Il ragionamento, la discussione, l’analisi sono processi cognitivi piuttosto faticosi e che richiedono energia e concentrazione. Per questo il cervello umano, nel risolvere, magari velocemente, questioni complesse, spesso usa delle scorciatoie o delle semplificazioni (a rigore potremmo chiamarle euristiche cognitive) che permettono, in maniera intuitiva e rapida, di avvicinarsi alla verità. A volte queste semplificazioni ci portano a commettere degli errori o a banalizzare delle problematiche senza che neppure ce ne rendiamo conto. Si incappa cioè in quello che gli psicologi chiamano bias cognitivi.
I degustatori e gli appassionati di vino non sono certo immuni da questa trappola mentale.
Ti è mai capitato di avere un’opinione molto diversa da quella di un’altro degustatore, che magari stimi ed è pure tuo amico, sulla medesima bottiglia di vino?
A me sì, e quando succede sono piuttosto felice! Sai che noia avere tutti la stessa opinione… anzi ti dirò di più: spesso dalla divergenza di opinioni nasce un dibattito costruttivo e che mi fa soffermare su aspetti di quel vino che magari in un primo momento non avevo considerato. Sono proprio questi i momenti di apprendimento migliore!
Però risulta faticoso e, a volte, anche antipatico approfondire la divergenza di valutazione su un medesimo vino. Non vorrai mica insinuare che io non ci capisco un’acca di vino???
Ecco allora che, inconsapevolmente, il degustatore “pigro” ricorre ad una serie di alibi che evitano imbarazzanti discussioni. Di seguito ti riporto i 5 alibi più frequentemente utilizzati:
- la bottiglia sotto-performante: uno degli adagi più conosciuti nel mondo del vino recita che “non esistono grandi vini ma solo grandi bottiglie“. Ovvero: se non stiamo bevendo lo stesso vino versato dalla stessa bottiglia è probabile che stiamo bevendo vini diversi e dunque… ogni scambio di opinione è inutile. Se io trovo il vino eccezionale e tu lo trovi mediocre la spiegazione più semplice è che la tua bottiglia sia, per qualche motivo, sotto-performante. Non è necessariamente colpa di nessuno (conservazione, tappo, etc.), semplicemente il vino è vivo e la tua bottiglia è evoluta diversamente dalla mia. E’ la spiegazione più probabile? Certo che no! Ma è la spiegazione meno faticosa…
- le fasi di chiusura: eccolo qui l’altro passepartout per troncare ogni approfondimento enoico. “I nebbiolo 2010 sono entrati in fase di chiusura, riaprilo tra 5 anni quel Barolo di Beppe Rinaldi e vedrai…”. Anche in questo caso pur non negando l’esistenza di queste casistiche e l’esistenza di fasi di chiusura e finestre di bevibilità, quasi mai prendiamo in considerazione tutti i casi che smentiscono questa tesi (nell’esempio citato, i tanti nebbiolo 2010 bevuti che risultano invece aperti e golosi).
- il giorno radice: si tratta del più sconsigliato giorno per aprire i vini , in particolari se ottenuti da pratiche biodinamiche, secondo il calendario lunare di Maria Thun. In pratica, la luna influenzerebbe non solo la semina, la raccolta e le altre pratiche agricole (e di cantina, come ad esempio i travasi o gli imbottigliamenti) ma avrebbe un impatto significativo anche sulla performance del vino in fase di degustazione. Insomma, prima di aprire il tuo prossimo La Tache, consulta il calendario o una delle varie app a disposizione sull’argomento.
- bottiglia “viaggiata” o problemi di conservazione: qui la colpa è di chi ha mal conservato o trasportato il vino e la divergenza di opinioni dipenderà sicuramente da questo, piuttosto che da una soggettiva valutazione del vino.
- lotto sfigato: quest’ultimo alibi è uno dei più subdoli! Infatti non sono poi molti i produttori, soprattutto di dimensioni medio piccole, che fanno massa unica prima di imbottigliare. Ecco perché possono diffondersi leggende sui lotti sfigati o buoni da comprare di un certo vino.
Naturalmente gli alibi che ho riportato sono solo i più frequenti, me ne potrei essere dimenticato qualcuno. Se te ne vengono in mente altri segnalalo nei commenti! Peraltro, i 5 alibi hanno, a volte, un fondo di verità e non sono sempre campati per aria. Ma quello che mi colpisce e che volevo provocatoriamente raccontarti è: perché facciamo così fatica ad accettare la soggettività nel mondo del vino? Perché è così difficile accettare che abbiamo gusti e sensibilità diverse? Infine, perché se abbiamo un’opinione diversa su un certo vino, “uno dei due sbaglia”? La degustazione del vino non è un gioco a somma zero, in cui io vinco e tu perdi, tu hai ragione ed io ho torto…e se fosse invece uno splendido gioco a somma positiva in cui entrambi impariamo dal confronto di opinioni diverse?
giusto per segnalare che la #1 appare figlia della massima di Eraclito, secondo cui ” non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume”.
Di conseguenza non si potrebbe bere due volte lo stesso vino… 😉
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Grazie Paolo, oggi voliamo altissimi.
Ma tu che ne pensi? Applicando rigidamente la massima tutte le nostre chiacchiere ed il nostro accapigliarci sul vino sarebbe tempo perso. (Sigh!)
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