Grandi Langhe 2025: un resoconto dei nostri assaggi

Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a Grandi Langhe 2025, l’evento di presentazione delle nuove annate organizzato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani con il Consorzio di Tutela Roero e in collaborazione con Piemonte Land of Wine. Da quest’anno vi era dunque l’opportunità di degustare i vini di tutto il Piemonte, anche grazie alla predisposizione di un’efficiente area stampa dove giornalisti e comunicatori provenienti da tutta Europa potevano degustare più di 700 etichette.

Grandi Langhe 2025, location OGR

Vi è stata la possibilità di degustare parte dei vini con una certa tranquillità, prima di farci prendere dalla frenesia degli assaggi ai banchetti. Di seguito condividiamo sia gli assaggi un po’ più strutturati dell’area stampa sia qualche suggestione che abbiamo avuto nello spazio espositivo alla presenza dei produttori.

Barolo Monvigliero

5 sfumature di Monvigliero
5 sfumature di Monvigliero

Abbiamo iniziato assaggiando 5 diversi Barolo provenienti dalla menzione geografica Monvigliero.

Barolo Monvigliero 2021 – Fratelli Alessandria

Aromaticamente il più dolce del lotto, un frutto rosso che tende quasi alla fragola di bosco, lampone schiacciato, floreale, grafite, sorso piuttosto agile, ficcante, ottima freschezza, tannini ben fitti e fini, chiusura appena calda. Lungo su ritorni di frutto rosso sotto spirito e liquirizia.

Barolo Monvigliero Riserva 2019 – Castello di Verduno

Anche qui il naso è piuttosto dolce persino con qualche nota di caramella mou, non il Barolo (né il Monvigliero) che ti aspetti, rose appassiti, balsamicità, sorso saporito, tannino disteso, alcol sotto controllo, chiude amaro con legno un po’ troppo in evidenza.

Barolo Monvigliero 2021 – Diego Morra

Olfatto di fiori appassiti, terra e radici, fruttini rossi, ferro. Sorso molto equilibrato, succoso, saporito, dolce di frutta matura. Chiusura lunga ed elegante, sapidissima eppur lieve. Gran bel vino.

Barolo Monvigliero 2019 – I Brè

Fiori macerati, sangue,  asfalto, sorso scorrevole e gustoso, tannini affusolati che in chiusura danno però il giusto grip, lungo su ritorni di frutta matura.

Barolo Monvigliero 2021 – Ramello Gianni e Matteo

Naso dolce di frutta matura (fragole ma anche pesca), un tocco di volatile, bocca di volume, piuttosto rapido nello sviluppo e caldo in chiusura. Un vino non del tutto riuscito o, più ottimisticamente, che sta passando una fase infelice.

Monvigliero

Barbaresco

6 Barbaresco in assaggio

Siamo passati quindi a testare sei Barbaresco, curiosi di verificarne la maggior apertura ed espressività rispetto ai Barolo che al momento sembrano in fase giovanile di assestamento.

Barbaresco Asili 2021 – Carlo Giacosa

Naso goloso di fragoline, melograno, fiori freschi, sorso di buon volume, caldo, sapido e lungo. Un bel Barbaresco con un pizzico di alcol in chiusura che non lo fa essere eccezionale, ma vino molto buono.

Barbaresco Asili 2021 – Cascina Luisin

Naso di fragole e violette, una nota ferrosa, sorso pieno, sviluppo guidato dalla freschezza, tannino fitto ed elegante, molto bello in chiusura su ritorni di sale e frutta rossa. Un Barbaresco eccellente.

Barbaresco Serraboella 2021 – F.lli Cigliuti

Anguria, fiori rossi, goudron, bocca molto gustosa di frutta matura, sorso un po’ rigido forse, il tannino è particolarmente graffiante, ma saporito e non amaro. Un Barbaresco vecchio stampo che siamo certi potrà dare il meglio tra almeno un lustro. Da attendere con fiducia.

Barbaresco Bricco di Neive Vie Erte 2021 – F.lli Cigliuti

Fin dalla prima “snasata” siamo di fronte ad un vino fuoriclasse, l’olfatto è delicato, mutevole, stratificato di fruttini rossi, rose appassite, un tocco terroso, spezie in formazione. Bocca saporitissima, fitta eppur scorrevole, l’armonia delle sue componenti di frutta, acidità e tannino lo rendono setoso e lungo. Elegantissimo. Un grande vino. 

