Laura Lardy: il nuovo che avanza in Beaujolais

La storia di Laura Lardy è simile a quella vista in tante altre aree del vino, non solo francese. Figlia di una famiglia di produttori di vino (Lucien Lardy), cresce tra le vigne e, pur avendo provato a dedicarsi ad altre attività, cede al richiamo della terra e torna in azienda per mettersi in gioco e produrre i propri vini. Lo fa affrancandosi dall’attività di famiglia – di stampo piuttosto convenzionale – per dar vita ai vini che rispecchino la visione contemporanea dei giovani vignerons, ovvero rispetto massimo del terroir, intervento in vigna ed in cantina ridotto al minimo, fermentazioni spontanee, utilizzo di contenitori di affinamento non invasivi, aggiunta della solforosa necessaria solo in fase di imbottigliamento.

Le vigne che Laura affitta dalla famiglia, gamay e chardonnay, hanno un’età media di 40 anni e coprono complessivamente 5,5 ettari a Morgon, Fleurie, Chénas e Moulin á Vent. La prima annata prodotta è la 2017.

Il vino che abbiamo bevuto è il Morgon Côte du Py 2021, ottenuto da una vigna di 0,8 ettari nella Côte du Py, uno dei cru più celebri del Beaujolais. Come da tradizione il vino è realizzato con fermentazione semi carbonica a grappolo intero in cemento, prima dell’imbottigliamento sosta 6 mesi in fusti di rovere esausti.

Colore rubino compatto e un primo naso molto pulito ed immediato. Dapprima sul frutto (fragola e lampone), poi sopraggiunge la viola e quindi una nota di mineralità scura che conferisce una certa complessità. Il sorso è dinamico, scorrevole ma non rapido, il tannino è aggraziato e l’acidità dà slancio e profondità. Chiude sapido.

Plus: vino ben fatto ed espressivo, di grande bevibilità e riconoscibilità. Rispetto ad altri Morgon assaggiati (vedi ad esempio questo post) l’interpretazione di Laura Lardy (almeno in questa annata) è più sul frutto che sulle componenti scure e speziate che conferiscono ai Morgon un’austerità spesso rocciosa e contratta.

Un vino che vale la pena di provare insomma e che condividiamo volentieri!

Diego Mutarelli
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