L’Abruzzo fa sistema al Vinitaly 2025

Trebbiano 1986

E’ da qualche tempo che notiamo come i vini di Abruzzo si stiano sempre più ritagliando uno spazio di maggior visibilità nell’affollato e competitivo mercato del vino. Non si tratta solamente di qualche exploit di singoli produttori (le punte di diamante non sono mai mancate!), ma di un vero e proprio ecosistema che cresce all’unisono puntando sul territorio, sulle denominazioni di origine e sui grandi vitigni autoctoni della regione.

i vini in degustazione

Queste considerazioni sono state ulteriormente rafforzate e avvalorate a seguito del Vinitaly 2025 grazie ad una notevole masterclass organizzata dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo a cui abbiamo avuto modo di partecipare e che naturalmente, come da missione del blog, condividiamo! Si noterà come i “produttori faro” della regione, Valentini e Emidio Pepe, abbiano generosamente messo a disposizione del Consorzio (per un evento collettivo dunque e non per un’autocelebrazione) etichette del loro archivio storico di difficilissima reperibilità.

Trebbiano d’Abruzzo 1986 – Valentini, azienda che non ha bisogno di presentazioni e che è da decenni nell’élite del vino mondiale. Il Trebbiano d’Abruzzo di Valentini è un vino iconico e dalla longevità straordinaria. Consideriamo un vero e proprio privilegio aver potuto assaggiare questo 1986 che a quasi 40 anni dalla vendemmia lascia stupefatti. Il colore è un giallo oro integro e luminoso. L’olfatto è valentiniano fino al midollo: caffè verde e cereali, pâté di fegato e fiori di campo, fieno, liquirizia, pepe bianco, ferro… Sorso fresco ed energico, elegante ma non certo domo, un vino che ha dinamica, allungo e stratificazione. Da bere ora e ancora per qualche decennio!

Trebbiano 1986

Pecorino “Giocheremo con i Fiori” 2017 – Torre dei Beati, 100% pecorino in quel di Loreto Aprutino (PE), solo acciaio, per un vino che vuole esaltare le caratteristiche di questo vitigno senza forzature di sorta. Annata non recentissima (attualmente è in commercio il millesimo 2023) ed in ottima forma, si muove su note agrumate e floreali, di olive verdi e fieno con un tocco di piacevole dolcezza che ricorda lo zucchero a velo. Bocca sapidissima e di grande persistenza, schietto ed elegante.

Pecorino Colli Aprutini “Cortalto” 2016 – Cerulli Spinozzi, ci troviamo in provincia di Teramo e anche in questo caso il pecorino che abbiamo nel calice ha qualche anno sulle spalle. Vino integro con un naso intenso di agrumi e oliva verde, un tocco di cera e qualche sbuffo etereo accompagnato da una nota mielata. Il sorso è morbido e carezzevole, piacevolmente risolto ma ancora vivace e sapido in chiusura.

Cerasuolo d’Abruzzo “Cerano” 2024 – Pietrantonj, l’azienda esiste da due secoli e si trova a Vittorito, in provincia dell’Aquila. Il Cerasuolo che abbiamo nel calice si presenta con un bel fruttato di ciliegia e fragoline, lineare e semplice nello sviluppo, fresco e di ottima beva. Chiude dolce di frutto senza alcuna mollezza però. Il prezzo quello sì è dolce, circa 10 € ben spesi!

Cerasuolo d’Abruzzo “Fossimatto” 2023 – Fontefico, l’azienda di Vasto (CH) presenta un cerasuolo paradigmatico fin dal colore fieramente intenso. Olfatto divertente di fragoline ma anche finocchietto, liquirizia e pepe rosa. Sorso di impatto e carattere, il vino è stratificato e ampio, di volume e allungo. Chiude su note di frutta rossa e sale.

Montepulciano d’Abruzzo 2001 – Emidio Pepe, altro produttore che non ha bisogno di presentazioni e che ha sempre pensato che il tempo fosse il miglior alleato del Montepulciano di Abruzzo (e del Trebbiano). L’azienda ha uno storico di oltre 350.000 bottiglie, che immette regolarmente sul mercato anche a diversi lustri dall’imbottigliamento. Il vino che abbiamo assaggiato, un 2001, porta il naso sulle montagne russe: prugna, rose macerate, cuoio, cioccolato fondente, chiodi di garofano… impatto gustativo fruttato (amarena), tannino giustamente croccante, sviluppo denso e dinamico, sapido e lungo in chiusura. Un vino orgogliosamente contadino nella concezione e aristocratico nel risultato.

