Tribaut – Schloesser: il gusto della maison … familiare

La nostra Alessandra, in natalizia trasferta ad Asti (non perdetevi la mostra dedicata ai Macchiaioli!), ha trovato un porto sicuro in una enoteca wine bar di recentissima apertura, “Assetati”; in pieno centro propone fino a 100 vini in mescita, grazie al Coravin, offrendo anche la dose “assaggio” (ad esempio ampiamente bastata per un pinot nero di Martinborough, Nuova Zelanda).
Ad attirare l’attenzione, per l’ultima sera astigiana, è stata la chiusura con lo spago di antica memoria dello champagne Cuvée René di Tribaut Schloesser; siamo a Romery, nella Valle della Marna dove la maison, a esclusivo carattere familiare da 4 generazioni, gestisce circa 40 ettari di vigna con medie annue di 300/350 mila bottiglie. Siamo di fronte ad un “négociant manipulant”, ovvero una azienda che, oltre a possedere vigne, compra anche le uve da storici conferitori, ma appunto di dimensione e carattere familiare, ben lontana dall’assetto delle grandi maisons che ogni anno escono sul mercato con milioni di bottiglie.

La Cuvée René, una dedica al fondatore, di origini lussemburghesi, che nel 1929 iniziò l’attività, ha una retro etichetta molto esaustiva e di facile comprensione. Il lungo affinamento (circa 70 mesi sui lieviti) e la presenza di vini di riserva che maturano in grandi botti di rovere (50%) si deducono già alla vista, un giallo dorato intenso e molto carico, e al naso, dove si fa strada prepotente la classica frutta secca ed essiccata dal “sapor mediorentale” (come direbbe Gianna Nannini). Troviamo su tutto una vistosa nota di nocciola tostata, crostata di albicocche e poi, i canditi, lo zenzero, il mango, il pompelmo, il cedro, tutti insieme senza sovrastarsi. Il sorso, dalla bollicina delicata, è molto ampio, avvolgente e di lunga persistenza, in grado di affrontare i nostri (arditi) peperoni in bagna cauda e un bel tomino di bufala con speck d’oca. Sicuramente ha giovato l’attesa di circa un anno dalla sboccatura ma siamo quasi certi che un ulteriore affinamento in vetro non potrà che far bene al vino.

Ma finiamo con il titolo: attualmente l’azienda è gestita dalla quarta generazione, i fratelli Sébastien e Valentin, che ci appaiono, nella loro pagina aziendale sorridenti e orgogliosi di imprimere il gusto della loro maison familiare.

Alessandra Gianelli
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Champagne Sir Wiston Churchill 2012 – Pol Roger

La curiosità di assaggiare l’ultima uscita dell’etichetta simbolo di Pol Roger, la ventesima edizione della cuvée de prestige Sir Wiston Churchill, era alle stelle e non ho resistito.

Chiaramente dico subito che è un vino che darà il suo massimo tra almeno 10 anni, un carro armato a base principalmente pinot nero, al naso è ancora giustamente compressissimo, emergono note di zenzero, miele amaro, agrumi amari, la bocca è mostruosa per potenza e complessità ancora inespressa. La materia è importantissima, ad oggi si fa quasi “fatica” – e lo dico in senso positivo, per sottolineare quanto la trama sia fitta e compatta – a berlo (ma la bottiglia finisce in due in venti minuti…), dosaggio leggermente abbassato a 7 grammi litro che in questo caso comunque non si sentono.

Abbiate fede e pazienza ma se volete aprirlo ora provate ad abbinarlo ad un’anatra all’arancia o un fagiano in crema di funghi. Fenomenale (e anche il prezzo di conseguenza non è per tutti). Ennesimo capolavoro di Pol Roger (ah se avete in cantina anche il 2008 attendete il 2030…).

Gregorio Mulazzani
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Champagne: non è tutto oro quel che luccica

Un paio di assaggi di bollicine d’Oltralpe abbastanza deludenti, che come nostra abitudine condividiamo.

Champagne Brut 2002 – Jacquesson

Champagne del millesimo 2002 ormai non più in produzione di questa storica Maison di Dizy, epicentro del pinot noir, La bottiglia è stata dimenticata in cantina da un caro amico, sboccatura che si perde nel tempo, 2° trimestre 2010, per un classico blend di chardonnay e pinot noir con dosaggio limitato a 3,5 grammi litro.

