Serata estiva degustando Champagne, Chablis e Fleurie

Come combattere l’afa e le zanzare dell’estate milanese? Un tentativo potrebbe essere quella di cercare sollievo degustando qualche vino adatto alla stagione, magari in buona compagnia e con cibo all’altezza.

Qualche giorno fa la redazione di Vinocondiviso ha messo in atto il piano, non siamo del tutto riusciti a vincere l’afa e le zanzare, ma ci siamo divertiti. Ecco il resoconto della serata tenutasi presso la Vineria Mesté, non solo ben fornita di vini naturali, ma anche di un’ottima mano in cucina.

Ecco i vini bevuti.

Champagne Rosé des Lys grand cru extra brut 2008 – Philippe Lancelot

Il domaine Philippe Lancelot, si trova a Cramant ed il rosé che abbiamo nel calice è ottenuto da chardonnay in prevalenza con un 5% di pinot noir. Il colore è un rosa trasparente che tende alla buccia di cipolla, primo naso di netta mineralità gessosa e calcarea, poi note di frutta sia fresca (anguria, lamponi schiacciati), sia secca, nel tempo esce persino un tocco di liquirizia. Bocca di grande equilibrio e misura, delicata e fresca, ma senza nulla fuori posto, neppure nell’acidità che è ben calibrata e “dissetante”. Bella sorpresa, un produttore in Champagne certificato bio ancora poco noto ma promettente.

Coteaux Champenois Blanc “Confiance” – Franck Pascal

I vini fermi di Champagne non si bevono tutti i giorni, fino a pochi anni fa erano considerati di seconda/terza fascia rispetto alle bollicine…eppure in questi ultimi anni stanno tornando alla ribalta e sempre più produttori completano la loro gamma con vini fermi curati e ben fatti. Le quantità sono ancora limitate, soprattutto delle versioni in bianco, come questa che abbiamo bevuto. Ottenuto dalla classica triade chardonnay, pinot meunier e pinot noir e da quattro annate differenti (2014, 2015, 2017, 2019), il vino si presenta in veste paglierino pallido, il naso però ha carattere e una certa ampiezza: agrumi, papaya, un tocco vegetale, uno sbuffo affumicato… sorso elegante e dinamico, la bassa gradazione alcolica e la verve acida agevolano la beva, un vino non emozionante ma ben fatto e che potrebbe riservare qualche sorpresa dopo un ulteriore affinamento in vetro.

Chablis 1er cru Montée de Tonnerre 2018 – Domaine Soupé

Vino interessante questo Montée de Tonnerre del Domaine Soupé, ottenuto da vigne di oltre 60 anni di età. Il colore è giallo paglierino con riflessi verdolini, olfatto floreale, accompagnato poi da melone bianco e un tocco vegetale tra il cetriolo e la clorofilla. Il tocco marino e di conchiglie che contraddistingue i migliori Chablis resta in sottofondo. Lo sviluppo in bocca è stuzzicante, la freschezza gioca un ruolo importante nel fornire profondità, la chiusura è tersa e sapida.

Fleurie vieilles vignes 2019 – Joubert

Vino naturale ottenuto da vigne molto vecchie di gamay, fermentazione spontanea, macerazione semi carbonica, nessuna aggiunta di solforosa in vinificazione…per un risultato nel bicchiere “istintivo” e goloso. Lamponi, violetta, geranio, un tocco dolce che ricorda lo zucchero a velo, in bocca il tannino è carezzevole, la materia scorrevole e gustosa. Chiude su ritorni di frutta rossa. Vino rosso da bere leggermente fresco per chi non vuole rinunciare ai vini rossi anche d’estate!

Diego Mutarelli
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Cucina giapponese e vini…a Milano

Oggi ho il piacere di raccontarti di una serata conviviale trascorsa a Milano, nel nuovo ristorante giapponese Ichikawa. La particolarità del ristorante, oltre naturalmente alla presenza del maestro Haruo Ichikawa in persona, è che si può mangiare unicamente secondo la formula omakase: un percorso di degustazione che cambia secondo l’estro e le materie prime a disposizione dello chef.

Naturalmente non potevano mancare i vini!