Montepulciano d'Abruzzo

Montepulciano d’Abruzzo “Docheio” 2021 – La Valentina, ci troviamo in provincia di Pescara per un Montepulciano d’Abruzzo originale, a partire dalla scelta di fermentare parte delle uve con i raspi in orci di terracotta. Ne risulta un vino che sa di cioccolatino all’amarena, ampio e materico, dolce nel sorso e dal tannino carezzevole.

Montepulciano d'Abruzzo La Valentina

Montepulciano d’Abruzzo Riserva “Iskra” 2011 – Masciarelli, anche questo Montepulciano si presenta materico e denso con richiami di cioccolato, prugna, chiodi di garofano su un fondo balsamico. Lungo in chiusura con un tannino ancora ben presente che dona grip e sapore.

Montepulciano Iskra Masciarelli

Diego Mutarelli
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Tenute Polini: una storia di famiglia da quattro generazioni!

Tenute Polini

L’Azienda Tenute Polini, alla quarta generazione, nasce dal naturale ricambio generazionale dell’Azienda Agricola Polini Luigi viticoltori dal 1883 e si inserisce di diritto nel tessuto vitivinicolo del territorio ascolano.
La casata Polini è presente a Carassai sin dal 1700 e i gigli presenti sullo stemma di famiglia testimoniano la nobiltà d’animo e cura del proprio territorio.
Ci troviamo a Carassai, un borgo di origine medievale nell’entroterra Ascolano lungo la Val Menocchia. Il paesaggio è disegnato da dolci colline dove dominano vigneti, oliveti e boschi con un clima influenzato dal Mare Adriatico e dai Monti Sibillini.
L’azienda vanta un totale di 22 ettari vitati di proprietà con una parte significativa di 14,6 ettari data in affitto nel gennaio dello scorso anno da Luigi Polini a Francesca sua figlia e a Simone, cognato di Francesca.
Ora la guida aziendale è passata nelle mani della nuova generazione, che ama sottolineare che la loro è una passione che si rinnova nel casale tipico marchigiano, ristrutturato sull’antica pianta.
Simone ha da sempre ricoperto il ruolo di enologo e responsabile in cantina vantando anche altre esperienze in cantine fuori regione. Francesca lascia la carriera di graphic designer a Parma e rientra in azienda con l’intento di portare avanti la tradizione di famiglia e intanto si diploma come sommelier.
Le uve coltivate sono passerina, pecorino, chardonnay e garofanata per quelle a bacca bianca e sangiovese, montepulciano, merlot e syrah per quelle a bacca rossa.

Il primo progetto nel quale la nuova gestione sta investendo e dedicando tempo e risorse è incentrato sulla garofanata, un vitigno autoctono a bacca bianca marchigiano che è stato re-impiantato e vinificato secondo le regole del metodo classico. Uno spumante unico ed esclusivo!
La garofanata è un antico, affascinante e quasi dimenticato vitigno delle Marche – per molto tempo confuso con il moscato bianco – che stava rischiando l’estinzione. È stato recuperato recentemente con il nome garofanata in un vecchio vigneto nell’area di Corinaldo (AN), dove un tempo era stato coltivato. Giancarlo Soverchia, enologo di fama nazionale, agronomo e consulente presso molte aziende vinicole in collaborazione con l’A.S.S.A.M., l’Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche, ha contribuito al recupero dell’unico biotipo nell’area di Corinaldo (AN) e conservato presso il vigneto dell’A.S.S.A.M. “Germoplasma vinicolo delle Marche” a Carassai (AP).
Tracce bibliografiche della presenza nelle Marche del vitigno garofanata è stato possibile trovarle solo nel dattiloscritto non pubblicato, sono appunti, ”Ampelografia marchigiana” (1962) dell’ampelografo marchigiano Bruno Bruni. Il Bruni segnala la garofanata come sottovarietà di moscato bianco.

i vini in assaggio

In apertura degustiamo lo Spumante Brut Leggerezza Tenute Polini “sans année”, un metodo classico vinificato con uve Garofanata in purezza con un sosta sui lieviti per 24 mesi e un lungo affinamento in bottiglia per 60 mesi. Il terreno è di natura argillosa di medio impasto con un’altitudine media dei vigneti di 100 metri s.l.m. con esposizione sud-est e nord-est.
Nel calice risplende di un brillante colore giallo paglierino molto intenso dai riflessi dorati con un perlage finissimo e persistente. Al naso si svela in tutta la sua elegante complessità aromatica dove emergono intensi profumi di agrumi canditi, note fruttate di mela Golden matura accompagnati da note floreali di fiori d’arancio e acacia. Si avvertono sottili cenni di lievito, pane tostato e nocciola, derivanti dal lungo periodo di affinamento sui lieviti e lievi sentori di fieno.
In bocca il sorso è avvolgente e cremoso, con una vibrante effervescenza che accarezza il palato. Una bellissima vena acida sostenuta da una grande parte sapida che dona complessità e profondità al sorso. Il finale è incentrato sulle note fruttate di mela Golden matura, pera Williams e leggere note di agrumi. La persistenza è lunghissima con un lieve rimando di mandorla tostata e una sottile nota iodata.
Si accompagna bene con antipasti leggeri con formaggi di capra e zest di limone, uno spaghetto a vongole con scorza di limone, secondi di pesce al forno, formaggi di media stagionatura e può sorprendere in abbinamento ad un dolce al cucchiaio come la delizia al limone!