Il vino, purtroppo, andava bevuto qualche anno fa, il colore è piuttosto carico, lo stile del produttore già un po’ tendente all’ossidazione (ricordo di averla bevuta praticamente all’uscita e una punta di ossidazione era già presente) non ha giocato a favore, naso che spazia dal biscotto Plasmon, all’oro antico, a note di liquirizia, francamente non troppo piacevole o comunque per amanti del genere “hard”, bocca sicuramente più in forma ma con acidità un po’ troppo scomposta. Edizione che a mio avviso si dimostrava non fortunatissima sin da subito.

Se proprio vogliamo tentare un abbinamento direi di provarlo con formaggi erborinati o un pecorino sardo stagionato.

Champagne “B13” 2013 – Bollinger

B13, una delle “nuove” etichette di Bollinger “simil La Grande Année”, 100% pinot noir prodotto in annata considerata “minore” o comunque non ottimale (ma il prezzo ahimè minore non è), colore molto chiaro quasi scarico, molto giovane al naso con note di buccia di mandarino, argilla e mandorle, bocca elegante ma forse un filo “povera” rispetto alle aspettative, finale di buona acidità per un dosaggio non bassissimo (6 grammi litro) che un po’ si sente.  

Sarò troppo severo ma visto il prezzo di uscita se ne può fare serenamente a meno. Operazione di marketing?

Gregorio Mulazzani
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Champagne Resonance Extra Brut 2008 – J.L. Vergnon

J.L. Vergnon, è un’ottima maison di Mesnil sur Oger. Produttore a mio avviso ancora sottovalutato (o quantomeno “sottobevuto” dagli eno-appassionati) e ancora dallo splendido rapporto qualità prezzo. Se vogliamo ha forse una gamma un po’ troppo affollata di etichette e cuvées, ma tutte di magnifica fattura.

Dopo aver già recensito su questi lidi di un’altra cuvée, oggi ti racconto di questo Resonance, nell’annata di grazia 2008, un Blanc de Blancs Mesnil Grand Cru, con sboccatura Gennaio 2016. Si tratta di una bottiglia ormai introvabile, pescata per caso in un recentissimo viaggio a Lione presso un’enoteca che frequento da anni e ritengo essere una delle migliori di Francia…

Ancora giovanissimo e con tanta vita davanti, naso che gioca su un agrume amaro, leggero miele e gesso, bocca di polpa vista anche l’annata ricca ma di splendida acidità, certo non da aperitivo ma da abbinare magari ad una golosa quiche lorraine o un poulet de Bresse aux morilles se cerchiamo un abbinamento ancor più di territorio.

Gregorio Mulazzani
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Modena Champagne Experience 2021: i nostri coups de cœur

In Italia è senza alcun dubbio l’evento più importante dedicato alle bollicine d’Oltralpe. Oltre 600 etichette in degustazione, più di 120 produttori, una due giorni imperdibile che si è tenuta a Modena il 10 e l’11 ottobre.

Stiamo parlando di Modena Champagne Experience, evento che tutti gli anni viene organizzato da Società Excellence, l’associazione che riunisce diciotto tra i maggiori importatori e distributori di champagne.

Impossibile un resoconto dettagliato dei tanti champagne assaggiati, ma non ci tiriamo indietro e sveliamo le tre bollicine che più ci hanno colpito, i nostri coups de cœur insomma.

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Champagne Blanc de Blancs Brut Grand Cru La Chapelle du Clos 2014 – Claude Cazals

Maison familiare fondata nel 1897 a Le Mesnil-sur-Oger oggi guidata con sicurezza da Delphine Cazals, presente alla manifestazione. Champagne Cazals, situata nel cuore della Côte des Blancs, possiede uno dei rari clos di Champagne, un unico appezzamento di 3,70 ettari, circondato interamente da un muro (un clos, per l’appunto), che ne identifica l’unicità ed il particolare microclima, anzi forse sarebbe meglio dire “microcosmo”. Da questa parcella l’azienda ottiene due Champagne, il Clos Cazals e La Chappelle du Clos. Quest’ultimo vino, che abbiamo degustato nel millesimo 2014, è ottenuto da una parcella del Clos situata nei pressi di una Cappella, affina 6 anni sui lieviti prima della sboccatura per un dosaggio di 6 g/litro.

