Dello schioppettino e della sua storia ho parlato spesso. Oggi ti racconto invece di uno schioppettino 2001 che ho degustato, tra l’altro, per avere conferma dell’ottima longevità del vitigno. Si tratta dello schioppettino dell’Azienda Agricola la Viarte.

Colli Orientali del Friuli Schioppettino 2001 – la Viarte
Il colore è ancora incredibilmente concentrato e fitto: rosso rubino con riflessi violacei.
Al naso prende la scena inizialmente la frutta molto matura: prugne e amarena. Poi però in rapida successione molto di più: cuoio, pepe, pomodori secchi, note ematiche e affumicate, rosmarino, corteccia, cioccolatino alla ciliegia.
La bocca è, in ingresso, larga e calda, ma fortunatamente non risulta né molle né dolce. La dinamica è piuttosto rapida e veicolata dall’alcol (15%) e dalla materia poderosa.
In chiusura si affaccia la sapidità ad accompagnare ritorni di confettura di amarena. Media la persistenza.
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Plus: stile di schioppettino muscolare, raccolto da uve molto mature (parzialmente appassite, chissà), 12 mesi di barrique…questo tratto stilistico, che personalmente non amo ma che altri degustatori potrebbero apprezzare ben più di me, segna inevitabilmente il vino senza però snaturarlo del tutto.
A 16 anni dalla vendemmia il vino non dà segni di cedimento, nessuna ossidazione presente e anche il bicchiere del giorno dopo risulta ancora integro.
Minus: preferisco i vini, soprattutto quando ottenuti da eleganti autoctoni italiani come lo schioppettino, che siano meno segnati dalla (ottima) tecnica di vinificazione e siano più liberi di esprimere le loro caratteristiche varietali. La surmaturazione delle uve ed il legno nuovo tendono infatti ad appiattire l’espressività del vitigno.