Morus Alba 2017 Vignai da Duline: ritorno a casa

Aprire una bottiglia di Vignai da Duline, anche se non l’assaggi da tempo, ti riporta alle stesse sensazioni che si provano a rivedere un vecchio amico: ne conosci la personalità, ti senti subito a casa, ma ogni volta ti sorprende quanto ti faccia stare bene. E ti chiedi come hai fatto a farne a meno così a lungo, promettendoti di non aspettare tanto la prossima volta.

Queste riflessioni mi hanno accompagnato mentre sorseggiavo Morus Alba 2017 di Vignai da Duline, un vino molto rappresentativo dell’azienda condotta da Lorenzo Mocchiutti e Federica Magrini. Se vuoi saperne di più sull’azienda ti invito a leggere il resoconto di una visita effettuata ormai quasi 10 anni fa, ecco il link: Vignai da Duline la coerenza senza compromessi e senza proclami.

Vignai da Duline, 2017 Morus Alba

Il vino che sto degustando è un blend di malvasia istriana (60%) e sauvignon (40%) di due vigne piuttosto vecchie, rispettivamente La Duline e Ronco Pitotti. La fermentazione avviene senza utilizzo di lieviti selezionati e l’affinamento di 11 mesi è in barrique e tonneaux usati.

Friuli Venezia Giulia IGT “Morus Alba” 2017 di Vignai da Duline

Colore giallo dai bei riflessi oro antico.

Olfatto complesso e articolato che mescola sapientemente note fruttate mature a note più fresche, il tutto accompagnato da una bella terziarizzazione. Ecco dunque che si riconoscono note di nespola e mela renetta, ma anche cedro e ricordi di frutta esotica (mango). Quindi note di affinamento e evoluzione che richiamano il pepe bianco, il burro, la polvere pirica.

Il sorso è pieno, di ottima dinamica e allungo, lo sviluppo è elegantemente aristocratico. Le morbidezze sono ben equilibrate da supporto acido e (furiosamente) salino.

Chiusura lunga ed elegante su ritorni di spezie e sale.

Plus: vino ancora di grande energia, il tempo che avanza non lo sta scalfendo ma anzi gli sta conferendo una compiuta armonia. Raffinato ed energico.

Diego Mutarelli
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Gialloditocai, questo vino è un miraggio!

Ti ho già parlato di Vignai da Duline, azienda agricola di San Giovanni al Natisone (UD), che ho avuto la possibilità di visitare qualche anno fa.

Era da un po’ che volevo riassaggiare il loro Gialloditocai, vino visionario ottenuto da un antico biotipo di tocai friulano giallo, dal vigneto Ronco Pitotti. Solo 900 i ceppi da cui si ottiene il Gialloditocai, prodotto in meno di 200 magnum.

Avvistato in enoteca in mescita a bicchiere…non me lo sono fatto sfuggire.

Gialloditocai 2017 – Vignai da Duline

Il vino si presenta con un colore dorato luminoso e vivo, si muove lentamente nell’ampio calice.

Olfatto di grande impatto ma ricco di sfumature aromatiche: fiori di campo, roccia, nespola, delicati effluvi balsamici, frutta secca e un ricamo di noce moscata.

Bocca ampia e glicerica, di grande maturità di frutto ma lo sviluppo del sapore è armonioso e di ottima dinamica. Il calore alcolico è perfettamente integrato nel corpo del vino che risulta sontuoso e potente ma al contempo dinamico ed elegante.

Chiusura su ritorni salmastri dalla persistenza infinita.

Plus: vino bianco strepitoso, riesce a coniugare potenza ed eleganza, vigoria e dettaglio aromatico. La ricchezza del vino è frutto di una raccolta delle uve a perfetta maturazione (fine settembre), dall’affinamento in (un’unica) barrique, dalla permanenza sui lieviti di quasi 12 mesi, da una produzione di uva per ceppo di appena 500 grammi… che il risultato sia un vino così armonico e bilanciato ha del prodigioso, oppure, è “semplicemente” dovuto al mirabile equilibrio raggiunto dai vecchi ceppi di tocai giallo recuperati da Vignai da Duline.

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Vignai da Duline: la coerenza senza compromessi e senza proclami

C’è una rivoluzione silenziosa che percorre da qualche anno il Friuli vitivinicolo.

