Champagne Blanc de Blancs premier cru – Hugues Godmé

L’azienda Hugues Godmé si trova nella zona della Montagne de Reims, particolarmente vocata al pinot noir. Hugues Godmé se la cava egregiamente anche con lo chardonnay, a giudicare dal Blanc de Blancs che abbiamo nel calice.

Produttore artigiano biologico e biodinamico, Hugues Godmé segue con cura i suoi 8 ettari di vigna.

Il vino che abbiamo assaggiato, con sboccatura del settembre 2021, è piuttosto ricco al naso (data la zona) su note agrumate e lievemente biscottate, poi zenzero, carpaccio d’ananas e anice, bocca di buona sostanza ma anche di acidità freschissima, dosaggio praticamente nullo (come si usa ora, a volte a sproposito mi permetto di dire, non è questo il caso).

Da abbinare a un bel rombo al forno con patate e porcini, vista la stagione, non relegatelo all’aperitivo!

Gregorio Mulazzani
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Champagne premier cru “Nature de Craie” – Laherte Frères

Nature de Craie, il nome di questo champagne di Laherte Fréres dice già molto. Trattasi di un blanc de blancs non dosato, dégorgement 04/22, che non leggano gli amanti degli champagne vinosi, muscolosi o con sentori di pasticceria, qui ci troviamo di fronte ad un’espressione di gesso e calcare puro, splendida interpretazione dello chardonnay più cristallino della zona sud della Côte des Blancs.

Unica pecca averlo stappato troppo presto, lasciatelo in cantina ancora qualche anno se riuscite. Naso di buccia di limone, anice, gesso appunto (la mitica craie), bocca puntuta ma elegante mai aggressiva, oggi come oggi da abbinare ad un carpaccio di branzino o un sashimi di capesante.

Laherte Frères si conferma grande produttore (e dai prezzi ancora più che onesti, giusto sottolinearlo soprattutto oggi).

Gregorio Mulazzani
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Il Prestige … di una cooperativa in Champagne

Parliamo spesso di Champagne di importanti récoltant manipulant (RM), non mancando di apprezzare i grandi vini delle più note (al grande pubblico) maisons; oggi invece vi raccontiamo di un’altra importante realtà nel panorama vitivinicolo in Champagne, quella rappresentata dalle Cooperative, in grado di raggiungere molto spesso livelli qualitativi più che buoni.

Champagne Prestige 2007 Grand Cru brut, Blanc de Blancs – Le Mesnil

Siamo a Le Mesnil-Sur-Oger, villaggio Grand Cru nella Côte de Blancs, dove nel 1937 fu fondata da un piccolo gruppo di vignaioli una cooperative de manipulation (CM) che al momento raggruppa 622 soci conferitori per un totale di 318 ettari; la cantina si chiama Le Mesnil, imbottiglia e commercializza a proprio nome ma vende anche parte del proprio raccolto.

Prestige è il nome del loro champagne millesimato, in questo caso la 2007 (annata considerata media, con un luglio freddo, umido, piovoso che ha costretto, in generale, a molti trattamenti in vigna), da vigne di chardonnay classificate Grand Cru di circa 40 anni. Niente malolattica, 12 anni sui lieviti, sboccatura nel 2020 con un dosaggio 10,6 gr/l.

Il naso è ampio e variegato, dalle più classiche note di pasticceria a quelle intense di zenzero e albicocca canditi, con ancora rimandi a fiori gialli. In bocca ha una buona struttura e lunghezza, ma soprattutto ne si apprezza la freschezza (dovuta anche alla malolattica non svolta).

Ben abbinato a merluzzo mantecato e con polenta bianca grigliata.

Cosa c’entra la foto di un acquedotto romano? Abbiamo bevuto Prestige 2007 ad Acqui Terme, una cittadina piemontese ricca di storia che ci permettiamo di consigliarvi per una gita fuori porta.