Passerina Doris

In sequenza assaggiamo l’Offida Passerina DOCG 2023 “Doris”, un vino bianco di grande eleganza e freschezza, espressione autentica del territorio marchigiano che nasce da uve Passerina accuratamente selezionate. Fermentazione in acciaio e matura per 12 mesi sulle fecce fini in acciaio.
Nel calice un vivace e luminoso colore giallo paglierino con leggeri riflessi dorati.
Al naso, il bouquet aromatico è intenso e complesso dove si apprezzano subito sensazioni floreali di fiori come ginestra e camomilla, note fruttate di mela verde, pera e pesca con lievi sentori agrumati e delicate sfumature erbacee.
Al palato il sorso è secco per la sua vibrante acidità mai eccessiva che dona al vino una piacevole sensazione di freschezza. Il finale è incentrato sulle note fruttate avvertite al naso con un rimando ad una nota di mandorla amara il tutto sostenuto da una grande parte sapida. Buona la persistenza.
Un vino che si sposa magnificamente con antipasti di pesce, crostacei, molluschi, piatti a base di verdure e formaggi freschi. Ottimo compagno di un aperitivo, per la sua freschezza e leggerezza.

A seguire l’Offida Pecorino Docg 2023 “Sabbione” chiamato così dalla contrada dove ha origine, sulle dolci colline della Val Menocchia e vinificato in purezza con uve pecorino. Fermentazione in acciaio e invecchiato 12 mesi sulle fecce fini.
Alla vista si presenta con un vivace e luminoso colore giallo paglierino con riflessi dorati che suggeriscono una certa complessità.
Al naso il bouquet olfattivo è intenso e complesso dove emergono subito note fruttate di mela verde e pesca bianca, sentori agrumati di limone e pompelmo, sensazioni floreali di fiori bianchi e gialli, come acacia e ginestra. Si percepiscono inoltre eleganti sfumature di erbe aromatiche come la salvia e note iodate e salmastre.
Al palato è decisamente fresco e vivace con una bella vena acida sostenuta da una grande parte sapida. Il finale è incentrato sulle note fruttate avvertite al naso, una lieve nota ammandorlata e un cenno agrumato con un richiamo alla traccia sapida che regala eleganza e complessità. Buona la persistenza.
Un vino che accompagna egregiamente piatti di pesce, crostacei, molluschi ma ideale anche come aperitivo, per la sua freschezza e vivacità.

In chiusura il Rosso Piceno Superiore Doc 2022 “Primus”, il primo vino della tenuta che nasce da uve Montepulciano e Sangiovese con fermentazione in acciaio, 8 giorni sulle bucce e invecchiamento in barrique per 24 mesi.
Il vino si presenta nel calice di un colore rosso rubino molto intenso, con lievi riflessi granati e dalla buona consistenza.
Al naso è elegante, intenso e complesso con un bouquet olfattivo disegnato da avvolgenti note di frutti rossi maturi, come ciliegia e prugna, accompagnate da note speziate di vaniglia, cenni di liquirizia e pepe nero con sentori di tabacco. Si avverte una elegante nota boisé dovuta all’invecchiamento del vino in barrique di rovere francese.
In bocca il sorso è pieno e vellutato con tannini ben integrati nella struttura del vino e una buona morbidezza. Si apprezzano note di frutta rossa matura, rimandi tostati di cioccolato fondente e caffè, con un finale speziato di pepe nero e cannella. La persistenza è lunghissima e invita il degustatore al sorso successivo.

Tenute Polini è la testimonianza che tradizione e modernità possono essere la chiave di lettura per dare lustro e importanza ad un territorio importante e altamente vocato alla viticoltura come quello ascolano.
Il progetto sulla garofanata di Tenuta Polini è il segnale che si può guardare al futuro facendo sempre leva su quanto costruito in passato senza disperdere il grande patrimonio ampelografico di ciascun areale del tessuto vitivinicolo italiano.

Walter Gaetani

Melideo Rocco, c’è del nuovo in Abruzzo!