I grandi nomi degli anni ’80 e ’90 hanno perso un po’ di smalto e a rimetterci sono state le denominazioni di tutto il Friuli. Basta guardare una qualsiasi carta dei vini di un ristorante di livello per rendersi conto come nella sezione dedicata ai vini bianchi fermi, un tempo dominata dai vini dei Colli Orientali o del Collio, ora il Friuli sia un territorio decisamente sottorappresentato…

Ebbene, dagli anni 2000 in poi una gruppo eterogeneo di giovani produttori ha preso in mano il proprio futuro e sta aiutando il Friuli a costruire una nuova immagine e a intraprendere un nuovo percorso fatto di valorizzazione del territorio, riscoperta dei vitigni autoctoni, non interventismo in vigna e in cantina, riscoperta di antiche pratiche (vini macerati, lieviti autoctoni, etc.).

Vignai da Duline
Vignai da Duline

All’interno di questa avanguardia friulana occupano senz’altro un posto di rilievo Lorenzo Mocchiutti e Federica Magrini, gli artefici di Vignai da Duline.

Sono tornato a trovarli di recente, dopo molti anni di assenza, e mi ha fatto piacere ritrovare la stessa convinzione nei propri mezzi e la fiera fermezza, pur senza proclami, nel riaffermare le scelte “politiche” alla base del progetto.

Riscoperta di antichi biotipi di vitigni: il tocai giallo quasi estinto a favore del più produttivo tocai verde; il merlot “storico”, da vecchi cloni che danno grappoli piccoli e spargoli; il sauvignon, antico biotipo francese che nulla ha a che fare con il famigerato clone R3…

Valorizzazione della vigna: gli 8 ettari di Vignai da Duline sono in bio da oltre 30 anni. Il bosco, il terreno inerbito, le siepi, tutto è pensato per sostenere la biodiversità delle antiche vigne che Lorenzo e Federica hanno la fortuna di possedere (la maggior parte delle vigne  sono degli anni ’20 – ’40). L’originale scelta di “chioma integrale”, ovvero di non cimare le viti, è stata intrapresa per proteggere la pianta da inutili stress e per conferire ai vini maggior complessità e freschezza.

Qualche appunto sui vini che ho degustato:

Grave Friulano “La Duline” 2015: dal vigneto La Duline, vecchie vigne (anni ’20 e anni ’40) di tocai verde e tocai giallo, naso ricco e variegato di fiori gialli, un fondo speziato di grande eleganza, acidità e calore in bocca con chiusura corroborata da ottima sapidità.

Venezia Giulia IGT Malvasia Istriana “Chioma Integrale” 2015: naso molto bello, una aromaticità appena accennata che dialoga bene con una mineralità evidente, bocca fitta e dinamica con acidità, sapore e sapidità che palleggiano in scioltezza.

Colli Orientali del Friuli Chardonnay “Ronco Pitotti” 2014: dall’altro cru aziendale a nord di Manzano, il Ronco Pitotti, con vigne degli anni ’30. Questo chardonnay è un vino piuttosto ampio ma armonico e, in qualche modo, “classico”: frutta (anche secca), pasticceria ed un tocco erbaceo delineano il naso, la bocca è coerente con una certa grassezza (assenti note di legno però!) ben bilanciata dal connubio acido/sapido.

Venezia Giulia IGT “Morus Alba” 2014: un vino molto rappresentativo di Vignai da Duline. Nasce infatti dall’unione di uve provenienti dai due vigneti aziendali (La Duline e Ronco Pitotti) e di due vitigni: 60% Malvasia Istriana e 40% Sauvignon. Lo descrivo solo con due parole: sale e sassi. Vino giovanissimo che ha un grande avvenire davanti a sé.

Venezia Giulia IGT “Morus Alba” 2008: naso fantastico e vino ancora giovane e che dimostra le potenzialità di questo blend. Vegetale in apertura, tocchi di idrocarburi, fiori gialli, sassi e mare…sorso profondissimo e salato.

Venezia Giulia IGT Schioppettino “La Duline” 2015: colore rubino scarico e luminosissimo, naso di fragoline e lamponi, pepe, vegetale fine, rose rosse e peonia, bocca asciutta, verticale, agile. Grande beva.

Colli Orientali del Friuli Merlot “Ronco Pitotti” 2010 (magnum): fa parte delle selezioni di biotipi storici e prodotte solo in magnum. Grandissimo merlot: mora e mirtillo, minerale scuro, prugna fresca, violetta, balsamico…in bocca è freschissimo, fitto e profondo, sapido. Grande vino che mi sono servito ben due volte nonostante fossimo, dopo tre ore, alla fine delle chiacchiere e della bevuta.

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