Come evolve il sangiovese? 7 bottiglie alla prova del tempo

Brunello di Montalcino Cerbaiona

Un piccolo drappello di degustatori si è riunito intorno ad un tavolo per una degustazione alla cieca a tema sangiovese. Ne è venuto fuori un viaggio nel tempo, con bottiglie che hanno coperto svariati decenni e che hanno dimostrato – una volta di più – quanto il sangiovese, nelle sue varie declinazioni territoriali, possa essere goduto sì giovane, ma mostri tutto il suo potenziale solo dopo decenni di invecchiamento.

Non poteva mancare una bollicina per iniziare, il Metodo Classico “Grosso” 2015 di Paltrinieri da uve Lambrusco di Sorbara si è comportato molto bene. La sboccatura piuttosto datata (03/208) ha fornito complessità e fascino per un vino dal color buccia di cipolla che sa di scorza di agrumi, erbe amare, resina, ma anche note più dolci come crema al limone; il sorso è freschissimo, leggero, perde qualche colpo a centro bocca ma chiude saporito. Intrigante.

Lambrusco Paltrinieri

Le Viti di Livio 2015 – Fattoria di Lamole: interessante vino chiantigiano, anche se etichettato come Toscana IGT, proveniente da vigne vecchie a piede franco in quel di Lamole. Si esprime sul frutto rosso, ma anche con note di sottobosco, spezie ed un tocco balsamico. Sorso di ottima freschezza, tannino ben presente e ancora da smussarsi, molto saporito in chiusura. Buono oggi, sarà ottimo tra un lustro almeno.

Brunello di Montalcino 2016 – Le Potazzine: naso abbastanza timido ma pian piano emergono note di frutta rossa (ciliegie), affumicatura, rose rosse, terra smossa, un tocco di spezie dolci (vaniglia).
Fresco, sapido e lungo con un tannino in chiusura leggermente rigido ed in rilievo, vino da attendere, sembra attraversare una fase di evoluzione. Scorbutico.

Brunello di Montalcino “La Cerbaiola” 2012 – Salvioni: il naso appare ancora giovanissimo e sa di frutto rosso e fiori freschi, e il sorso conferma, si tratta di un vino energico e saporito, di ottima dinamica e dal tannino fitto ma di grana fine. Chiusura dolce di frutto rosso e lunghissima persistenza. L’annata calda è stata gestita al meglio. Solare.

Brunello di Montalcino 2006 – Le Ragnaie: vino ancora di un’integrità irreale: ciliegia, viola, canniccio, spezie…Sorso gustoso e molto sul frutto, di grande equilibrio e dinamica. Fresco e sapido in chiusura. Un vino di grande armonia ed esuberanza “giovanile”, il che diventa paradossalmente un (piccolo) difetto a quasi 20 anni dalla vendemmia. La maturità è ancora lontana, da tenere in cantina con fiducia. Highlander.

Brunello di Montalcino 2003 – Cerbaiona: gran bella riuscita anche (ma non solo) considerando l’annata torrida. Caramella all’amarena, corteccia, terra, peonia, sorso risolto, fresco e delicato a dispetto del calore alcolico che sarebbe stato lecito aspettarsi dall’annata 2003. Ritorni di agrumi amari e frutta rossa. Vino di grande integrità ed armonia, persino delicato nelle sue sfumature e nella progressione soave. Sorprendente.

Cetinaia 1985 – Castello di San Polo in Rosso: partiamo dalla fine, strepitoso! In generale e non solo considerando l’età. Humus, tartufo, confettura di lamponi, eucalipto, sorso dolce, succoso, delicatamente risolto e “cremoso”. Sapido e lungo. Grande vino (che non esiste più purtroppo).

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 1958 – Tenuta Sant’Agnese: naso evoluto ed affascinante, ancora dinamico che richiama il sottobosco, poi tartufo, corteccia, tamarindo…bocca risolta, leggera e saporita.
Vive e lotta insieme a noi.

Chiusura in (relativa) dolcezza con un Friuli Colli Orientali Picolit 2017 di Sara&Sara, una vendemmia tardiva elegante e assolutamente non stucchevole, ma che manca, ad essere severi, un po’ di grinta e personalità. Si può osare di più.

Picolit

Diego Mutarelli
Facebook: @vinocondiviso
Instagram: @vinocondiviso
WhatsApp: Canale WhatsApp

C’era una volta un pilota di aeroplani…

C’era una volta un pilota di aeroplani, che un bel giorno planò leggero su un luogo speciale.

Un posto chiamato Cerbaiona, a Montalcino, più precisamente sul versante nord-est, dove il galestro e la sabbia abbondano nel terreno e lo rendono perfetto per il sangiovese. È lì che Diego Molinari assieme alla moglie Nora crearono la loro azienda, coltivando dagli anni Settanta un appezzamento di appena 3,2 ettari, del quale 1,7 dedicato al Brunello.

Brunello di Montalcino 2008 – Cerbaiona

Con lo scorrere del tempo, e dopo aver mostrato al mondo la sua magia, Diego volò via da questa terra, ma prima di farlo vendette la sua amata Cerbaiona nel 2015 a un gruppo di investitori americani, affinché il frutto del suo lavoro continuasse a vivere anche dopo di lui.

Chi nella vita terrena ha fatto grandi cose, lascia ai posteri l’opportunità di farsi rivivere attraverso le proprie opere. E così, in una serata avvolta da un velo di dolce nostalgia, ho incontrato la magia creata da Diego Molinari negli anni in cui lavorava attivamente in vigna e in cantina.

Dopo aver tolto via la polvere dalla bottiglia di Brunello di Montalcino trovata in cantina, affondo il verme nel sughero, tiro su con decisione e delicatezza il tappo ancora perfettamente integro e verso il vino nel calice, lasciando effondere nell’aria i vapori di questa 2008.

Subito un caldo aroma di amarena matura, una nota ematica, un fiore carnoso. E poi il profumo di sottobosco, di cuoio, di resina di pino e tartufo nero.

La sensazione è quella di addentrarsi nella boscaglia una giornata autunnale, con il sole che penetra tra i rami.

Un vino nella sua piena maturità, ma allo stesso tempo vivace e desideroso di mostrarsi in tutta la sua bellezza.

L’assaggio comprova questa energia che al naso si cela appena dietro un certo candore autunnale e decadente: un’acidità prorompente si riversa in bocca ad ogni sorso con ampiezza e slancio, ritmato da un tannino raffinatissimo, che lo rende potente e aggraziato allo stesso tempo. Un vino raro, cupo e vitale, unico come l’occasione di berne una bottiglia, la manifestazione immortale di un gesto d’amore.

Elena Zanasi
Instagram: @ele_zanasi