Le calde giornate estive mettono alla prova anche il più incallito dei degustatori. Ecco allora che pur non perdere la buona abitudine di degustare si mettono sul tavolo, rigorosamente alla cieca, bottiglie fresche, spesso frizzanti, che possano refrigerare anima e corpo dei bevitori. Se poi la location è un terrazzo estivo di un locale fuori città…
Di seguito il resoconto di una di queste serate estive all’insegna del buon bere.
Cidre Cornouaille AOP – Manoir du Kinkiz
Due sidro molto diversi. Il sidro di mele di Manoir du Kinkiz è un classico sidro di mele bretone, intenso e succoso, con un piacevole finale dolce/amaro. Più elegante il sidro di pere di Eric Bordelet, celebre produttore della Normandia, dall’olfatto delicatamente fruttato e dalla dinamica sottile e persino minerale.
Chablis premier cru Séchet 2011 – Dauvissat
Naso decisamente fine di gesso e menta, mare e pietra, con un tocco di leggera affumicatura. Bocca non particolarmente stratificata, come era lecito attendersi dal difficile millesimo, ma di grande equilibrio tra acidità e note burrose. Chiude su ritorni marini di media persistenza.
Champagne g.c. La Chapelle du Clos Brut 2012 – Cazals
Naso di grande classe tra sbuffi di agrumi e toni affumicato, gesso e spezie. Secco e dritto in bocca, con un perlage sottile che solletica il palato e un’acidità ben presente che allunga il sorso. Manca forse un po’ di intensità e nerbo in chiusura, ma si beve benissimo.
Champagne premier cru Le Cran 2008 – Bereche
Primo naso un po’ vinoso, poi torrefazione e frutto giallo maturo. In bocca dà il meglio di sé, con materia e volume, sapidità e freschezza che vanno a braccetto e si rincorrono fino a terminare in una chiusura citrina, profonda e lunghissima.
La Porte Saint Jean Six Roses 2017 – Sylvain Dittière
Il vino è un PetNat (rifermentato in bottiglia con metodo ancestrale) ottenuto da chenin, cabernet franc e sauvignon blanc. Colore rosato chiaro e naso divertente di fragoline, sambuco, rose ed un tocco fumè. Bollicina sottile, non particolarmente persistente, ma il vino è molto piacevole anche al sorso, che risulta sapido e molto guidato dall’acidità, la pennellata vinosa in chiusura è misurata e non toglie profondità al vino.
Pinot Nero Metodo Classico 2006 – Pietro Torti
Oltre 120 mesi sui lieviti per questo Metodo Classico dell’Oltrepò Pavese che ha avuto l’ardire di confrontarsi con tante bollicine d’Oltralpe. Bevuto alla cieca non sfigura, in particolare a livello olfattivo le note fruttata del pinot nero, qualche spezia in formazione e una controllata ossidazione non permettono di identificare immediatamente la bolla come italica. La dinamica in bocca risulta piuttosto semplice, la beva è scorrevole ma non così articolata come si aspetta da un vino di lungo affinamento. Chiude leggermente vegetale ma con ottima sapidità.
Fiano di Avellino 2016 – Pietracupa
Naso da attendere senza fretta, appena versato è compresso su note di frutta bianca, nocciola, leggera affumicatura. Il vino risulta giovanissimo anche in bocca, che però risulta molto promettente, sapida e con un leggero tannino. Chiude succoso.
Argile Blanc 2017 – Domaine des Ardoisieres
Chardonnay, jacquère e mondeuse blanche per questo vino della Savoia molto delicato ed elegante. Olfatto floreale e minerale, ma anche fruttato (mela). Dinamica in bocca guidata da un’acidità ficcante ma per nulla aggressiva, il vino è agile ma non banale con un finale sapido e di ottima profondità.



Vouvray Les Enfers Tranquilles 2016 – Michel Autran
Ecco il vino che mi ha totalmente stregato, inatteso anche perché poco conosciuto (benché bevendo alla cieca questo non conta poi molto). Un naso mutevole, intenso e definito di fiori bianchi, arancia, polline, mare…bocca altrettanto dinamica, secca e fresca, saporita e stratificata. Persistenza molto lunga su ritorni di mare e roccia.
Franken Homburg Kallmuth Asphodill Silvaner GG 2009 – Fürst Löwenstein
Vino che non mi ha lasciato molti ricordi, il più dimenticabile della serata, in un’annata probabilmente non felice. Non che avesse problemi particolare, ma ho ricordi molto migliori di altri millesimi di questo stesso vino.
Gattinara 2006 – Antoniolo
Vino (o più probabilmente bottiglia) che sembra essere in leggero declino. Frutto rosso maturo al naso, poi foglie secche e sangue. Bocca dal tannino smussato, finale sapido ma senza il grip che ti aspetteresti da un grande Gattinara.
Champagne Brut Prestige 1998 – Tarlant
Degna chiusura questo champagne evoluto al punto giusto, dal naso di sottobosco, fungo, scorza di agrumi, tamarindo. Grande beva e compiutezza in bocca, chiusura sapida e lunga.