Barbaresco Gallina 2021 – Ugo Lequio

Naso di fragole ed una certa balsamicità, sorso di ottima dolcezza e allungo, elegante e sapido. Un Barbaresco riuscito se vogliamo piuttosto minimalista ma non è certo un difetto. Piacerà particolarmente a chi ama dettaglio aromatico e cesellatura del sorso. Molto interessante.

Barbaresco Rio Sordo 2021 – Musso

Naso che non parte pulitissimo (straccio bagnato), frutta scura, corteccia, asfalto, sorso molto più rassicurante, sapido e di ottima dinamica. Altro vino da attendere con fiducia, deve sistemarsi ma il tempo lo aiuterà. La chiusura sapida e lunga fa ben sperare.

I sei Barbaresco in assaggio

Altre bottiglie degne di nota

altri assaggi Grandi Langhe

Barolo Vigna Rionda 2021 – ArnaldoRivera

Sembra quasi un ossimoro, ma questo è un Barolo rarefatto, senza ostentare potenza si presenta con note soffuse di fragoline di bosco, arancia, asfalto, rose appassite…elegantissimo anche al sorso, dal tannino gentile e dalla sapidità quasi marina. Vino eccellente.

Barolo Bussia Riserva 2019 – Livia Fontana

Note minerali in apertura che ricordano il calcare, seguite poi dal varietale elegante che ti aspetti dal nebbiolo, ovvero fiori appassiti, fruttino rosso, un cenno di tartufo. Sorso delicato eppur persistente, saporito e lungo, su ritorni di frutta rossa e sale.

Dogliani 2017 – San Fereolo

Frutta rossa, grafite, viole, frutta secca, sorso dal tannino fitto, saporito, sapido, vino che si distende con un’ottima progressione e persistenza. Ritorni di fiori e frutta rossa.

Monferace 2019 – Alemat

Potpourri, frutta secca (noci), corteccia, scorza d’arancia, bocca sapida e dal tannino croccante, l’acidità allunga il sorso che è comunque scorrevole. Ottima persistenza per un grignolino (Monferace) che prova a nebbioleggiare.

Grignolino del Monferrato Casalese “Altromondo” 2023 – Hic et Nunc

Fragoline e ribes, erbe di montagna, pepe, sorso agile e gustoso, vino divertente ma ben fatto e con una chiusura minerale molto intrigante.

Conversazioni stimolanti con i produttori e vini di ottimo livello nel prosieguo della giornata, ci limitiamo qui a qualche flash dei vini che ci sono rimasti più in mente.

Partiamo dal Barolo Massara 2019 del Castello di Verduno, austero e di impostazione molto classica, passando dal sempre elegantissimo Moscato d’Asti Vecchia Vigna di Ca’ d’ Gal che anche nel millesimo 2018 non delude.

Il Barbaresco Albesani Riserva Santo Stefano 2020 del Castello di Neive è goloso e stratificato al tempo stesso; ottima la linea dell’azienda (troppo poco conosciuta a nostro modo di vedere) San Biagio (andate a caccia del Barolo Bricco San Biagio 2019!).

Che dire invece di Palladino? Ci ha colpito particolarmente il Barolo Ornato 2021. Bella scoperta anche l’azienda, invero storica, Lodali che si è impressa nella nostra memoria grazie al Barolo Bricco Ambrogio Lorens 2021 di grande complessità e articolazione. Last but not least il Barolo Rocche Rivera “Scarrone” 2021 dei Figli Luigi Oddero, dal tannino fitto e gustoso.

Diego Mutarelli
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I vini di Luigi Oddero, passato e futuro di Langa

Oddero mi indica, in mezzo ai filari, sul punto più alto, una torretta svelta e strana. Di lassù il Parà sorvegliava la vendemmia, seguiva attentamente il lavoro dei braccianti, e se vedeva qualcuno che batteva la fiacca, lo redarguiva.”

(Mario Soldati, Vino al Vino)

Parte proprio da qui la nostra visita presso Figli Luigi Oddero, dalla vigna situata nel cru Rive a pochi passi dalla cantina e caratterizzata dalla presenza della torre Specola di cui parla anche Mario Soldati e che è diventata simbolo dell’azienda. Sono 32 gli ettari vitati a disposizione dell’azienda, con vigne da Barolo, site a Santa Maria di La Morra (Rive), Castiglione Falletto (Rocche Rivera), Serralunga d’Alba (Vigna Rionda) e da Barbaresco, a Treiso (Rombone). Arricchiscono la gamma vigne di dolcetto, freisa, barbera, moscato oltre a chardonnay e viognier.