Gli champagne:

Champagne Brut Cuvée Fleuron 2008 – Pierre Gimonnet

Champagne Brut 2008 – Lallier

Champagne Extra-Brut Les Grillons 2011 – André Robert

Champagne Nature Violaine 2010 – Benoit Lahaye

Champagne Nature Rosé Zero – Tarlant

Champagne Extra-Brut Rosé de Saignée – Laherte Frères

Sugli scudi i due rosé di Tarlant e Laherte: il primo è uno champagne rosé molto fine al naso, di grande mineralità e suadenza (calcare, lampone, fiori secchi) con un incedere in bocca acido e profondo, ma la materia integra bene l’abbondante freschezza lasciando il cavo orale piacevolmente saporito e terso; il secondo è invece uno champagne più carico, a partire dal colore più scuro, per continuare con un olfatto maturo e ferroso di grande fascino, il sorso è di contro estremamente soave, con perlage molto elegante e delicato e allungo cremoso e carezzevole. Sul podio anche un sorprendente Lallier che, nel millesimo 2008, sforna uno champagne di grande carattere, che piacerà a chi non disdegna un tocco ossidativo ed una chiusura di leggera astringenza, salatissima e profonda.

I vini bianchi:

Anjou Bastingage 2016 – Clos de l’Élu

Muscadet Sèvre et Maine Gorges 2014 – La Pépière

Sancerre Clos La Néore 2015 – Vatan

Chablis 1er cru La Forest 2007 – Dauvissat

Batteria “vinta”, inaspettatamente, dal Muscadet de La Pépière, vino di una mineralità chiara stupefacente che fende il cavo orale agile ma ineluttabile, ficcante e profondo, per chiudere su pregevoli ritorni marini. Ottimo anche lo Chablis di Dauvissat che sembra però all’apice e più che soddisfacente il Clos La Néore di Vatan che, pur non toccando le vette di alcuni millesimi indimenticabili, mostra anche in quest’annata il suo carattere essenziale e minuto, tenace ed autorevole.

I vini dolci:

Riesling Mosel Auslese Wehlener Sonnenuhr 2010 – Joh. Jos. Prüm

Buca delle Canne 2006 – La Stoppa

Due vini diversissimi tra loro ma di grande pregio. Il riesling di Prüm è un fuoriclasse che alterna note dolci di spezie e frutta matura a note più aspre di agrumi e vegetali. Il sorso è meraviglioso: delicato e saporito, freschissimo, tutto giocato sugli agrumi e il sale. Il Buca delle Canne, prodotto in rare annate da La Stoppa, da acini di semillon colpiti da Botrytis cinerea, è un vino dal portamento maturo e morbido: fichi, datteri, zafferano, agrumi e zenzero…accompagnano il vino che risulta concentrato nel sapore e carezzevole nella chiusura.

La pizza de La Piccola Ischia di Milano: da “best in class” a una tra molte…

Le pizze napoletane a Milano sono spuntate come funghi, te ne ho parlato spesso. Accanto a nuove aperture deludenti ce ne sono state molte di qualità. Oggi chi abita a Milano, se vuole un’ottima pizza napoletana, può scegliere, ad esempio, tra le pizzerie di Gino Sorbillo, Capuano’s, Pizzium, Piz, Starita, Lievità, Ambaradan, L’Antica Pizzeria Da Michele…

Complice una pausa pranzo in zona ho deciso di tornare al passato, voltarmi indietro e…andare a ri-assaggiare una delle pizzerie più buone di Milano solo qualche anno fa. Ti sto parlando de La Piccola Ischia, che sbarcò a Milano alla fine degli anni ’90. Lunghe file e servizio sbrigativo si perdonavano facilmente per poter mangiare, anche a Milano, la vera pizza napoletana .

La Piccola Ischia sarà ancora “best in class” o è stata ridimensionata dalle nuove ottime pizzerie arrivate da qualche anno in città?

Per rispondere a questa domanda sono andato nella sede di Viale Abruzzi (La Piccola Ischia ha oggi ben 4 pizzerie a Milano) ed ho ordinato la Pizza Vesuviana che vedi in foto (fiordilatte, salsiccia e friarielli).