L’olfatto del vino è un ricamo delicato ed elegantissimo: fiori bianchi, note minerali di gesso e calcare, scorza d’agrume e susine Mirabelle. Sorso soave, perlage fine, sottile, gentilmente persistente, sviluppo meravigliosamente armonico. Chiusura pulita e persistente di grande raffinatezza minerale.

Champagne Blanc de Blancs Extra Brut Grand Cru De Caurés à Mont-Aigu 2014 – Guiborat

Anche Guiborat si trova nella Côte des Blancs e, più precisamente, a Cramant. L’azienda possiede 8 ettari esclusivamente dedicati allo chardonnay. Produttore non ancora così noto, ma ben recensito dagli esperti di bollicine, ci ha colpito in particolare con questa cuvée ottenuta da 2 parcelle di Chouilly; le uve provengono per l’84% da uve del vigneto Le Mont Aigu, piantato nel 1970 e per il 16% da Les Caurés, piantato nel 1946.

Il vino non fa malolattica e non ha dosaggio.

Non è uno champagne da evento, si concede lentamente ed il tempo da dedicargli, in una manifestazione che rischia di trascinarti in assaggi compulsivi, rischia di non essere sufficiente. Ma il calice ci ha chiesto di attenderlo, per ascoltare i suoi sbuffi di nocciole e gesso, agrumi e pasta frolla…la bocca ha grande armonia, struttura e pienezza, ma si muove in profondità grazie ad un’acidità ben presente che allunga la persistenza in un finale dissetate e piacevolmente sapido.

Champagne Extra Brut Dizy Terres Rouges 2013 – Jacquesson

Jacquesson si trova a Dizy, ai piedi della Montagne de Reims. La storia dell’azienda è antica, infatti la fondazione della cantina risale alla fine del 1700; non tutti sanno che si deve a Jacquesson la messa a punto, nel 1844, della gabbietta che trattiene il tappo a fungo degli champagne.

Il Terres Rouges è un lieu-dit 100% pinot nero, 7 anni sui lieviti con un dosaggio di appena 0,75 g/litro. L’olfatto si apre sulla frutta rossa, marchio di fabbrica del pinot nero, in questa fase non c’è però alcun eccesso di maturazione o estratto, il frutto rosso è anzi croccante, fresco e scattante, la mineralità non è affatto in secondo piano, anzi si fonde perfettamente nel profilo del vino e lo accompagna anche nello sviluppo lungo il cavo orale. Potenza ed eleganza, espressività e rigore, è uno champagne che unisce gli opposti e, pur giovanissimo, è già molto godibile.

Questi sono stati i nostri assaggi indimenticabili, quali i tuoi? Scrivicelo nei commenti al post!

Diego Mutarelli
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Due Champagne Blanc de Blancs a confronto

Oggi ti racconto di due interpretazioni molto diverse di Champagne Blanc de Blancs.

Champagne Eloquence Blanc de Blancs Grand Cru Extra Brut – JL Vergnon

Solida realtà di Mesnil, nel cuore pulsante della Côte des Blancs, produttori da 5 generazioni, i Vergnon creano Champagne di carattere, non sottili, di estrema godibilità e capacità di abbinamento a tutto pasto. Proposto – per il blasone della zona – ad un prezzo ancora più che accessibile, questo Eloquence è un Extra Brut dal naso sfaccettato di zenzero, biscotti,  miele, agrumi, evoluzione controllata, bocca di sostanza con bei cenni di mandorla ed elegante fine perlage.

Da affiancare non solo a piatti di pesce al forno ma anche ad esempio ad un ottimo coniglio cucinato in bianco.

Champagne Ozanne Blanc de Blancs Grand Cru Brut – Michel Fallon

Unica etichetta per Michel Fallon (elaborato da Brigitte Fallon), allievo di Selosse, in quel di Avize naturalmente, Blanc de Blancs 100%, prezzo piuttosto proibitivo e quantità molto limitata, assai difficile da reperire, dichiarato senza annata, colore carico “selossiano”, naso altrettanto ricco che spazia dalla nocciola alla scorza di agrumi al miele a note di legno a tratti piuttosto evidenti, cenni di ossidazione, bocca di grande acidità e di materia carichissima, per amanti del genere pur senza arrivare agli estremi di Selosse, personalmente a quei prezzi scelgo altro.

