Gli appassionati italiani sono piuttosto restii a bere Bordeaux. I motivi sono essenzialmente “ideologici”. Dopo i film Mondovino e Sideways – In viaggio con Jack infatti il mondo enoico è, nell’immaginario collettivo, diviso in due fazioni contrapposte:
- i produttori di Bordeaux: dall’approccio imprenditoriale e non tipicamente contadino, dediti all’assemblaggio di più vitigni, spesso affiancati da enologi di fama e con vini in cui il cosiddetto manico, la tecnica, prenderebbe il sopravvento rispetto al terroir.
- i produttori della Borgogna: aziende agricole familiari dall’approccio contadino, che privilegiano le vinificazioni per singole parcelle, re incontrastato è sua maestà, Pinot Noir.
Devo direi che questi preconcetti appartengono anche al sottoscritto. Se si tratta di spendere parecchie decine di euro per una bottiglia – visto che parliamo delle due più importanti denominazioni “rossiste” di Francia ed i prezzi sono decisamente alti per i vini più blasonati – normalmente mi dirigo con più facilità verso la Borgogna che verso l’Aquitania.
Ma, complice una cena francese a cui ho partecipato, stavolta ti parlo di un Bordeaux piuttosto noto: si tratta di Château La Lagune, 3e Grand Cru Classé della zona dell’Haut-Médoc.

Il vino è ottenuto dall’assemblaggio dei tipici vitigni del Médoc ovvero Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot. A capo degli 80 ettari dello Château vi è una donna, l’affascinante Caroline Frey, che ha deciso di convertire il domaine al biologico (per proteggere non solo l’ambiente ma anche il viticoltore, che spesso è la prima vittima dell’utilizzo della chimica in vigna).

Haut-Médoc Château La Lagune 2012
Il colore è quello tipico del vino bordolese ancora giovane, nessun cedimento neppure sull’unghia.
L’olfatto è decisamente leggiadro e femminile, giocato sull’eleganza e la compostezza delle sensazioni: frutti maturi a bacca rossa, cacao, tabacco, humus, un accenno di nota balsamica (eucalipto).
La bocca è di buon volume, l’alcol gestito molto bene con progressione soave: tannino setoso e dolce, acidità presenta ma senza spigoli. La chiusura è succosa e delicatamente sapida.
90
Plus: taglio bordolese che, anche in gioventù, può essere apprezzato per l’equilibrio ed il tannino già ben fuso. L’uso del legno si indovina ma è solo una delle componenti del vino che mantiene una grande eleganza.
Minus: è un vino molto compito ma che forse, nello sforzo di trovare eleganza ed equilibrio senza rischiare alcuna sbavatura, perde qualcosa in personalità, energia ed imprevedibilità.