Non nascondo di essere sempre alla ricerca di nuove realtà che si avvicinano al mondo del vino. È un fatto oggettivo che, di fianco ai grandi nomi dell’areale Chietino in Abruzzo, si stanno muovendo nuove leve che intendono proporre vini tipici e territoriali che esprimono e sintetizzano le qualità di un territorio. Per questo motivo ho deciso di raccontarvi oggi di una nuovissima realtà che sta muovendo i primi passi e che spero possa consolidarsi e mantenere le ottime premesse che ho potuto constatare nel corso di una mia recente visita.

Siamo in Casalincontrada, in provincia di Chieti. Casalincontrada è conosciuto anche come il paese delle abitazioni in terra cruda, realizzate con impasto di terra e paglia e testimoni di una memoria contadina, oggi rappresentano un patrimonio architettonico mondiale da preservare.
Il caratteristico borgo incastonato ai piedi della Maiella è il punto di partenza per la nuova avventura di Melideo Rocco. L’azienda agricola è di famiglia e conta diversi anni di attività alle spalle con il fondatore che fu il nonno materno Di Filippo Fioravante, a quel tempo l’azienda conferiva l’uva alla cantina sociale. I terreni di proprietà sono situati a Poggiofiorito (CH), a metà tra la Maiella e la Costa dei Trabocchi ad un’altitudine sui 300 metri s.l.m. con esposizione a N/E e S/E.
Oggi siamo agli inizi di un nuovo percorso, difatti si tratta del primo imbottigliamento con uve che sono state lavorate per conto del proprietario da una cantina vicina. L’imbottigliamento e l’etichettatura, quest’ultima effettuata manualmente, fino alla bottiglia finita è stata invece opera del Sig. Rocco che mi ha manifestato il desiderio di costruire una cantina dove convogliare tutte le fasi dell’attività produttiva.

In degustazione vi presento il Pakkabù Bianco, Rosato e Rosso. I vini sono ottenuti da uve provenienti dai vigneti di proprietà, di circa 20 anni, allevati a tendone o meglio, pergola abruzzese.

vini in assaggio Melideo Rocco

In apertura il Pakkabù Bianco 2023 prodotto con uve Pecorino in purezza che si presenta di un vivace colore giallo dorato con riflessi verdolini. Nel calice si muove con leggiadria e una discreta consistenza. Gli archetti sono regolari ma ampi e anticipano un vino di media struttura e corpo. Al primo naso, senza roteare il vino, cerchiamo di percepire la componente aromatica e arrivano immediatamente profumi molto intensi con delle piacevoli note di frutta bianca come la pesca, sentori agrumati che ricordano il pompelmo e una lieve sensazione di frutta esotica come la papaya. Un bouquet di qualità fine che apre il ventaglio olfattivo sulle note primarie della frutta e lo chiude sulle note di erbe aromatiche. In bocca si rivela secco e si fa apprezzare subito per la sua buona acidità che dona freschezza e prepara il palato al prossimo sorso.
Buona la mineralità che regala cenni salini sul finale che lasciano spazio ad un vino che ha un forte legame con il suo terroir. Al palato si apprezzano le note agrumate di pompelmo già avvertite al naso con un finale di buona persistenza e piacevolezza.
Si abbina perfettamente con antipasti di pesce crudo, primi piatti e arrosti di pesce.

Si prosegue con il Pakkabù Rosato 2023 prodotto da uve Montepulciano d’Abruzzo. Il calice si veste di un cristallino colore rosato cerasuolo brillante. Al naso il bouquet olfattivo è intenso, complesso e di qualità fine con eleganti profumi di frutta fresca rossa come la fragola, ciliegia, cenni di melograno e lampone ed eleganti note floreali di rosa e geranio. Sapore piacevole, fresco, con una buona acidità e di lunga persistenza aromatica. Ottimo con pesce alla griglia, zuppe di pesce, arrosti di carni bianche, trippa, pizza e formaggi semi stagionati.

In chiusura il Pakkabù Rosso 2023 da uve Montepulciano d’Abruzzo in purezza che si presenta di un colore rosso rubino intenso con profonde sfumature violacee. Al primo naso intensi e ampi profumi di frutta rossa matura come marasca e mirtilli, seguono lievi note speziate di liquirizia e cenni di tabacco dolce.
Al palato il sorso è pieno, morbido, vellutato con un tannino presente e una vena acida supportata da una parte salina. Di buon corpo si fa apprezzare per una buona persistenza e una grande bevibilità.

Seguirò con interesse e curiosità l’evoluzione di questa realtà che debutta con dei vini varietali, semplici e accessibili (anche nel prezzo, sotto i 10 €), la gamma dovrebbe ampliarsi entrando nel sistema delle denominazioni di origine e dedicandosi anche a riserve e selezioni di maggior ambizione.