Dopo la scomparsa di Luigi Oddero, la moglie Lena ha saputo gestire con grande impegno l’importante eredità di vigne e di storia vitivinicola. Ci accompagna il direttore Alberto Zaccarelli che insieme ad un team affiatato – che conta tra gli altri l’enologo Francesco Versio (anche produttore in zona Barbaresco) e l’agronomo Luciano Botto oltre alla consulenza enologica di Dante Scaglione – segue l’azienda nel rispetto della storia degli Oddero ma anche con molti progetti per il futuro.

Dopo aver camminato le vigne e visitato le cantine, ci spostiamo nell’ampia, elegante e luminosa sala da degustazione. Assaggiamo una rappresentativa panoramica dei vini aziendali che, lo diciamo subito, si caratterizzano per un fil rouge (rosso nebbiolo!) fatto di compostezza, linearità, stratificazione ed eleganza. Sintetizzando potremmo dire che i vini hanno uno stile tradizionale ma non passatista, meglio ancora, di moderna classicità.

Qualche nota di alcune caratteristiche dei vini che ci sono rimasti impressi e che approfondiremo su queste pagine con più calma, quando avremo modo di assaggiare con attenzione i vini acquistati in azienda. Il Dolcetto d’Alba 2021, in anteprima, è goloso e sa di fragola e viole, la beva è supportata da un’acidità vivace e da un tannino croccante; la Barbera d’Alba 2019 è succosa con un bel naso di rosa e lamponi ed una chiusura di freschezza e sapidità; il Langhe Nebbiolo 2019 in questa fase è piuttosto estroverso con ribes, rose, un tocco di catrame, bocca asciutta e ficcante, chiude su ritorni di liquirizia; il Barbaresco Rombone 2018 è un vino di grande livello con un naso mutevole e variegato di lampone, anguria, peonia, spezie in formazione, sottobosco…sorso piacevolissimo, carezzevole grazie ad un tannino finissimo ed un frutto che si integra in una chiusura gustosa e “dolce”. Tocca ora a Sua Maestà il Barolo. Il Barolo 2018 è centratissimo, tra fiori macerati, lamponi schiacciati, qualche spezia e asfalto, bocca energica e giustamente tannica; il Barolo Rocche Rivera 2017 alza ancora – se possibile – il livello, grazie ad un olfatto di grande classicità, estremamente elegante e con un incedere di volume e profondità; con il Barolo Vigna Rionda 2013 si toccano vette inarrivabili ai più, si tratta di un vino ampio e cangiante, che si muove tra fragole e viola, erbe aromatiche e sottobosco, roselline rosse e un tocco speziato, con una bocca ancora lontana dall’essere doma ma godibilissima sul suo essere ampia e succosa, con una trama tannica fitta e saporita e uno sviluppo in profondità che lascia una lunga scia sapida su ritorni di liquirizia; per finire un sorprendente, anche per l’annata, Barolo Specola 2009 che ha un timbro quasi rodanesco fatto di iodio, frutta rossa in confettura, erbe aromatiche, fiori appassiti e un tocco di pepe; l’annata calda si indovina dal sorso ampio, maturo e sanguigno, con un tannino però vivace che fornisce grip e allungo.

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Istantanee dalle Langhe

Il successo dei vini delle Langhe, trainato da Barolo e Barbaresco, richiede all’appassionato di vino che voglia visitarne il territorio alcune accortezze. In questo post abbiamo pensato – freschi della nostra ultima ricognizione a Barolo e dintorni – di dare qualche suggerimento e suggestione utili ad organizzare al meglio la propria visita. Nessuna ambizione di esaustività, solo delle istantanee dalle Langhe che, come da nostra missione, vogliamo condividere.

Comm. G.B. Burlotto

Pianificazione delle visite

Lo sappiamo, è sempre una buona abitudine pianificare per tempo le visite. Nelle Langhe, visto il costante flusso di enoturisti, è ormai una necessità; se poi consideriamo che il Covid ha portato alcune aziende a sospendere temporaneamente l’accesso in cantina… diventa evidente che è bene organizzare il proprio percorso con buon anticipo.

