Di Stroppolatini, produttore emergente dei Colli Orientali del Friuli, ne avevamo parlato già qualche tempo fa, in occasione di una nostra visita.
Ne riparliamo oggi in occasione dell’ottimo schioppettino che avevamo acquistato in quell’occasione e che abbiamo degustato con grande soddisfazione. 🙂
Friuli Colli Orientali Schioppettino Riserva 2012 – Stroppolatini
Rosso rubino con qualche riflesso granato.
Naso di grande complessità: geranio, sottobosco, frutta scura matura, effluvi balsamici e poi, ancora, timo e pepe verde. Aromaticamente il vino dosa con grande equilibrio sentori terziari dati dall’evoluzione del vino con sentori più vivaci, freschi e luminosi.
Bocca potente, rotonda e fruttata ma di buona freschezza, sapida e mobile. Il tannino è splendidamente risolto. Chiude lungo su ritorni di fiori e spezie.
Plus: vino che riesce a coniugare austerità e piacevolezza di beva, frutto e spezie. La prova dell’assaggio del giorno dopo conferma le impressioni del primo giorno con un vino che sembra ringiovanire e schiarirsi, a dimostrazione del potenziale evolutivo ancora in essere.
Lo schioppettinoè forse il vitigno autoctono friulano a bacca nera più interessante, versatile e “moderno”. Frutto, fiori e spezie non mancano mai, in un sorso leggiadro ma non banale, in cui bevibilità e complessità sembrano aver trovato il perfetto punto di equilibrio.
Non fa eccezioni questo schioppettino di un’azienda emergente di cui abbiamo già parlato su queste pagine.
Friuli Colli Orientali Schioppettino 2015 – Stroppolatini
Rosso rubino compatto senza cedimenti.
Il vino si offre dapprima su intriganti note di ribes nero e geranio, poi in successione si susseguono pepe verde, grafite e un tocco vegetale.
In ingresso il vino è ampio, si distende nel cavo orale con un certo volume senza alcuna accelerazione verticale nello sviluppo. Le note fruttate dialogano con un tannino fitto e saporito. La progressione, senza accessi alcolici, accompagna il sorso verso una chiusura sapida e succosa, con l’acidità a fornire la profondità necessaria a prolungare la persistenza del vino.
In chiusura i ritorni sono di floreali e pepati.
Plus: vino ancora giovane e baldanzoso, di personalità, dal tannino non addomesticato e che non cede alla tentazione di accomodanti dolcezze.
Minus: in questa fase manca, se vogliamo, di una compiutezza e distensione che solo il tempo potrà donargli.
Oggi con piacere ti racconto di un’azienda friulana ancora poco conosciuta, ma decisamente interessante sotto molti punti di vista. Assaggiai per la prima volta i vini di Stroppolatini poco meno di un anno fa, all’evento dei 10 anni di Slow Wine che si svolgeva a Montecatini Terme.
I colleghi di Slow Wine del Friuli Venezia Giulia avevano premiato, come “Vino Quotidiano”, il Friuli Colli Orientali Friulano 2016 di Stroppolatini, un vino di una cantina che non avevo mai assaggiato. L’assaggio confermò la bontà di quel vino e la prima chiacchierata con il produttore mi convinse ad approfondire la conoscenza non appena se ne fosse presentata l’occasione.
Stroppolatini si trova nel cuore dei Colli Orientali del Friuli, a Cividale (UD), località Gagliano ed ha una storia piuttosto antica. É infatti dal 1800 che si produce vino, seppur per un consumo poco più che familiare. Solo più di recente Giuliano Stroppolatini si è dedicato con più costanza alla produzione dei vini di qualità. Da qualche vendemmia le scelte vitivinicole sono in mano al figlio Federico, che mi accompagna nella visita.
Vista sui Colli Orientali del Friuli
Stroppolatini
Visita che comincia in vigna, nella sezione più antica a ridosso della casa padronale e terrazzata nella prima metà del 1800. In vigna sono rimasti i vitigni storici di allora ovvero il friulano e il merlot. Con un bicchiere in mano e qualche bottiglia al seguito passeggiamo tra i filari inerbiti. Federico mi mostra orgoglioso alcune piante ultracentenarie a piede franco.