Alessandra Gianelli
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Champagne non dosé “La Cave” – Tristan Hyest

Non tutti sanno che, a volte, alcuni produttori di Champagne – soprattutto i più piccoli e dinamici – confezionano per distributori, rivenditori o importatori fedeli, delle cuvées personalizzate nel dosaggio o nell’affinamento. É il caso del vino di cui ti parlo oggi, prodotto da Tristan Hyest espressamente per la bella enoteca Tregalli di Senigallia.

Spendo volentieri due righe sull’enoteca Tregalli: se passate a Senigallia andate assolutamente a conoscere di persona Andrea Ruggeri e la moglie, appassionatissimi di bollicine francesi e importatori di champagne dal prezzo davvero centrato. Sempre in zona non mancate neppure una sosta gourmet dal Clandestino di Moreno Cedroni, location da lacrime ed ottimo menù.

Torniamo allo champagne che abbiamo nel bicchiere. Si tratta di un assemblaggio di meunier (60%), chardonnay (30%) e pinot noir (10%), con un 40% di riserva Solera. Sboccatura 03/22, quindi assai giovane, produttore oggi in grande ascesa e molto chiacchierato, onestamente altre cuvées assaggiate recentemente non mi avevano così convinto, questa è invece davvero interessante: naso gessoso ma soprattutto “terroso” da meunier, con note di lievissima ossidazione, bocca molto tirata di bella materia e profondità (grazie alla Solera), torna la sensazione terrosa, il sorso è sgrassante, ha ancora diversi anni davanti per esprimersi al meglio.

Da abbinare a dei tagliolini ai porcini o perché no, spaziamo nel far east, ad un’anatra pechinese fatta come si deve (fortunatamente questo splendido piatto ormai si trova anche in Italia).

Gregorio Mulazzani
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Champagne Les Rachais 2012 – Francis Boulard & Fille

Sempre convincenti gli champagne Francis Boulard & Fille. Da qualche tempo Francis, ritiratosi in Normandia a fingere di fare il pensionato, ha lasciato il timone all’altrettanto talentuosa figlia, Delphine.

Siamo ai piedi della “Montagne” de Reims, quindi fuori zona classica Côte des Blancs, i Boulard sono stati tra i pionieri del biologico/biodinamico; la figlia ha portato sicuramente più pulizia e definizione ai vini, seppur ottimi, del padre. Sempre lunghissime le permanenze sui lieviti (a differenza di altri “furbetti” che sono tanto di moda ora con prezzi osceni e due anni, se va bene, di permanenza sui lieviti) quest’annata 2012 è stata sboccata a giugno 2021, un’unica vecchia vigna di chardonnay su suolo siliceo/calcareo con fermentazione malolattica svolta. Al naso molto complesso si sente la “terrosità nobile” della zona, lieve ossidazione controllata, con l’aereazione escono fuori poi sentori di agrumi canditi, gesso, anice, cedro. In bocca è potente, pieno, non certo uno Champagne da sushi, qui ci vogliono conigli, fagiani, funghi, insomma piatti invernali e strutturati.

Gregorio Mulazzani
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Champagne Brut Nature – Drappier

Se si giocasse una partita “a suon di terroir” i récoltant manipulant si garantirebbero la vittoria sulle maison, ma non sarebbe affatto scontata.

Esistono tanti récoltant manipulant che, possedendo poca vigna, gioco forza valorizzano il terroir, altri che, adottando pratiche più industriali sia in vigna (diserbo chimico, fitofarmaci…) che in cantina (ampie correzioni sui vini clair, tiraggi precoci, affinamenti corti…) ottengono un prodotto non particolarmente espressivo.

Di contro, alcune maison hanno fatto dell’esaltazione del terroir il loro biglietto da visita: una è certamente Drappier, qui sotto rappresentata con il suo Brut Nature, 100% pinot nero dell’Aube.

Uno champagne schietto, preciso, perfetto al naso come in bocca. Centrato anche nel prezzo.

Nota: la degustazione e gli spunti di cui sopra fanno seguito alla serata “Terroir e Artigianalità” tenuta da Samuel Cogliati in Ais Milano a fine Aprile.