Abbinamento a tavola con piatti piuttosto strutturati come un’anatra o oca al forno.

Gregorio Mulazzani
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Champagne Les bas de Saran Grand Cru – 2008 Philippe Lancelot

Avvertenza: Philippe Lancelot è un produttore ancora sconosciuto al grande pubblico, a nostro avviso non lo sarà ancora per molto quindi prendete nota! 😉 Si tratta di un vigneron biodinamico con begli appezzamenti nel cuore della Côte des Blancs settentrionale e precisamente a Cramant, Avize, Chouilly, Oiry, Epernay et Ay.

Lo Champagne Les bas de Saran Grand Cru Edition 2008 colpisce fin dall’etichetta: in rilievo, color avorio tono su tono. In questa annata memorabile il vino è stato fatto riposare ben 11 anni sui lieviti (sboccatura 07/2020), bassissimo dosaggio 2,5 gr/l e proposto ad un prezzo ragionevolissimo per un prodotto di questa qualità. È ottenuto da vigne di chardonnay dei più bei terroir della Côte des Blancs: Chouilly, lieu dit ‘le fond du bateau’, Cramant ‘le bateau’, Oiry ‘broque aux pierres’ et ‘sur les gros monts’.

Colore scintillante oro con nuances quasi smeraldo, naso che è un profluvio di profumi con la panificazione in primis dalla crosta di pane al lievito, agrumi maturi, cenni di carpaccio d’ananas, confetto di Sulmona, ma è la bocca a stupire per la finezza della bolla, la cremosità e la rotondità del sorso, uno Champagne gourmand da abbinare a carne bianca, risotto al tartufo o un ottimo rombo al forno con patate.

Gregorio Mulazzani
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Champagne Rosé de Saignée – Larmandier Bernier

Una Maison che non ha certo bisogno di presentazioni, faro della Côte des Blancs “meridionale”, siamo a Vertus tempio dello chardonnay, in questo caso però abbiamo un rosé di macerazione a base, naturalmente, pinot nero al 90% con un inusuale, per la zona, saldo del 10% di pinot grigio.

Macerazione sulle bucce più prolungata del solito dalla quale nasce un colore veramente affascinante, rosa intenso, in certe annate quasi al limite del rosso, il naso è un ventaglio di profumi che spaziano dalla rosa al pepe, mandarino, lampone, tamarindo, rosmarino, un vero e proprio caleidoscopio nel quale perdersi minuto dopo minuto (se riuscite a non finire la bottiglia in un amen).

La bocca è di beva trascinante, fresca, succosa, come una spremuta d’arancia al mattino, ottima acidità a pulire, bevetelo giovane non tenetelo troppo in cantina, è uno champagne che va goduto subito, da abbinare ad un culatello, a un parmigiano 36 mesi o, perché no, ad una tartare di tonno rosso.

Gregorio Mulazzani
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Vini e omakase da Ichikawa

Per festeggiare l’estate non c’è nulla di meglio di una cena giapponese accompagnata da grandi vini. E così una combriccola di gaudenti degustatori si è ritrovata presso il ristorante di Haruo Ichikawa a Milano.

Prima di passare ai vini merita un commento la qualità del cibo che conferma, ancora una volta, la gran classe e abilità del Maestro Ichikawa, uno degli ambasciatori dell’autentica cucina giapponese in Italia: materie prime sceltissime interpretate in maniera perfetta dallo chef, non solo sushi e sashimi, peraltro straordinari, ma anche piatti meno conosciuti qui da noi come lo splendido antipasto misto sunomono marinato all’aceto di riso e gli spaghetti freddi all'”amatriciana giapponese”. Con questi piatti perfetto l’accompagnamento con champagne e bianchi dal profilo “nordico”.

Ecco l’elenco dei vini degustati alla cieca, accompagnati dalla proposta omakase (in giapponese “avere fiducia”) dello chef.

Franciacorta Extra Brut – Lenza

Che bollicina sorprendente, buon inizio! Al naso gesso, zucchero a velo, mela golden in un quadro molto elegante, bocca di freschezza e sapidità, con perlage sottile e continuo e chiusura pulita appena amaricante. Manca forse un po’ di spinta acido/calcarea ma un metodo classico italiano senza sbavature.