Walter Gaetani

Centanni, una storia di famiglia

Oggi, a seguito di un’istruttiva visita in azienda, parliamo di una cantina – Vini Centanni – che da tre generazioni custodisce e rappresenta il Piceno ed è ora guidata magistralmente da Giacomo Centanni che, fatto tesoro dei consigli del padre e del nonno, porta avanti un concetto di fare vino nel rispetto del territorio e delle sue leggi. L’azienda agricola, certificata biologica, si trova a Montefiore dell’Aso, un delizioso borgo posto in collina incastonato tra le valli del fiume Aso e del torrente Menocchia.

I vigneti sono tutti di proprietà e sono localizzati in media a 150 metri sul livello del mare con una disposizione ovest e nord-ovest che garantisce un’esposizione particolarmente favorevole alla realizzazione dei vini DOC e IGP.

Tutto il processo è guidato dalla tradizione, un bagaglio culturale che esprime un sapere di famiglia e la voglia di riscoprire e trasmettere i propri valori nel rispetto delle tecniche tradizionali senza rinunciare all’ausilio delle nuove tecnologie. Un mix vincente di tradizione e innovazione, che ritroviamo dalle fasi iniziali del processo produttivo fino alla confezione finale con una linea di vini affinati in acciaio o legno e dotati di tappo in vetro.

I vitigni impiegati rientrano nel ventaglio dei vitigni autoctoni del territorio Piceno come il pecorino e la passerina tra quelli a bacca bianca e il montepulciano e il sangiovese tra quelli a bacca nera.

La degustazione inizia con la linea vendemmia tardiva, si tratta di vini derivanti da vigne di almeno 25 anni e i cui frutti arrivano a maturazione più tardi rispetto ai vigneti più giovani. Da questa prerogativa è nata l’idea di creare vini che Giacomo ama definire “naturalmente slow” e che è pensata per il mondo della ristorazione. Abbiamo assaggiato i quattro vini di questa gamma, ovvero “Cimula” Passerina Docg, “Canapale” Pecorino Docg, “Renarie” Rosso Piceno Superiore Doc (un blend di montepulciano e sangiovese) e, infine, “Floralia” un Marche Rosato Igp bio.

La degustazione del passerina Cimula 2022 ha suscitato delle grandi emozioni dal punto di vista olfattivo e gustativo in quanto la vendemmia tardiva arricchisce il vino di un tenore alcolico di tutto rispetto mentre il colore vira sul giallo paglierino dai riflessi dorati. Infine una nota di cedro candito e una buona morbidezza fanno del Cimula una passerina sui generis. A seguire un calice di Canapale 2022, un pecorino da vendemmia tardiva che non ha tradito le aspettative e si è presentato in tutte le sue peculiarità, quindi un bel colore giallo paglierino con riflessi dorati e una notevole acidità, una buona struttura e note di frutta esotica e nuance di salvia. A chiudere la linea vendemmia tardiva un calice di Renarie 2021, un Rosso Piceno Superiore Doc composto da un 80% di montepulciano e un 20% di sangiovese di grande morbidezza ed eleganza.

L’esperienza degustativa prosegue con Puro Centanni Rosso 2022 un vino senza solfiti aggiunti ottenuto da uve provenienti da diverse varietà a bacca rossa, un taglio studiato dopo moltissime prove svolte per anni da Giacomo Centanni. Il vino si muove con leggiadria nel calice e una nota di frutta cotta caratterizza la bevuta.

La proposta enologica vira verso le riserve, una linea affinata in legno composta dal Santa Maria Pecorino 2021, una bella espressione del vitigno affinata in barrique e dal PrimoDelia 2019 un Marche Rosso Igt affinato in barrique e frutto di 5 tipologie di vitigni autoctoni ed internazionali, un segreto tramandato dai nonni Primo e Delia. Per il Santa Maria il passaggio in barrique aggiunge ai sentori tipici del pecorino una elegante nota vanigliata. Il PrimoDelia si veste invece di un colore rosso rubino intenso e il sorso risulta pieno e corposo con un richiamo alle note fruttate, erbacee e tostate con una discreta persistenza.

Una chiusura di degustazione degna dello stile della cantina Centanni, uno scrigno raro che racchiude perle di rara bellezza: la famiglia, la tradizione, il territorio e il rispetto della natura.

Walter Gaetani

Colli Ripani, una cooperativa a servizio del territorio!

Oggi ci troviamo in uno dei borghi più antichi e suggestivi della provincia ascolana, Ripatransone, che sorge su un alto colle a pochi passi dal mare adriatico, conosciuto anche come il “belvedere del Piceno” per la sua posizione strategica.