Salsiccia e Friarielli
Salsiccia e Friarielli

Ho trovato la pizza di buona fattura, in particolare mi sono piaciuti i friarielli e il sapore della salsiccia. Meno il fiordilatte che non era molto filante e contribuiva, soprattutto al raffreddarsi della pizza, a rendere l’impasto della pizza tendente al gommoso.

Insomma una pizza discreta che, se qualche anno fa poteva essere annoverata tra le migliori della città, oggi non regge per nulla il passo. Considerato poi il prezzo di 9,50€ per la pizza di dimensione media (si può ordinare anche piccola e grande)…

Insomma una pizza normale e pure piuttosto cara.

L’augurio è che la stella de La Piccola Ischia possa tornare a splendere rinvigorita dalla concorrenza di qualità che deve fronteggiare.

Tipografia Alimentare: un nuovo posto a Milano dove farsi sorprendere da vini e cucina.

Tipografia Alimentare è il nome di un nuovo bistrot che ha aperto a Milano in zona Gorla. Approfittando di una pausa pranzo sono andato a curiosare e… non me ne sono pentito!

Tipografia Alimentare
Tipografia Alimentare

Un semplice e lineare arredamento retrò riadatta una vecchia tipografia facendola diventare un accogliente bistrot di stampo nordeuropeo. Il locale promette artigianalità e originalità sia nella proposta gastronomica sia nella scelta dei vini, prevalentemente naturali.

La sera la cucina è chiusa quindi ti consiglio, se vuoi gustare il menu della Tipografia, di organizzarti per il pranzo, ne vale la pena! La proposta è limitata ma molto interessante e fa ampio uso di verdure e spezie, ma non è certo un posto per soli vegetariani. Il menu è così suddiviso in 5 categorie: Insalata / Proteina / Verdura / Crostone del giorno / Dolci e Frutta.

Ho esitato a lungo, nella sezione Proteina, tra “Tartare di pecora, piselli, tarassaco, maionese” (12 €) e “Uovo cremoso, senape, luppolo, ortica, aglio orsino” (5 €), optando infine per quest’ultimo. Piatto goloso, con l’uovo che si accompagnava benissimo all’ortica. Molto interessante.

Ho poi scelto, dalla sezione Verdura, “Carote, sommacco”, lo vedi in foto: due carote di Polignano cotte al forno con il sommacco, una spezia ottenuta dai frutti di una pianta presente sia in Medio Oriente sia in sud Europa (in Italia in particolare nelle province di Trapani e Palermo). Il tutto sormontato da rondelle di carota e ancora da sommacco. Il gusto acidulo della spezia si sposa benissimo con la dolcezza della carota. Piatto sorprendente, un assoluto di carota che mi ha lasciato a bocca aperta: buonissimo!

Peraltro abbinamento perfetto con il vino che ho scelto, Attention Chenin Méchant 2016 – Nicolas Reau, uno chenin di grande personalità: agrumi e mare appoggiati su un leggero sottofondo mielato. Acidità succosa ma non aggressiva in bocca per un finale profondo, aggraziato e salatissimo.

Pizzeria Gourmand, le pizze regionali di Sorbillo a Milano

Un’ottima pizza napoletana letteralmente a pochi passi dal Duomo di Milano? Ebbene sì, è questo che promette la Pizzeria Gourmand che Gino Sorbillo ha aperto a Milano da qualche tempo.

Pizze dall’impasto morbido e soffice, ben idratato, con ricercati ingredienti regionali e cotte in forno elettrico. Insomma, pizze che si distaccano, ma non troppo, dalla tradizione.

Pizzeria Gourmand, Sorbillo
Pizzeria Gourmand, Sorbillo

A pranzo è disponibile il menu pizza regionale + bibita e limoncello a 12 €.

Ho scelto la pizza Calabria (quella che vedi in foto). Impasto di un mix di farine Caputo (00 + Tipo 1) con N’duja di Spilinga, Cipolla di Tropea, Formaggio Pecorino Crotonese, Gocce di Pomodoro, Mozzarella e Basilico.