Grappolo di tocai giallo
Vigna ultracentenaria a piede franco di tocai
Un’opportunità straordinaria per questo giovane enologo (in realtà il pezzo di carta non è ancora arrivato) quella di vinificare uve da vigne vecchie e, soprattutto, cloni storici. Si è scelto di mantenere in vigna il tocai (friulano) giallo, totalmente diverso e decisamente più espressivo e complesso rispetto al più comune tocai verde (sauvignonasse). Ricorderai forse che ti ho già parlato di un vino ottenuto da tocai friulano giallo, quello di Vignai da Duline.
Il primo vino che degustiamo è proprio il FCO Friulano 2016, una partita non ancora imbottigliata e che presumibilmente diverrà una riserva. Il vino è particolarmente profumato, lontano anni luce dai troppi friulano poco espressivi e tutti su note verdi. Il liquido nel calice sprigiona invece profumi di fiori di campo, buccia di limone, timo, mandorla fresca e pesca bianca. La bocca è saporita ed elegante, l’alcol, pur generoso nominalmente, resta perfettamente integrato nel corpo del vino. Persistenza generosa e saporita. Un friulano decisamente convincente (altro che “vino quotidiano”!), un vino che accompagnerà perfettamente elaborati piatti di pesce o saporite minestre di legumi.
È poi la volta dell’altro friulano, ottenuto da un affinamento (18-24 mesi) in tonneaux esausti, si tratta del FCO Friulano Colle di Giano 2016. Vino che rispetto al precedente ha tutt’altro carattere, l’affinamento diverso ed il maggior dialogo con l’ossigeno forniscono un quadro più maturo ma all’interno della medesima cornice stilistica fatta di complessità ed eleganza. Olfatto di crema di limone e miele di acacia, pesca gialla e mandorla tostata. Vino che appare più pieno e carezzevole al sorso, ma di ottima dinamica e dalla chiusura pulita e sapida.
L’assaggio successivo è dedicato al sauvignon, anche in questo caso un antico clone proveniente dalla Francia che dimorava presso un viticoltore dei Colli Orientali che ne ha permesso la propagazione per selezione massale. Il FCO Sauvignon 2016 si propone con note mature di frutta tropicale e albicocca, la bocca è sorprendente, golosa, appagante ma stratificata e di ottima progressione.
Prima di passare ai rossi della casa ho l’opportunità di assaggiare in anteprima un nuovo vino, quello che diventerà la Ribolla 2018. Vino salino di vibrante acidità che sembra promettente.
Pignolo 2013 e Merlot 2015
Schioppettino 2015
Cantina storica
Ci trasferiamo quindi nella piccola cantina storica. L’azienda sta ultimando i lavori per ampliare la cantina in uno spazio adiacente. Qui assaggiamo i rossi. Partiamo dal FCO Merlot 2015, buon vino varietale al naso e dal tannino croccante e fitto; continuiamo con il FCO Schioppettino 2015, vino squisito di pepe rosa e fiori rossi, balsamico e saporito anche grazie ad un tannino compatto ma fine. Tocca poi al FCO Refosco 2015, non ancora in commercio, che ammalia con note di lampone e viole e stempera il suo carattere vinoso grazie ad acidità e tannini che invogliano la beva.
Chiudiamo la serie di assaggi con il FCO Pignolo 2013, il vitigno su cui sempre più produttori friulani stanno scommettendo. Il vino sosta in tonneaux per almeno 36 mesi prima dell’imbottigliamento. La quantità dei tannini del vitigno, benché di ottima qualità, necessitano infatti di tempo e pazienza per essere smussati e integrarsi nella materia. Il vino che ho nel bicchiere è complesso: ampio e cangiante il naso su note di prugna, lampone, mallo di noce, cacao, mineralità scura, spezie…bocca invece ancora compressa e fitta, poderosa e piena. Le note fruttate e speziate sono ben bilanciate da un tannino vigoroso ma dalla trama sottile. Il vino ha tutte le carte in regola per evolvere e distendersi stupendamente negli anni a venire. La visita si chiude con qualche acquisto che mi permetterà assaggi più meditati e di cui, come sempre, darò il resoconto su queste pagine. Dagli assaggi dei vini, dalla vista sulle vigne e, ancor di più, dalla visione chiara che la famiglia Stroppolatini mi ha trasmesso, sono pronto a scommettere che di questa azienda sentiremo parlare ancora!