Per festeggiare l’estate non c’è nulla di meglio di una cena giapponese accompagnata da grandi vini. E così una combriccola di gaudenti degustatori si è ritrovata presso il ristorante di Haruo Ichikawa a Milano.
Prima di passare ai vini merita un commento la qualità del cibo che conferma, ancora una volta, la gran classe e abilità del Maestro Ichikawa, uno degli ambasciatori dell’autentica cucina giapponese in Italia: materie prime sceltissime interpretate in maniera perfetta dallo chef, non solo sushi e sashimi, peraltro straordinari, ma anche piatti meno conosciuti qui da noi come lo splendido antipasto misto sunomono marinato all’aceto di riso e gli spaghetti freddi all'”amatriciana giapponese”. Con questi piatti perfetto l’accompagnamento con champagne e bianchi dal profilo “nordico”.




Ecco l’elenco dei vini degustati alla cieca, accompagnati dalla proposta omakase (in giapponese “avere fiducia”) dello chef.
Franciacorta Extra Brut – Lenza
Che bollicina sorprendente, buon inizio! Al naso gesso, zucchero a velo, mela golden in un quadro molto elegante, bocca di freschezza e sapidità, con perlage sottile e continuo e chiusura pulita appena amaricante. Manca forse un po’ di spinta acido/calcarea ma un metodo classico italiano senza sbavature.
Champagne Extra Brut 2012 – Nicolas Maillart
Vino di una certa ambizione a partire dai bellissimi riflessi dorati che screziano il bicchiere. Naso di agrumi amari, calcare, mela grattugiata, spezie in formazione, ossidazione controllata…Bollicina delicata ma fitta, bocca piena con acidità e materia in equilibrio. Champagne da tutto pasto.
Côtes Du Jura Chardonnay “Les Varrons” 2013 – Domaine Labet
Vino senza mezzi termini straordinario, ottenuto da vigne molto vecchie. Olfatto letteralmente pirotecnico tra note di polvere da sparo e fiori gialli, spezie e roccia, è in mutamento continuo. Anche il sorso non è da meno, intenso ma di grande dinamica e stratificazione, lo scheletro minerale ne sostiene la progressione e lo accompagna in un finale lunghissimo di mare e roccia. Vino che è riuscito a offuscare il quasi leggendario vino successivo…
Sancerre “Clos la Néore” 2010 – Vatan
Vino mitologico in annata di grazia. Lo ricordavamo, bevuto più prossimo all’uscita, come un vino poetico nei suoi dettagli aromatici delicati e nell’olfatto per cui volentieri spendere descrittori “innominabili”. Il vino in questione (o bisognerebbe dire la bottiglia?) è ancora buonissimo anche se forse meno del ricordo indelebile di chi lo bevve in occasioni precedenti. Insomma, meno poetico e più varietale, ma sempre un ottimo Sancerre. Parte sul vegetale chiaro (cetriolo, sedano), poi clorofilla e buccia di pera, sassi di torrente e una leggerissima e piacevole eco di miele. La bocca ha ottima freschezza e succosità, la beva è agile e coinvolgente. Chiude delicato ma persistente. Nel complesso il vino non appare invecchiato, ma sta sicuramente evolvendo, senza troppa fretta…
Friuli Colli Orientali Sauvignon “Ronco Pitotti” 2016 – Vignai da Duline
Vino piuttosto raro, prodotto solo in questa annata (una sola barrique) da un vecchio biotipo di sauvignon ormai scomparso. Si presenta in veste giallo dorato, l’olfatto è di grande mineralità (roccia spaccata), accompagnato poi da fiori di campo e nespola. Bocca intensa e serrata, saporita e potente, gli manca forse un po’ di mobilità e tensione per raggiugere le vette a cui l’azienda ci ha abituato, ma resta una bevuta molto buona.
Champagne Rosé Zero – Tarlant
Ottimo champagne rosé che sa di calcare e fruttini rossi (ribes), agrumi e spezie. Sboccatura piuttosto datata (2014) con la bocca che resta dritta ed essenziale, dissetante e sapida.
Saumur “Les Moulins” 2019 – Domaine Guiberteau
Vino aperto per chiudere in bellezza. Anche in questa annata piuttosto calda in Loira, il liquido si esprime benissimo a dimostrazione del manico di Guiberteau e dell’equilibrio raggiunto dalla sua vigna, allevata secondo i principi biodinamici. Questo chenin, da vigne di oltre 80 anni, ha un olfatto molto aperto di pompelmo, polline, mare, conchiglie e qualche cenno di frutta esotica. Il sorso è elettrico, guizzante grazie ad un’acidità strabordante. Il vino ha ottima dinamica e sviluppo, chiude sapido e profondo e, anche a fine serata, resta la tentazione di un secondo bicchiere…
Diego Mutarelli
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Gregorio Mulazzani
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2 pensieri su “Vini e omakase da Ichikawa”