Il Beaujolais in 6 bottiglie

Il Beaujolais è una delle regioni vinicole francesi più trascurate, o meglio misconosciute. Fino a 30-40 anni fa il territorio era noto prevalentemente per il Beaujolais Nouveau, il famoso vino novello francese che invadeva a novembre mezza Europa al grido “le beaujolais nouveau est arrivé!”. In anni più recenti il consumo di questo vino ottenuto da macerazione carbonica è diminuito (-60% in 30 anni!) e i degustatori più curiosi hanno imparato a conoscere le zone più nobili della regione, ovvero le zone ed i vini dei 38 comuni del Beaujolais Villages e soprattutto i 10 crus del Beaujolais, dichiarati AOC uno ad uno, progressivamente, dal 1936 al 1988.

la mappa del Beaujolais – credits: winescholarguild

La regione del Beaujolais è situata a 30 chilometri a nord di Lione e immediatamente a sud del Mâconnais. È inoltre delimitata a est dalla valle della Saône e a ovest dai Monts du Beaujolais. Il paesaggio della regione, che ho avuto modo di visitare, è entusiasmante: colline vitate ad alberello, con vigne spesso molto vecchie, si alternano a mulini e caratteristici borghi.

Il vitigno principe è il gamay (originato dall’incrocio naturale di pinot noir e gouais blanc), molto più raro lo chardonnay. Complessivamente l’AOC Beaujolais si estende per 22.500 ettari, i comuni del Beaujolais Villages insistono su 6.000 ettari, mentre i 10 crus complessivamente coprono 6.400 ettari. La produzione totale annua è di oltre 300.000 ettolitri.

I vini del Beaujolais sono vini molto fruttati, agili e beverini, di basso tenore alcolico e con tannini poco pronunciati. Le bottiglie di maggior interesse provengono dai 10 crus: Brouilly, Côtes-de-Brouilly, Regnié, Morgon, Chiroubles, Fleurie, Moulin-à-Vent, Chenas, Juliénas, Saint-Amour. Qui i vini raggiungono una complessità ed una capacità di evolvere nel tempo del tutto particolare manifestando un carattere che ben interpreta il terroir specifico di appartenenza. E così se i vini di Fleurie – le cui viti poggiano su terreni di granito rosa, acidi e piuttosto poveri – esprimono un carattere elegante e femminile, i Morgon – da un suolo di scisti decomposti (roche pourrie) – manifestano una personalità più robusta e generosa con un potenziale di invecchiamento interessante.

La degustazione

La rinascita del Beaujolais si deve prevalentemente alla scommessa di quattro produttori – Jean Foillard, Marcel Lapierre, Jean-Paul Thévenet e Guy Breton – che negli anni ’80 decisero di puntare alla qualità grazie ad una filosofia produttiva tradizionale, oggi diremmo naturale, ovvero: vecchie viti, conduzione biologica o biodinamica, poca solforosa, fermentazioni spontanee, scelta di non filtrare, etc.

Da allora i molti seguaci di questi quattro antesignani fanno sì che il Beaujolais sia una delle regioni francesi a più alta concentrazione di produttori naturali. I vini prescelti per la degustazione hanno tenuto conto di questa peculiarità ed hanno accompagnato stupendamente degli ottimi fagiani arrosto.

Beaujolais “Terres Beaujolaises” 2016 – Emmanuel Giboulot

Produttore biodinamico borgognone, con vigne anche in Beaujolais, divenuto celebre nel 2013-2014 quando fu condannato per il rifiuto di aderire all’obbligo di trattamento preventivo delle vigne con pesticidi anti flavescenza dorata.

Il vino ha una veste rubino chiaro luminoso con olfatto che si dipana tra note dolci di ciliegia, ribes e effluvi balsamici e floreali (lavanda). Bocca da peso piuma, leggera, anche se profonda, e piuttosto rapida nello sviluppo. Chiude leggermente caldo nonostante il basso tenore alcolico nominale (11,5%).

Morgon “La Voûte Saint-Vincent” 2018 – Louis Claude Desvignes

L’azienda Desvignes da otto generazione si dedica al Morgon, con parco vigne decisamente vecchio e ben 5 ettari all’interno del cru più prestigioso della denominazione, il Côte du Py.

Il vino è di un rosso rubino inteso, il naso è boschivo, minerale e con qualche tratto vegetale di verdura cotta che accompagna un frutto piuttosto scuro. Bocca di buon volume, dalla convincente progressione guidata da acidità succosa. La chiusura è lunga e sapida.

Fleurie “au bon grès” 2014 – Michel Guignier

Michel Guignier è un produttore biologico e biodinamico poco conosciuto in Italia che con il suo Fleurie ha molto sorpreso i degustatori. Vino seducente a partire da un colore rubino chiaro luminoso, colpisce con un olfatto sfaccettato, ricco di dettagli e sfumature: agrumi e lamponi, cola e grafite, china e fiori rossi…sorso molto dritto ed essenziale poiché si sviluppa in una silhouette esile (10,7% il titolo alcolometrico!). Nel complesso però il vino è equilibrato e caratterizzato da una chiusura saporita. Affascinante.

Morgon Vieilles Vignes “Côte du Py” 2013 – Damien Coquelet

Coquelet è uno degli enfant prodige di Morgon, la sua prima vendemmia, appena ventenne, fu il millesimo 2007. Il Morgon nel bicchiere è rubino chiaro leggermente velato, l’olfatto è guidato in un primo momento dal frutto rosso dolce (lampone, ribes) poi si fa strada una mineralità scura accompagnata da cenni di agrumi. La sviluppo in bocca è dolce/amaro: l’ingresso dominato dal lampone e retrolfatto su ritorni di rabarbaro e tè nero. Grande sapidità e lunghezza in chiusura.

Morgon “Côte du Py” 2010 – Jean Foillard

Dall’inizio degli anni ’80 Foillard è un riferimento assoluto in Beaujolais con belle vigne in Côte du Py. Bel colore rubino luminoso, con gli agrumi che aprono le danze seguiti dai fiori rossi, il pepe bianco e la cola. Vino di grande bevibilità eppur con molto da dire. La bocca è agile, certo, ma si sviluppa con grazie e sapore, sale e lieve amertume in chiusura. Decisamente lungo. Un gamay che a 10 anni dalla vendemmia è ancora pimpante e che ha lunga vita davanti a sé.

Morgon 2011 Cuvée MMXI – Marcel Lapierre

Produttore naturale prima che l’aggettivo avesse la connotazione che gli diamo attualmente, Marcel Lapierre è senz’altro il più mitico produttore del Beaujolais. Il vino nel bicchiere è purtroppo piuttosto deludente, con note di torrefazione, vaniglia e sbuffi lattici. Anche la bocca non decolla e resta inchiodata su note amarognole piuttosto rustiche. Probabile bottiglia sfortunata.

Per accompagnare un’ottima crostata con ganache al cioccolato e lamponi freschi non ci siamo fatti mancare uno stupefacente Passito di Pantelleria 2006 di Ferrandes. Vino ricco di sfumature come uva passa, scorza d’arancia, caffè, noci, erbe aromatiche, spezie…ed un sorso ricco e suadente, solare e mediterraneo. La bocca chiude agrumata e deliziosamente salata.

Diego Mutarelli
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