Alessandra Gianelli
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Champagne Special Club 2014 – Pierre Gimonnet

Pierre Gimonnet & Fils è un conosciutissimo e affidabilissimo produttore di champagne – per una volta dai prezzi di vendita da sempre più che corretti – che ci capita di bere con una certa regolarità.

Questo Special Club è da anni la sua selezione “top”, ovviamente rigorosamente blanc de blancs della “côte nord” Cramant, Chouilly, Cuis, 4 anni sui lieviti e dosaggio 4 gr/litro, produzione limitata a circa 25.000 bottiglie, come nel suo stile naso delicatissimo che spazia dall’agrume amaro, all’anice, al confetto di Sulmona; bocca precisa, cesellata, elegante, con un perlage finissimo, acidità equilibrata, da abbinare ad un carpaccio di ricciola o anche a dei delicati nigiri della tradizione giapponese.

Gregorio Mulazzani
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Champagne l’Aérienne 2004 – Tarlant

Poche settimane fa abbiamo già parlato di questa antichissima, serissima e ultimamente sempre più blasonata, maison di Oueilly.

L’Aérienne 2004, sboccatura 2018 e zero dosaggio (come da stile di questa maison, lunghissime permanenze sui lieviti e appunto dosaggio nullo per preservare al massimo l’integrità territoriale), blend di chardonnay (70%) e pinot noir (30%), senza fermentazione malolattica.

Naso con classici lievi accenni di ossidazione, voluta, sensazioni minerali profondissime di gesso e calcare, poi zenzero, liquirizia, bocca impressionante per acidità e “droiture”, certo non uno champagne per tutti ma che regala emozioni a chi lo sa ascoltare, sontuoso e lussuoso aperitivo in abbinamento con delle ottime polpette di baccalà o freschissime alici fritte.

Gregorio Mulazzani
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Champagne extra brut “Le Mont Benoit” – Emmanuel Brochet

Emmanuel Brochet è un produttore divenuto ormai di culto, con bottiglie introvabili a prezzi di conseguenza in salita.

Le Mont Benoit è una cuvée “di ingresso” ancora abbordabile a livello di prezzo, assemblaggio di annate 2016 e 2015 con presenza pressoché paritaria dei tre vitigni classici. Lieviti indigeni, non filtrato, produzione di circa 11.000 bottiglie (per questa etichetta).

Una bottiglia importante ma senza essere assolutamente pesante, certo la materia c’è e si sente, naso caleidoscopico di mineralità profondissima, scura, che tende alla grafite, note di bosco autunnale (foglie secche e funghi), radice di liquirizia, malto, rabarbaro, tamarindo e arancia amara. La bocca è potente, di volume, finale con acidità perfetta a chiudere.

Ancora molti anni davanti, da abbinare ad una faraona al forno o anche ad un’anatra o oca.

Compratelo finché si può e si trova (pur con difficoltà a dire il vero).

Gregorio Mulazzani
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Champagne les Noces Blanches Louis Nicaise

Uno strepitoso rapporto qualità prezzo per questo Blanc de Blancs di Louis Nicaise.

Les Noces Blanches provenie dalla Montagne de Reims (Hautvillers Premier Cru su suolo calcareo), è ottenuto ad un assemblaggio di 9 annate da vigne vecchie piantate ad inizio e fine anni 80, e infatti si sente la materia “profonda”. La massa affina per il 70% in legno e la restante parte in inox.

Naso estremamente minerale che si muove tra l’agrume amaro, lo zenzero, una nota gessosa evidentissima, bocca impressionante per grip acido/calcareo con finale preciso, dosaggio che ufficiosamente è sugli 8 grammi litro quindi non bassissimo ma non disturba per nulla, anzi al contrario equilibra il tutto.

Beva “pericolosa” (si finisce tranquillamente una bottiglia da soli cucinando), da abbinare a delle crudité di mare iodate (coquillages, ostriche, ricci, …).

Una spremuta di terroir che si trova a circa 40 euro sullo scaffale.

Gregorio Mulazzani
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