Oggi parliamo del vitigno Manzoni bianco che nasce negli anni ‘30 del secolo scorso per opera del Prof. Luigi Manzoni, Preside della Scuola di Enologia di Conegliano Veneto, una tra le più antiche ed importanti scuole del vino nel mondo. In quegli anni le ricerche in viticoltura erano concentrate sull’individuazione di nuovi vitigni con l’obiettivo finale di trovare varietà più resistenti alle malattie.
Il Professore decise di intraprendere la via dell’impollinazione dedicando anni di ricerche a generare nuovi vitigni impollinando i fiori di un vitigno con quelli di un’altra varietà. Le sue riconosciute competenze di agronomo e le sue conoscenze genetiche lo portarono a generare un numero elevato di “incroci” quindi di nuovi vitigni: nascono nuove varietà che possiedono il patrimonio genetico delle piante da cui sono stati generati ma che sono a tutti gli effetti nuovi vitigni. Nel suo impianto sperimentale il Professore creò l’incrocio 6.0.13, conosciuto e chiamato semplicemente Manzoni bianco, ottenuto incrociando riesling renano e pinot bianco e dove la serie di numeri sta a indicare l’appezzamento, il filare e la vite “incrociata”.

In degustazione presentiamo il Manzoni Bianco IGT Marca Trevigiana “Le Conche” dell’azienda Salatin. Ai piedi del’altopiano del Cansiglio, un altopiano prealpino tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, a cavallo tra le province di Belluno, Treviso e Pordenone in una zona vocata alla vite già dal XV secolo, nasce questo vino nobile e raffinato che prende il suo nome da una particolare conformazione del terreno: Le Conche.
Dopo qualche ora di macerazione a freddo il mosto viene separato dalle bucce a mezzo di una pressatura soffice. Una piccola parte affina in barrique mentre il resto in acciaio con lunga lisi sulla feccia fine.
Alla vista si presenta di un colore giallo paglierino con riflessi leggermente dorati, il vino non è filtrato e quindi la leggera velatura che ti aspetti è ben visibile. All’olfatto è intenso e complesso, con note minerali, di panificazione e di frutta matura che fanno pensare all’albicocca, all’ananas e alla pesca gialla. In bocca ritroviamo l’intensità avvertita in fase olfattiva con un gusto avvolgente, sapido e con un finale lungo che richiama la frutta matura avvertita al naso. Si tratta di un vino di bella struttura, dal profumo delicato e intenso al tempo stesso, di discreta gradazione, dal gusto pieno, armonico, corposo, elegante e saporito.
Un vino in grado di accompagnare diversi piatti come minestre, risotti e zuppe e primi piatti a base di pesce. La sua struttura consente altresì l’abbinamento ai secondi piatti a base di carni bianche e pesce.
Però si può anche osare!
Propongo l’abbinamento con una pizza al formaggio “tipica ascolana” e salamino nostrano. Il vino in questo caso esalta la materia prima della pizza: il formaggio pecorino.
In chiusura si può affermare che il Manzoni bianco si difende molto bene tra due giganti della viticoltura della regione Veneto come la garganega, vitigno principale del Soave e la glera, vitigno del bel noto Prosecco.
Walter Gaetani