La pizza è molto buona, equilibrata, considerando l’assemblaggio di ingredienti molto saporiti… Pecorino, n’duja e cipolla sembrerebbero un mix piuttosto hard ed invece, alla prova dei fatti, si rivela armonico e piacevole. La pizza è sì sapida, ma non ti lascerà assetato.

 

Pizzeria Montegrigna, Legnano: un’ottima pizza ma…non chiamatela napoletana!

Era da tempo che volevo provare la pizzeria Montegrigna di Legnano, anche detta Tric Trac. Il pizzaiolo di origine campana, Bruno De Rosa, è infatti da molti anni – ben prima della moda delle pizze gourmet – una figura mitologica. Leggevo dei suoi impasti speciali, delle sue pizze gourmet piene di ingredienti ricercati, della cura con cui vengono preparate le pizze e dei conseguenti, a volte biblici, tempi di attesa…

Ebbene com’è la pizza?

Prima di rispondere alla domanda occorre fare una premessa sulla filosofia del pizzaiolo. Il suo merito principale è stato quello di recuperare impasti speciali e da “grani antichi” ben prima che si parlasse così spesso di questi temi. E di farlo non in una metropoli, ma nella periferia di un paese a nord-ovest di Milano, Legnano, che non può certo dirsi sulle rotte gastronomiche o turistiche.

Il passaparola tra i gourmet è stato immediato, le recensioni entusiaste una conseguenza naturale, le segnalazioni nelle principali guide l’esito scontato.

Il menu è molto ricco, addirittura sbalorditivo; il numero di pizze e di impasti tra cui scegliere è impressionante. I prezzi non sono certo bassi così come però la qualità degli ingredienti proposti.

Ho scelto una pizza con impasto Enkir (impasto ottenuto da grano selvatico enkir monococco biologico e farina 00): pizza Elisir con pomodoro, fiordilatte, primosale, alici del Mar Cantabrico, capperi di Pantelleria, pomodorini passiti, bitto, origano di montagna, olio evo (14 €).

Pizza Elisir (Pizzeria Montegrigna)
Pizza Elisir (Pizzeria Montegrigna)

La pizza ha una dimensione media ed appare sottile con cornicione poco pronunciato. Al taglio della fetta l’impasto di presenta piuttosto “compatto”, non elastico come le classiche pizze napoletane. Siamo ben lontani dalla croccantezza comunque. Occorre considerare che quando non si usa in prevalenza farina 00 è inevitabile che l’impasto risulti più consistente e meno morbido.

Il gusto della pizza è molto equilibrato con i numerosi ingredienti che ben si amalgamano. Si mangia di gusto e la sensazione è comunque di una pizza digeribile e leggera.

Consiglio la visita e chi è pronto ad assaggiare pizze che si discostano dalla ortodossia della scuola napoletana e voglia provare impasti particolari ed ingredienti di qualità.

Rimarrà invece deluso chi considera la pizza, con la P maiuscola, quella che percorre il solco della tradizione di Napoli e dintorni.

Si potrebbe aprire un dibattito infinito sull’utilizzo delle farine ricche di fibre vs. le farine più raffinate. Mi limito a far notare che la farina raffinata è una “conquista” relativamente recente e che le pizze di inizio secolo, anche a Napoli, erano necessariamente prodotte con farine ricche di fibre.

 

Pizzeria Ambaradan: quando il prezzo della pizza lo decidi tu!

Pizzeria Ambaradan

Ha avuto un’eco nazionale l’iniziativa della pizzeria Ambardan che ha aperto da poche settimane a Milano in via Castelvetro: il prezzo della pizze, dei dolci e persino della birra artigianale lo decidi tu in base al tuo grado di soddisfazione.

Vuoi un esempio? La tua pizza marinara potrai giudicarla su una scala composta da tre gradini: Migliorabile – Buono – Ottimo. Ed il prezzo che pagherai sarà consequenziale: 5 € – 6 € – 7 €. Se deciderai di pagare il conto massimo, la differenza tra Ottimo e Buono andrà al personale del locale.

Iniziativa di marketing, certo, ma anche di apertura e voglia di dialogo con la clientela che ormai a Milano è diventata molto esigente in fatto di pizze!

