Il vino degustato oggi ha fa parte di una serie di vini che circa un anno fa ho acquistato presso La Soufrandière, produttore biologico e biodinamico del Mâconnais. Ne avevo parlato in questo post: Ai confini della Borgogna: il Mâconnais dei Bret Brothers & La Soufrandière.
Svariati mesi di vetro hanno fatto più che bene al vino in questione, che ho trovato decisamente gustoso.

Pouilly-Fuissé Climat “En Chatenay” 2017 – La Soufrandière
Giallo paglierino con qualche riflesso dorato.
Primo naso su una delicata nota di polvere da sparo che, dopo pochi istanti, lascia spazio a note di agrumi come il pompelmo ed il cedro, mineralità chiara e burro alle erbe.
Lo sviluppo è condotto dall’acidità, tesa e ficcante ma non verde, anzi ben integrata nella materia: la progressione infatti è di grande dinamica. L’eleganza e l’equilibrio contraddistinguono la beva che è decisamente “scorrevole”.
Chiusura di agrumi e sale con un pizzico di tannino a fornire ulteriore grip. Persistenza molto lunga.
Plus: a differenza di certa Borgogna bianca aristocratica – spesso impettita e rigida dietro un manto sensoriale fatto di note lattiche, sensazioni grasse, barrique & bâtonnage – qui ci troviamo di fronte ad un vino che si propone agile e fresco, che si beve con grande piacere ma che non rinuncia a espressività ed eleganza.
L’abbinamento ad un filetto di morone alla ligure ha funzionato egregiamente.
90