A 508 mt sul livello del mare, sul Colle San Nicolò, troviamo la Cantina dei Colli Ripani, un’importante e vitale cooperativa caratterizzata dallo stretto legame tra i soci, la cantina e il territorio. Parliamo di una cooperativa di oltre 300 produttori per 700 ettari coltivati (oltre al vino l’azienda produce olio extravergine di oliva, caffè d’orzo e miele). Una cooperativa virtuosa dunque, la cui strategia si poggia, per quanto riguarda in particolare la parte vinicola, sul rispetto dell’identità del territorio, la produzione infatti si incentra sui vitigni autoctoni come sangiovese, montepulciano, pecorino e passerina.

Con il supporto di Alice Pulcini dell’ufficio commerciale inizia la visita della struttura e, dopo un breve passaggio nel reparto imbottigliamento e stoccaggio, ci rechiamo là dove si ergono, in bella vista, le storiche vasche in cemento. Scendiamo di un livello e lo sguardo va subito verso le grandi botti in legno che si rivelano delle vere opere d’arte con dei disegni intagliati che riprendono i simboli del borgo di Ripatransone.

Ci spostiamo nel punto vendita, attiguo alla cantina, per la degustazione che è stata incentrata sulle tre versioni del vitigno pecorino. Il percorso inizia con “Grotte di Santità”, lo Spumante Bio Ancestrale Marche IGT Bianco da uve 100% pecorino annata 2020. Nel calice abbiamo un vino spumante, senza solfiti aggiunti, realizzato con il metodo ancestrale che alla vista presenta una leggerissima velatura dovuta ai lieviti ancora presenti all’interno della bottiglia. Il perlage risulta finissimo e persistente con le catenelle di bollicine che risalgono il calice muovendosi leggiadre ed eleganti. All’olfatto si avvertono nitide le note agrumate mentre al palato il sorso è definito dalla freschezza e acidità tipica del vitigno. Il perlage accarezza il palato e invita al sorso successivo. Il finale è impreziosito da una buona mineralità con una persistenza abbastanza lunga.

Proseguiamo con la versione ferma e degustiamo il “Mercantino” Offida docg pecorino 2022 della Linea 508 punta di diamante della proposta della cantina. Veste giallo paglierino di estrema limpidezza, al naso si avvertono immediatamente intensi profumi di frutti tropicali come il mango ma in particolare il melone e in successione dei sentori agrumati. Al gusto si presenta sontuoso con freschezza e acidità che sferzano il palato. Un aspetto da sottolineare è senz’altro la sapidità che dona al vino una certa eleganza e allunga il finale.

L’ultima versione del pecorino è un’eccellente esempio di come l’utilizzo del legno, in fase di fermentazione e affinamento, rappresenti il mezzo e non il fine di un progetto di fare vino. Nel calice abbiamo l’Offida pecorino docg “Condivio” 2017 che si presenta alla vista di un colore giallo paglierino carico dotato di grande luminosità. All’olfatto si fa apprezzare per decisi sentori di frutta matura mentre il sorso è pieno e intenso con delle accennate note di spezie dolci come la vaniglia. Anche per il Condivio ritorna la sapidità, riscontrata nella versione che ha fatto solo acciaio, e la lunga persistenza.

Il sipario si chiude con la degustazione del Kinà, un vino aromatizzato ottenuto dalle migliori uve di sangiovese che incontrano le erbe aromatiche regalando al degustatore un finale amarognolo di grande eleganza gustativa.

La Cantina dei Colli Ripani è una bellissima realtà del territorio Piceno che coniuga perfettamente il binomio vitigni e territorio.

Walter Gaetani

Saladini Pilastri: un pezzo di storia del territorio Piceno

Recentemente ho avuto il piacere di visitare l’Azienda Agricola Saladini Pilastri a Spinetoli, un piccolo paese della provincia di Ascoli Piceno, invitato gentilmente e guidato in maniera egregia dall’enologo Fabio Felicioni.
L’esperto winemaker ha esordito narrandomi la storia e le origini dei Conti Saladini Pilastri, una nobile famiglia ascolana che vanta più di mille anni di storia.

La fervente attività vitivinicola ha sempre contraddistinto la nobile famiglia con la nascita circa tre secoli fa dell’azienda agricola dei Conti Saladini Pilastri. Il  vino che si produceva veniva ceduto dai mezzadri ai Conti perché lo invecchiassero nelle botti di rovere di proprietà. L’attuale cantina fu costruita accanto alla vecchia in modo da accentrare tutta la produzione.

Dagli anni settanta, mi spiegava l’enologo, furono impiantati i nuovi vigneti che ho avuto la fortuna di visitare in loco testando anche la tipologia di terreno.

