebbiolo, vinificato in cemento ed affinato 24 mesi in barrique.

Gattinara Le Castelle 2010 - Antoniolo
Gattinara Le Castelle 2010 – Antoniolo

Gattinara Le Castelle 2010 – Antoniolo

Rosso rubino trasparente con riflessi granato il colore.
Al naso compaiono dapprima sentori di fruttini rossi (lamponi maturi), poi il floreale della rosa macerata. Dopo qualche minuto note più austere di asfalto, ruggine e corteccia. Per finire, a rinfrescare il quadro, fa capolino la menta.
Bocca affilata, fresca e profonda, a essere pignoli un po’ rapida nello sviluppo ma il finale è sapido e giustamente tannico. Calore e sapore allungano la persistenza su note di frutta rossa e liquirizia.

Ancora giovanissimo, tra qualche anno darà il meglio di sé. Già ora è comunque godibilissimo.

90/100

Gattinara 2010 – Antoniolo

Antoniolo può considerarsi il faro della denominazione di Gattinara. Parliamo di un’azienda fondata del 1948 e ormai alla terza generazione. La famiglia Antoniolo è stata la prima in zona a imbottigliare e valorizzare singoli cru di Gattinara, tra cui il famoso (e ottimo) Osso San Grato.

Oggi ti parlo del Gattinara senza indicazione di vigna, comprato qualche mese fa direttamente in azienda:

Gattinara 2010 - Antoniolo
Gattinara 2010 – Antoniolo

Gattinara 2010 – Antoniolo

Rosso rubino trasparente di media intensità, coloro vivo, luminoso ed invitante.

Il naso viene investito dapprima di sentori di ruggine e sangue, poi fiori rossi macerati, frutta rossa e, sullo sfondo, alloro e spezie (chiodo di garofano).

Bocca succosa, piuttosto ampia ma l’alcol è ben gestito. Il tannino è croccante ma “dolce”, vino che chiama un secondo di carne ricco di succhi (brasato, spezzatino…). La chiusura è salata e di grande lunghezza.

90

 

P.S.: se questo è il Gattinara “normale”, quanto saranno buoni i cru 2010? Non vedo l’ora di assaggiarli!

Metti una sera a cena con Mascarello e Roulot…

No, non ho amicizie così altolocate nel mondo del vino … e non ho cenato quindi con famosi produttori. Però è un po’ come se lo avessi fatto, in compagnia dei loro vini.

Una di quelle serate in cui tutto fila per il verso giusto, in cui le bottiglie sono a posto e la compagnia è da 3 stelle Michelin.

Champagne brut “Exhilarante” v.v. 2000 – Le Brun Servenay

Si parte in quinta! Lo champagne che abbiamo nel calice ha un naso molto complesso e “ricco”: zenzero, agrumi, leggera pasticceria, arancia candita… Il sorso è elegantissimo, ficcante e gustoso, la bollicina è fine e fitta, solletica il palato inesorabilmente. Chiusura salata.

Chablis 1er cru “La Forest” 2012 – Dauvissat

Il naso porta rapidamente a Chablis, ma non uno Chablis qualsiasi: acqua di ostriche, fiorellini e frutta bianca, clorofilla. Bocca fresca e tesa, di grande equilibrio gustativo. Chiusura molto elegante e pulita eppure di grande persistenza.

Meursault Luchets  2010 – Domaine Roulot

Naso più intenso del precedente ma con la medesima eleganza: frutta bianca e burro, polvere da sparo e nocciola…che bella dinamica in bocca! Progressione e sapore, mineralità e allungo. Grande vino, forse il migliore di un terzetto ad altissimo livello.

Barolo Monprivato 2012 – Giuseppe Mascarello
Colore rubino scarico trasparente e vivissimo, l’olfatto è suadente, goloso e finissimo: melograno, frutta chiara, roselline, calcare, anguria, mandarino…bocca più “calda” di quanto il naso faccia presagire, però scolpita da acidità ben presente. La dinamica gustativa non è ancora del tutto armonica, il vino deve ancora farsi, appare giovanissimo con tannino da smussare e, in questa fase, amaricante in chiusura. Annata non certo facile la 2012 in Langa, ma il Monprivato resta fascinoso e magnetico.
Gattinara “Osso San Grato” 2005 – Antoniolo
Il naso è fin da subito ematico (sangue e ferro), poi fiori macerati, arancia e corteccia. Il vino è evoluto leggermente più di quanto mi sarei aspettato ma la bocca è equilibrata nelle sue componenti, tannica e piuttosto calda. La chiusura è decisamente sapida.
Bel vino anche se siamo lontani dalle straordinarie versioni 2004 o 2006.
Vin de Savoie Arbin “La Brova” 2008 – Domaine Louis Magnin
100% mondeuse per questo vino della Savoia. Assolutamente integro e piuttosto originale il naso: pepe, prugna, chiodo di garofano, inchiostro, acciuga, sale, peonia, china. Bocca di bella dinamica e con tannino saporito. Vino che non sfigura affatto accanto ai compagni di batteria.
Syrah Santa Maria Valley Howling 2006 – Ambullneo Vineyards
Il vino americano che ti aspetti (purtroppo): caffè e vaniglia al naso e bocca quasi abboccata, con una certa dolcezza di frutto e comunque una mollezza generale che non fa apprezzare il vino nel bicchiere.

Champagne demi-sec Grand Cru 1994 - André Beaufort
Champagne demi-sec Grand Cru 1994 – André Beaufort

Champagne demi-sec Grand Cru 1994 – André Beaufort
Per chiudere uno Champagne demi-sec piuttosto sottotono. Bottiglia datata anche se il vino non è indimenticabile, come spesso mi succede con la tipologia demi-sec.