Esiste anche lo Châteauneuf-du-Pape bianco!

La più antica denominazione di vino francese, nata nel 19361, lo Châteauneuf-du-Pape, è famosa in tutto il mondo grazie al suo vino rosso, per la cui produzione sono ammessi in assemblaggio ben tredici vitigni.

Come riporta orgogliosamente il sito ufficiale, infatti “a Châteauneuf-du-Pape, la tradizione vuole che i vini (rossi, ndr) siano ottenuti da tredici vitigni2, ognuno dei quali apporta all’insieme la sua caratteristica: colore, struttura, aroma, freschezza o longevità” … , basse rese e rigorosamente vendemmia manuale.

La quasi totalità della produzione è di vino rosso (93%) ma resta salda la tradizione di vinificare anche uve a bacca bianca per dare vita allo Châteauneuf-du-Pape bianco.

Noi di Vinocondiviso abbiamo assaggiato il Clos de l’Oratorie des Papes Châteauneuf-du-Pape 2018 bianco della maison Ogier, ottenuto dalle quattro uve bianche: grenache blanc, bouboulenc, clairette, roussanne; la vinificazione avviene per l’80% in tini senza malolattica e il restante in botti nuove da 300 litri, mentre l’affinamento, che dura sei mesi, continua nelle barrique per il 20% della massa, mentre l’80% passa in vasche di cemento.

È un vino tutto giocato sull’opulenza e sull’avvolgenza, senza una particolare spinta su sapidità e mineralità; al naso troviamo classiche note boisé, burro salato, fico, mais tostato e un bel rimando alla buccia di cedro che ritroviamo anche in bocca, capace di conferire un tocco di freschezza in un quadro di generale morbidezza.

Abbinato ad una sogliola alla mugnaia ed è subito revival anni 80!

Alessandra Gianelli
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  1. a questo link è possibile scaricare la scansione del decreto originale ↩︎
  2. Ecco i tredici vitigni: grenache (noir, gris, blanc), syrah, mourvèdre, cinsault, clairette (blanche, rose), vaccarèse, bourboulenc, roussanne, counoise, muscardin, picpoul (blanc, gris, noir), picardan, et terret noir. Come vediamo sono in realtà 18, considerando separatamente le varietà grenache, clairette e picpoul! ↩︎

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