Champagne Extra Brut 2012 – Nicolas Maillart

Vino di una certa ambizione a partire dai bellissimi riflessi dorati che screziano il bicchiere. Naso di agrumi amari, calcare, mela grattugiata, spezie in formazione, ossidazione controllata…Bollicina delicata ma fitta, bocca piena con acidità e materia in equilibrio. Champagne da tutto pasto.

Côtes Du Jura Chardonnay “Les Varrons” 2013 – Domaine Labet

Vino senza mezzi termini straordinario, ottenuto da vigne molto vecchie. Olfatto letteralmente pirotecnico tra note di polvere da sparo e fiori gialli, spezie e roccia, è in mutamento continuo. Anche il sorso non è da meno, intenso ma di grande dinamica e stratificazione, lo scheletro minerale ne sostiene la progressione e lo accompagna in un finale lunghissimo di mare e roccia. Vino che è riuscito a offuscare il quasi leggendario vino successivo…

Sancerre “Clos la Néore” 2010 – Vatan

Vino mitologico in annata di grazia. Lo ricordavamo, bevuto più prossimo all’uscita, come un vino poetico nei suoi dettagli aromatici delicati e nell’olfatto per cui volentieri spendere descrittori “innominabili”. Il vino in questione (o bisognerebbe dire la bottiglia?) è ancora buonissimo anche se forse meno del ricordo indelebile di chi lo bevve in occasioni precedenti. Insomma, meno poetico e più varietale, ma sempre un ottimo Sancerre. Parte sul vegetale chiaro (cetriolo, sedano), poi clorofilla e buccia di pera, sassi di torrente e una leggerissima e piacevole eco di miele. La bocca ha ottima freschezza e succosità, la beva è agile e coinvolgente. Chiude delicato ma persistente. Nel complesso il vino non appare invecchiato, ma sta sicuramente evolvendo, senza troppa fretta…

Friuli Colli Orientali Sauvignon “Ronco Pitotti” 2016 – Vignai da Duline

Vino piuttosto raro, prodotto solo in questa annata (una sola barrique) da un vecchio biotipo di sauvignon ormai scomparso. Si presenta in veste giallo dorato, l’olfatto è di grande mineralità (roccia spaccata), accompagnato poi da fiori di campo e nespola. Bocca intensa e serrata, saporita e potente, gli manca forse un po’ di mobilità e tensione per raggiugere le vette a cui l’azienda ci ha abituato, ma resta una bevuta molto buona.

Champagne Rosé Zero – Tarlant

Ottimo champagne rosé che sa di calcare e fruttini rossi (ribes), agrumi e spezie. Sboccatura piuttosto datata (2014) con la bocca che resta dritta ed essenziale, dissetante e sapida.

Saumur “Les Moulins” 2019 – Domaine Guiberteau

Vino aperto per chiudere in bellezza. Anche in questa annata piuttosto calda in Loira, il liquido si esprime benissimo a dimostrazione del manico di Guiberteau e dell’equilibrio raggiunto dalla sua vigna, allevata secondo i principi biodinamici. Questo chenin, da vigne di oltre 80 anni, ha un olfatto molto aperto di pompelmo, polline, mare, conchiglie e qualche cenno di frutta esotica. Il sorso è elettrico, guizzante grazie ad un’acidità strabordante. Il vino ha ottima dinamica e sviluppo, chiude sapido e profondo e, anche a fine serata, resta la tentazione di un secondo bicchiere…

Diego Mutarelli
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Gregorio Mulazzani
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Champagne “Les Prémices” – Egly-Ouriet

Ultimo nato in casa Egly Ouriet, domaine che non ha certo bisogno di presentazioni, uno dei “guru” attuali dello Champagne, questo Les Prémices, assemblaggio classico champenois, 36 mesi sui lieviti, proviene da vecchie vigne di oltre 40 anni dal villaggio di Trigny, ai bordi della Montagne de Reims, dosaggio finale molto basso sui 2 grammi litro.

Colore piuttosto carico, naso davvero molto interessante e non convenzionale, con note di malto, mela golden, erba, cedro, in bocca forse un po’ grosso il perlage ma bella profondità, polpa di frutta matura, uno champagne atipico di grande personalità proposto ad un prezzo concorrenziale per la maison, da abbinare anche, perché no, ad una pizza gourmet con mozzarella di bufala, acciughe e fiori di zucca.

Gregorio Mulazzani
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