Titolare della pizzeria Ambaradan è Paolo Polli, ben noto per le sua birra artigianale BQ ed i locali collegati.

Per cominciare ho assaggiato una montanarina fritta con zucca violina e pecorino, molto molto buona sia nell’impasto, sia nella frittura leggera e, da ultimo, anche nell’abbinamento zucca / pecorino veramente azzeccato.

Veniamo alle pizze. Come sempre quando vado per la prima volta in una pizzeria sono andato sul classico, quindi Marinara e Margherita. Le pizze sono di stampo napoletano con cornicione medio e cottura, in forno a gas, molto attenta e non troppo rapida. Insomma la pizza non rischia di arrivare poco cotta ma non è di certo croccante! Il mix di farine utilizzato è di tipo 1 (in prevalenza) e di tipo 0, con un’idratazione del 74%.

Mi è piaciuta molto la Margherita i cui ingredienti sono di grande qualità, in particolare il pomodoro mi è parso eccellente. Non vi è alcuna spolverata di grana e l’olio, molto delicato, è usato con parsimonia. La pizza risulta leggera, digeribile e gustosa. Lo stile elegante è confermato anche sulla Marinara che avrei forse preferito con un po’ più di “grinta”, insomma aglio e origano avrebbero dovuto, a mio parere, caratterizzare di più il sapore della pizza.

Molto interessanti i dolci, le cui porzioni sono piuttosto generose. Ho assaggiato un cremoso al cioccolato molto buono ed un tiramisù gustoso e “lieve”.

Insomma, un’altra pizzeria da frequentare assiduamente!

Pizzium, 3 pizzerie a Milano in meno di un anno. Ma la pizza com’è?

Pizzium: pizza Campania

Clamoroso il successo che sta ottenendo a Milano Pizzium. Tre aperture in meno di un anno. Alla prima pizzeria aperta in via Procaccini è seguita la seconda in via Anfossi ed ora è stata annunciata la nuova apertura in Viale Tunisia: il tutto in meno di 12 mesi. Per non parlare dell’imminente apertura di Brescia.

La ricetta è semplice e forse il suo successo deriva da questo: un menu fatto di pizze “regionali” che permette di mangiare delle pizze di stampo napoletano viaggiando per lo stivale; scelta accurata delle bevande (birra e vini in mescita non banali); ambiente giovane e fresco; prezzi centrati ed in linea con l’offerta di qualità.

E la pizza? Sono andato più volte a provare Pizzium (via Procaccini) e devo dire che la pizza è sempre stata molto piacevole, leggera e digeribile, curata negli ingredienti e dalla cottura attenta (il forno è a gas il che, secondo molti, garantirebbe una maggior uniformità proprio in fase di cottura).

Pizzium: pizza Campania
Pizzium: pizza Campania

Nella mia ultima visita ho assaggiato la Campania (Provola affumicata Caseificio Fior d’Agerola, salsiccia fresca artigianale Salumi Maestro Enrico e friarielli campani Sole e Terra del Vesuvio) che è risultata decisamente soddisfacente e direi “delicata”. Nessuna pesantezza, gli ingredienti non sovrastano la pizza ma accompagnano l’impasto elastico e non particolarmente sapido. Una pizza che forse pecca leggermente in “golosità” in favore però di un’impostazione che privilegia l’eleganza.

Più golosa e dagli accostamenti azzeccati è risultata la pizza Basilicata (Pomodorini rossi, scarola e olive nere).

Sarà capace Pizzium di crescere ancora mantenendo costante ed uniforme la qualità delle pizze delle sue diverse location? Se ci riuscirà in breve tempo potrebbe diventare la prima catena di pizzeria di stampo artigianale.

Capuano’s e la sua imperdibile pizza fritta

Pizzeria Capuano's

Luigi Capuano è un pizzaiolo napoletano a Milano ormai da parecchi anni, ben prima dell’hype che ha portato nel capoluogo lombardo Sorbillo, Michele Condurro, Starita, Giuseppe Vesi…solo per citarne alcuni.