Poi successivamente vennero effettuati investimenti per migliorare le diverse fasi della lavorazione e produzione portando avanti l’idea di una coltivazione biologica di tutte le vigne attraverso l’utilizzo di prodotti naturali come zolfo e rame o con insetti utili. La scelta in vigna è stata quella delle basse rese per ottenere una qualità elevata del prodotto finale.

Di ritorno dalle vigne ci siamo addentrati all’interno della cantina dove antiche botti in cemento ancora in uso fanno compagnia a una bottaia con in bella mostra le barrique e le botti più grandi.

All’interno di una struttura adiacente alla cantina ho potuto degustare in compagnia del Sig.Felicioni alcuni dei vini aziendali, ovvero, l’Offida Passerina docg “Roccolo” 2022, l’Offida Pecorino docg “Comes” 2022 e il Rosso Piceno Superiore doc “Piediprato” 2020.

Passerina Offida docg “Roccolo” 2022. Esprime un colore giallo paglierino di grande luminosità e un elegante bouquet floreale e fruttato che richiama il territorio. Il finale leggermente sapido dona un’eleganza e una struttura al di fuori della norma.

Pecorino Offida docg “Comes” 2022. Un vino territoriale dai sentori tipici di erbe aromatiche come rosmarino e salvia impreziosito da un tocco di anice. Il frutto tropicale risulta evidente con un finale lungo e contraddistinto da una buona sapidità e mineralità. Ne risulta un vino molto equilibrato con tenore alcolico ben bilanciato dalla spalla acida e dalla sapidità.

Rosso Piceno Superiore doc “Piediprato” 2020. Un rosso dal colore brillante sintomo di un ottimo stato di salute del vino. Sentori di frutti a bacca rossa con un accenno speziato ed eleganti sentori terziari con in evidenza una ricercata nota di grafite (matita temperata). Un tannino giovane ma non troppo ruvido rende il vino molto accattivante e solo il tempo lo renderà meno esuberante e astringente lasciando spazio ad un versione ancora più raffinata, con un gusto più morbido e levigato.

La storia e un tocco di modernità fanno dell’azienda Agricola Saladini Pilastri un pilastro del territorio Piceno.

Walter Gaetani

Il pecorino, un vino che dalla montagna volge verso il mare

Da oggi Vinocondiviso si arricchisce dei contributi di Walter, sommelier marchigiano che sposa la filosofia di Vinocondiviso, ovvero il piacere della scoperta e condivisione di tutto ciò che ruota attorno al vino. Questo è il suo primo post. 

Ogni bottiglia di vino può dare notizia di sé trasmettendo vizi e virtù proprie a chi desidera scoprire la sua storia fatta di persone, di piccoli gesti anonimi e di un legame sentimentale con il proprio territorio.
Il nostro viaggio inizia da un vitigno autoctono a bacca bianca originario dell’Italia centrale coltivato in origine con un sistema di allevamento detto ad “alberata” dove le viti erano maritate con alberi da frutto o aceri.
Il viaggio prosegue nel territorio Piceno portandoci nello specifico in quel di Pescara del Tronto, una frazione di Arquata del Tronto rasa al suolo dal recente terremoto e luogo della riscoperta del vitigno dove le viti erano “a piede franco” con radici proprie, non ibride e non innestate su radici di piante americane. Stiamo parlando del pecorino.

Photocredit: Wikipedia


Erano gli anni Novanta quando un esperto sommelier e Tenuta Cocci Grifoni, storico produttore del territorio Piceno, hanno contribuito a riportare in auge il vitigno pecorino salvandolo dall’estinzione che rischiava a causa della sua scarsa produttività.
Così iniziarono le prime sperimentazioni e le prime vinificazioni frutto delle viti che da Arquata del Tronto, piccolo borgo montano posto alle pendici del Monte Vettore, furono piantate in colline degradanti verso il mare. Il pecorino ottenne la certificazione doc solo nel 2001, difatti nell’anno di imbottigliamento della prima bottiglia (il 1990) frutto delle continue sperimentazioni l’etichetta non riportava ancora la dicitura pecorino ma vino da tavola.
Nelle Marche, il pecorino rientra sia nel disciplinare di produzione dei vini a denominazione di origine controllata “Falerio doc”, istituita nel 1975, sia nel disciplinare di produzione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita “Offida docg”, certificazione ottenuta relativamente di recente, nel 2011.

Diversi produttori lo vinificano in purezza utilizzando il vitigno pecorino al 100% nonostante il disciplinare stabilisca un minimo dell’85% di pecorino per rientrare nei parametri della docg Offida. Generalmente l’avvio della fermentazione è in vasche di acciaio ma ultimamente alcuni produttori stanno sperimentando l’uso del legno e delle barrique che regalano al vino delle note speziate di vaniglia che ne arricchiscono il bouquet aromatico.
Il pecorino è un vitigno piuttosto versatile, infatti per la sua importante componente acida si presta anche alla spumantizzazione sia con il metodo Martinotti-Charmat che prevede la rifermentazione in autoclave sia con il metodo Classico con rifermentazione in bottiglia.

