Marko Fon e la sua malvasia dal Carso sloveno

Ti ho parlato spesso di Carso e della sua uva regina, la vitovska. La malvasia istriana non è certo da meno e nel Collio goriziano e nel Carso se ne trovano grandi interpretazioni. Oggi ti racconto della malvasia di Marko Fon, di cui ho già recensito la vitovska 2014.

Marko Fon si trova a pochi kilometri da Trieste, ma in territorio sloveno. Sulle terre rosse e la roccia carsica Marko cura (il verbo non è casuale) 4 ettari di vigne di età compresa tra i 20 e i 100 anni. Nessun utilizzo di sistemici, diserbanti o concimi. Anche la vinificazione avviene secondo tradizione contadina: diraspatura manuale, lieviti indigeni, malolattica svolta e nessuna filtrazione. Insomma, un vino che, come riporta l’etichetta, è fatto in Carso con il cuore e le mani prima che con la testa.

Malvazija 2015 – Marko Fon

Il colore è paglierino con riflessi dorati.

L’olfatto è da da subito intrigante e pieno di energia: la parte fruttata va dall’albicocca fresca all’arancia, poi arriva in sottofondo la pera matura; un floreale di lavanda accompagna sentori più pungenti di timo e roccia.

Lo sviluppo del sorso è dettato da un bel dialogo tra un’acidità sontuosa ed integratissima ed una certa grassezza. L’esuberanza alcolica è ben gestita nel corpo di un vino non certo esile ma che si muove con una grande progressione.

La chiusura è di ottima profondità e lunghezza su note in retrolfatto di erbe amare.

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Čotar e la sua straordinaria malvasia del Carso sloveno

Ti ho parlato spesso degli splendidi vini del Carso (ad esempio in questo post) e continuerò a farlo perché i vini della zona (Italia o Slovenia poco importa) mi emozionano spesso.

Oggi ti racconto di uno straordinario vino dell’azienda agricola Čotar sita a Komen nel Carso sloveno, a 5 kilometri dal mare.

Kras Malvazija 2005 – Čotar

Colore classico dei cosiddetti orange wine, vini ottenuti da uve bianche con una vinificazione in rosso (in questo caso con una macerazione di 7-10 giorni). Il colore oltre che orange, appunto, è anche vivo e luminosissimo, cosa non scontata per un vino del 2005.

L’olfatto parte su toni agrumati di arancia e bergamotto, poi arriva quasi prepotente il calcare. Lo stesso odore che puoi trovare nelle grotte carsiche della zona, provocato dall’azione dell’acqua sulle pareti…mi ha ricordato l’odore della cantina di Vodopivec o di certi angoli della Grotta Gigante. Quindi in successione fiori bianchi essiccati, mela cotogna, pera, un tocco appena accennato di mango (ma siamo lontanissimi dai profumi di certi macerati tutto albicocca e frutti esotici, sia chiaro!).

La bocca è secca e sapida, ellittica nello sviluppo: la frutta matura allarga il sorso e aiuta il liquido odoroso a saturare completamente il cavo orale, la mineralità la “verticalizza”. La traiettoria risultante è sapore e succo in un’entusiasmante progressione. Il tannino è risolto e la bocca resta in mirabile equilibrio.

Il finale è giocato sulla sapidità e su ritorni speziati delicati, soavi ma di persistenza infinita.

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