Degustazione infrasettimanale con TCA in agguato

Il tricloroanisolo (TCA) è l’ospite più detestato da qualsiasi appassionato di vino. E’ lui infatti il famigerato responsabile dei sentori di tappo nel vino. Veicolo del difetto è il tappo di sughero che è stato attaccato dal fungo parassita Armillaria mellea. Quando capita non c’è nulla da fare, il vino ne risulta compromesso senza via di scampo e tocca bere altro (e lavare bene il bicchiere dove ha sostato il vino incriminato).

A parte questo imprevisto – che onestamente non capitava da un po’ quindi non possiamo lamentarci troppo – la degustazione che condividiamo oggi è stata divertente e interessante. Cinque amici, altrettante bottiglie e qualche bel piatto di Mesté, enoteca ristorante di Milano che ha la pazienza di sopportarci con una certa regolarità.

Ecco cosa abbiamo bevuto:

Champagne Tradition Brut – Erick Schreiber. Si tratta di uno Champagne della Côte des Bar, 100% pinot nero, prodotto seguendo i principi biologici e biodinamici. Il conferitore lo ha tenuto in cantina qualche anno e l’ulteriore affinamento in vetro post sboccatura ha fatto bene al vino che è risultato molto espressivo e variegato su note di lamponi e scorza di agrumi, fiori appassiti e mineralità. Gustoso e saporito, potente ma equilibrato da un’acidità ben presente e integrata alla perfezione. Champagne da tutto pasto di ottima fattura.

Friulano 2022 – Vignai da Duline. Abbiamo parlato a più riprese di Vignai Da Duline (ad esempio qui), azienda friulana molto affascinante. Vino bianco potente ma elegante, con un olfatto giocato sulla roccia spaccata, una vena elegantemente vegetale (ortica, fieno), polline, frutta gialla…il sorso è morbido in ingresso, piuttosto ampio e di volume con un grande allungo sapido in chiusura. In questo millesimo gli manca forse un guizzo di freschezza ma ricordiamo che è un vino che svolge naturalmente anche la fermentazione malolattica e gioca le sue carte migliori sull’ampiezza e la persistenza.

Margaux 2005 – Château Bel Air Marquis d’Aligre. Tappo. Ahimè, un peccato non aver potuto godere di un bel Bordeaux alla giusta maturazione … ma ci rifaremo.

Chora Rosso 2022 – L’Acino. La Società Agricola L’Acino è un piccolo produttore di vini naturali della provincia di Cosenza. Il vino che abbiamo nel bicchiere è 100% magliocco, fermenta e affina in acciaio. Il naso è intrigante su note di melograno e fragola, ma anche qualche pungenza eterea (smalto). Il sorso è rapido e succoso, l’acidità è piuttosto prorompente e la chiusura un po’ rigida e decisamente tannica. Vino funky non adatto ai degustatori più “reazionari” ma che potrà intrigare gli amanti del vino spontaneo e istintivo.

Chianti Classico Riserva “Borro del Diavolo” 1999 – Ormanni. Ormanni è una nota e storica azienda del Chianti Classico (Poggibonsi). Questo vino è ottenuto da un vigneto pietroso esposto a sud nei pressi di un piccolo ruscello, il Borro del Diavolo appunto. Il vino che abbiamo nel calice è strepitoso fin dal colore perfettamente integro, l’olfatto è un luna park di sensazioni più dolci, come amarena e violetta candita, inseguite da note più evolute di terra, corteccia e cacao, ma anche alloro, arancia, dattero… Il liquido accarezza il palato, la materia fruttata lo pervade delicatamente, senza eccessi alcolici o sbavature, la freschezza accompagna il sorso che è sostenuto da un tannino risolto e quasi cremoso, lunghissima la scia sapida in chiusura. Eccellente.

Diego Mutarelli
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