Offida docg pecorino Colle Vecchio 2021 – Tenuta Cocci Grifoni

All’esame visivo si presenta limpido quasi cristallino con un colore giallo paglierino dai riflessi dorati di grande intensità e vivacità. Riempie il calice muovendosi lentamente segno di un buon tenore alcolico. All’olfatto risulta intenso e l’impatto del profumo sulla mucosa nasale è immediato e diretto. Dapprima si colgono le note fruttate da frutti a polpa gialla come la pesca e frutti tropicali come il mango. A seguire si apprezzano anche note agrumate di bergamotto e di erbe aromatiche come salvia e rosmarino.
Vino strutturato e complesso con una spalla acida importante accompagnata da una sapidità ben presente e dall’altra parte una componente alcolica di tutto rispetto che lo rendono un vino equilibrato.
Il sorso in bocca è appagante, riempie il palato e la vibrante acidità crea salivazione e invita al prossimo sorso. Sul finale ritroviamo le sensazioni di frutta a polpa gialla riscontrate nell’esame olfattivo nonché le sfumature di erbe aromatiche come la salvia e le note agrumate di bergamotto.
E’ dotato di una persistenza medio lunga, lo testimonia il fatto che l’insieme delle sensazioni si continuano a percepire diversi secondi dopo l’assaggio.
Essendo un vino strutturato è consigliabile un abbinamento a piatti dello stesso livello, quindi strutturati, come primi piatti di pesce, pesce alla griglia e carni bianche ma non disdegna l’abbinamento a un tagliere di formaggi a media stagionatura e si rivela ottimo anche come aperitivo.

Walter Gaetani

Loreto Aprutino ha un nuovo punto fermo: De Fermo

C’è un nuovo grande produttore in quel terroir straordinario di Loreto Aprutino. Non bastavano Valentini e Torre dei Beati agli appassionati dei vitigni abruzzesi evidentemente!

Approfittando delle vacanze pasquali ho avuto l’occasione di visitare l’azienda agricola De Fermo che si dedica all’agricoltura, e non solo alla viticoltura, dal 1785. Ma, in Contrada Cordano, frazione di Loreto Aprutino dove si trova l’azienda, l’olivicoltura e la viticoltura sono documentante addirittura dal IX secolo.

De Fermo: vigne
De Fermo: vigne

La vigna è tutta a spalliera e occupa poco meno di 17 ettari ad un’altitudine di 280-320 metri slm.

Mi ha accolto in azienda Stefano Papetti Ceroni che, con la moglie Eloisa, conduce brillantemente l’azienda che solo in tempi recenti (dall’annata 2010) ha deciso di imbottigliare i propri vini.

La filosofia De Fermo si basa sull’ascolto dell’ecosistema in cui è  immersa, la scelta biologica e biodinamica è stata quindi naturale ma non ostentata né, tanto meno, riportata in etichetta. La cantina si muove di conseguenza: fermentazioni spontanee e lieviti autoctoni, nessun controllo delle temperature, banditi batteri o enzimi. Nessuna chiarifica, stabilizzazione o filtrazione. In azienda non c’è nessun contenitore di affinamento in acciaio, solo cemento e legno (botti e tonneaux).

Circa 40.000 le bottiglie prodotte da uve montepulciano, pecorino e chardonnay (clone presente in azienda da inizio ‘900).

Ho assaggiato da botte il Cerasuolo d’Abruzzo “Le Cince” 2016 fresco e delicato, profumatissimo di fragoline e rose, di grande eleganza e sapidità in bocca. Vino da merenda o da tavola gourmet, versatile e beverino ma assolutamente da prendere sul serio. Un rosè senza alcun complesso di inferiorità. Il vino è ottenuto – naturalmente – da montepulciano e fermenta in legno e cemento affinando 8-10 mesi in botti grandi.

Secondo assaggio, sempre pre-imbottigliamento, con il Montepulciano d’Abruzzo “Concrete” 2016. Un montepulciano che, a partire dalla rapida fermentazione a grappoli interi (alla maniera di quanto si fa a Morgon e dintorni) vuole essere più agile ed immediato del classico montepulciano dalle “spalle larghe” (che pure è in gamma, si chiama Prologo): il tentativo riesce, il Concrete – così chiamato perché fermenta e affina solo in cemento – è un montepulciano floreale e fruttato senza eccessi tannici né note di surmaturazione.

Rimani in contatto…ho preso qualche bottiglia da degustare e di cui relazionerò a breve su questi schermi!