Acquisti

Acquistare direttamente dal produttore non è solo conveniente ma spesso consente di “ancorare” il ricordo della visita al momento in cui stapperemo la bottiglia. Nelle Langhe però, così come nei più importanti territori vinicoli del mondo, è ormai difficile acquistare direttamente. Ha preso orami piede il cosiddetto fenomeno delle assegnazioni che riguarda anche l’acquisto da parte dei privati. Di cosa si tratta? Per gestire l’enorme richiesta di vino cercando di accontentare più appassionati possibile, le aziende pre-assegnano del vino – con limiti di quantità – alla propria clientela. In tal modo ogni anno le aziende vendono tutto il vino dell’annata prima ancora che le bottiglie siano in commercio.  Se i vantaggi commerciali sono evidenti, per gli appassionati fuori da assegnazione non resta che mettersi in lista di attesa, sperando che gli anni successivi qualche cliente non confermi gli acquisti e liberi il posto a chi è in coda.

Il fenomeno non è certo nuovo ma fino a pochi anni fa era limitato alle aziende più prestigiose. Ora si sta allargando anche ad aziende meno note ma che sono salite alla ribalta per la qualità dei propri vini.

Mangiare

Una sosta con le gambe sotto il tavolo per gustare la cucina piemontese è sempre gradita. Le nostre soluzioni preferite sono quelle che coniugano qualità della cucina, carta vini dai giusti ricarichi e rapidità di servizio (che dopo il pranzo altre visite ci attendono!). Un luogo che risponde perfettamente a queste caratteristiche è il ristorante Repubblica di Perno che ci ha accolto con l’immancabile assaggio di insalata russa e ci ha poi coccolato con il golosissimo uovo in camicia alle spugnole e la rolata e frise di agnello con piselli. A chiudere un assaggio di formaggi. Dalla carta dei vini la scelta è caduta sul Langhe Nebbiolo 2019 di Philine Isabelle, che conferma tutto quello che di buono avevamo sentito dire sul suo conto. Olfatto di grande dolcezza tra note di anguria e melograno il tutto avvolto da un alito quasi marino, la bocca al contrario è fitta, dal tannino denso e saporito che si scioglie però nel sorso per nulla difficile. La bottiglia finisce rapidamente ma la facilità di beva non tragga in inganno, non si tratta di un “nebbiolino”.

Un altro posto che ci sentiamo di consigliare è l’Osteria Casa Ciabotto, a Verduno. Menu semplice ma gustoso e ampia scelta di vini con particolare focus sui produttori di Verduno. Vi è anche la possibilità, a prezzi contenuti, di un’orizzontale di Verduno Doc (vitigno pelaverga), perché non di solo nebbiolo vivono le Langhe (vedi prossimo paragrafo).

Abbiamo bevuto un bicchiere di un Barolo fuori dai nomi più noti e che ci è parso molto centrato. Si tratta del Barolo Bricco San Biagio 2013 – San Biagio (Giovanni Roggero). Un Barolo di La Morra senza eccessi modernisti: naso di grande frutto (lampone e fragola), fiori rossi carnosi, mineralità scura, un tocco di spezie. La bocca è gustosa, se vogliamo un po’ rapida nello sviluppo, con tannini ben distesi e dalla chiusura tersa ed elegante.

Non solo Barolo e Barbaresco

Lo dicevamo poco fa, non di solo nebbiolo vivono le Langhe. Il vitigno pelaverga in particolare ci sembra che possa meritare grande attenzione. Nelle migliori versioni dà infatti vita a vini golosi e dall’intrigante dettaglio aromatico, digesti e di facile abbinamento a tavola.

Un esempio tra tutti è il Verduno Basadone 2019 di Castello di Verduno, già solo il colore rubino chiarissimo e lucente mette di buon umore, l’olfatto è tutto giocato su spezie (pepe, noce moscata), frutta e fiori rossi che si rincorrono, il sorso è agile e sapido, fresco ed elegante con una piacevole nota amaricante in chiusura ed una persistenza delicata e pulita.

Diego Mutarelli
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I profumi del vino: il tartufo

Dopo averti raccontato dei molti aromi che si ritrovano nel vino, è finalmente giunto il momento di parlarti di uno dei sentori più nobili e ricercati: l’aroma del tartufo.

I profumi del vino: il tartufo
I profumi del vino: il tartufo

Il caratteristico e penetrante odore del tartufo è dato da una trentina di composti differenti:  alcoli, aldeidi, esteri, chetoni e composti dello zolfo. Determinante pare che sia proprio un composto dello zolfo chiamato bismetiltiometano.