Pizzeria Capuano's
Pizzeria Capuano’s

Negli ultimi anni le ottime pizze di Luigi Capuano si mangiavano (e si continuano a sfornare ancora oggi) presso la pizzeria Anema e Cozze di via Orseolo. Ma è solo da pochi mesi che ha aperto a Milano una pizzeria che porta il suo nome: Capuano’s in via Londonio 22 a pochi passi da altre due notevoli pizzeria come Pizzium e Sciuscià, entrambe in via Procaccini.

Ma…come si mangia? Dopo esserci stato più volte posso dire che pizza e servizio sono di ottimo livello: personale cordiale e sorridente, forno ben in vista, spazi ampi e puliti oltre che piacevolmente arredati. La pizza è napoletana classica senza cedere alla moda degli ingredienti esotici (il menù è comunque piuttosto articolato) e senza cornicioni esageratamente gonfi. Impasto molto buono e con la giusta sapidità, elastico e soffice, cornicione ben lievitato senza raggiungere dimensioni “a canotto”.

L'Antica, la pizza fritta di Capuano's
L’Antica, la pizza fritta di Capuano’s

La cottura nelle mie visite è stata perfetta, con Luigi Capuano sempre al comando delle operazioni anche a pranzo. Sugli ingredienti nulla da dire, in particolare molto buono il pomodoro e l’olio EVO, versato a crudo sulla piazza appena uscita dal forno.

Ma il vero punto di forza di Capuano’s è la straordinaria pizza fritta, la migliore della città.

Quella che vedi in foto è la pizza fritta L’Antica, con ricotta, provola affumicata, pepe, grana, cicoli, basilico e pomodoro.

La pizza si presenta splendidamente rigonfia e calda, croccante la pasta esterna. Appena la forchetta la incide si sgonfia facendo fuoriuscire l’invitante odore degli ingredienti all’interno…Il primo morso è dolcemente “scioglievole”, saporito, gustoso. Succulenza, golosità e fraganza in un sol boccone. La pizza si finisce senza alcuna fatica e si digerisce senza problemi, a testimonianza della frittura perfettamente eseguita.

 

 

Piz a Milano: semplicemente un’ottima pizza

Qual è la migliore pizza di Milano? E’ molto difficile rispondere a questa domanda. Per fortuna aggiungo. Infatti l’imbarazzo nel decidere qual è la migliore pizza di Milano dipende solo dalla numerosa offerta di alto livello che negli ultimi anni affolla la città meneghina.

In questo blog ti ho parlato di diverse pizzerie eccellenti a Milano, ma è arduo stilare una classifica vera e propria anche perché ad ogni nuovo assaggio, ad ogni nuova pizzeria provata, vi sarebbe il rischio di dover cambiare la top ten!

Oggi, se fossi costretto a stilare una classifica di Milano città (lasciando quindi da parte l’ottima Pizzeria P), sul podio metterei sicuramente Da Zero, Starita e Piz.

Piz, la pizzeria di Pasquale Pometto, si trova in via Torino, a pochi passi da piazza Duomo. L’ambiente è colorato e festoso, si respira un’aria frizzante. Insomma, nessuna ingessatura, tutto all’insegna della semplicità e della velocità (quando avrete finito la pizza potrebbero chiedervi di lasciare il posto ai clienti in coda fuori dal locale).

La semplicità che si percepisce negli ambienti e nel servizio si ritrova anche a tavola. Solo 3 le pizze tra cui scegliere: la Margherita DOP, la Marinara DOP e la Bianca Special (fiordilatte, parmigiano, erba cipollina, semi di papavero, olio evo).

Ho mangiato la Margherita ed assaggiato la Marinara.

L’impasto della pizza è molto idratato, sottile ed elastico, cornicione poco pronunciato. Degno di nota il pomodoro veramente molto buono, la presenza del Parmigiano DOP in entrambe le pizze assaggiate dà gusto e sapidità. Una pizza all’insegna della leggerezza e della semplicità insomma, lontana anni luce dalle mode gourmet.

Margherita DOP per quanto mi riguarda ai vertici di Milano, ma si sa… è questione di gusti: potrebbe non piacere così tanto a chi cerca nella pizza maggior “spessore e peso”, sia di gusto sia di impasto.