Nel vino l’aroma del tartufo è classificato come un aroma terziario che si percepisce, solo di rado, in grandi vini rossi da lungo affinamento. Le note che ricordano il tartufo possono essere ricondotte ad un irresistibile mix di aglio, fungo, sottobosco, formaggio…

In che vini puoi trovare il tartufo?

Il tartufo, come detto, si sviluppa solo dopo un lungo affinamento. E’ possibile riscontrarlo nei vini a base di nebbiolo, in particolare nei Barolo e nei Barbaresco di razza.

Non solo il nebbiolo però sviluppa tale sentore. Talvolta è riscontrabile nei vini a base pinot noir, in particolare in Borgogna nei grand cru di Vosne-Romanée, Gevrey-Chambertin o Nuits-Saint-Georges.

E poteva mancare Bordeaux? Si dice, purtroppo non ho mai potuto sperimentare in prima persona, che i grandi Petrus siano caratterizzati da questo sentore, così come alcuni grandi vini di Pauillac.

Riscontrabile il tartufo anche nei vini bianchi del Rodano del nord, come l’Hermitage blanc, ottenuto da roussanne e marsanne.

Tu in quale vino hai riconosciuto questo sentore?

Autumn in Treiso: Rizzi

Oggi ti voglio raccontare della bella visita che ho avuto modo di effettuare presso l’azienda agricola Rizzi, situata a Treiso, nel cuore della zona del Barbaresco.

Azienda Vitivinicola Rizzi
Panorama da Rizzi

Rizzi è senz’altro una delle aziende più significative della zona sia per estensione (35 ha per circa 70.000 bottiglie) sia – soprattutto – per qualità e affidabilità. Inoltre, plus per l’enoturista, la vista che si gode dalla cima del cru Rizzi, in cui è appunto situata l’azienda, è impagabile.

L’accoglienza presso l’azienda è di grande calore e semplicità, unita a grazia e pragmatismo merito soprattutto di Jole Dellapiana, figlia di Ernesto Dellapiana, il titolare dell’azienda. Figura di riferimento dell’azienda anche Enrico Dellapiana, enologo e responsabile commerciale, presente in cantina anche lui al momento della mia visita.

In cantina c'è spazio anche per i bimbi!
In cantina c’è spazio anche per i bimbi!

Ecco cosa ho assaggiato:

Langhe Chardonnay 2015: ottenuto da un bel vigneto sito proprio a ridosso della cantina, naso esotico (ananas, banana) e di fine vegetale (basilico), agile e fresco, piacevole nella sua immediatezza. Solo acciaio.

Dolcetto d’Alba 2014: rosa e fragola al naso, tannino ancora croccante e dalla chiusura leggermente amara, darà il meglio di sé accompagnato al cibo. Solo acciaio.

Barbera d’Alba 2013: interessante la barbera dalle note di viola, fruttini rossi, un tocco di rossetto e una certa vinosità. Acidità sostenuta ma perfettamente fusa nella materia.

Langhe Nebbiolo 2014: 12 mesi di botte grande per questo nebbiolo dagli eleganti tocchi agrumati.

Degustazione vini presso Cantina Rizzi
Degustazione vini presso Cantina Rizzi

Barbaresco Rizzi 2012: forse il vino più buono della giornata, veramente convincente! Speziato ed elegantemente fruttato al naso, un tocco di liquirizia dona austerità, bocca veramente convincente. Tra qualche anno sarà perfetto.

Barbaresco Nervo 2013: altro bel Barbaresco. L’annata di grazia si sente tutta, abbisogna senz’altro di più tempo rispetto al vino precedente, la mineralità è netta, la dinamica gustativa, per quanto ancora compressa, mostra carattere nervoso e sapore. Ripassare tra un lustro almeno.

Barbaresco Pajoré 2013: in questa fase meno definito e più maschio rispetto al Nervo, di grande potenza, ha bisogno di tempo questo Pajoré ma diventerà un Barbaresco di grande intensità.

Frimaio Vendemmia Tardiva 2009: da uve moscato lasciate appassire su pianta e raccolte nella seconda metà di novembre. Molto buono questo vino da dessert impreziosito dalle note agrumate conferite dalla botrite che si accompagnano perfettamente a note dolci di frutta esotica, canditi e rosa. L’acidità accompagna il sorso ed evita ogni stucchevolezza, la chiusura è anzi piacevolmente sapida. Gran bel vino.