Raro Perpetuo ‘9 ‘0 ‘1 di Radovič, il terrano più elegante

Il terrano è un vitigno scorbutico, dall’acidità quasi indomabile e che dà origine in Carso a vini ruspanti e saporiti, riconoscibili e originali. Alcuni produttori da tempo vinificano il terrano con cura ottenendo risultati di tutto rilievo. E’ però la prima volta che incontriamo un terrano di questa eleganza e armonia.

Raro Perpetuo ‘9 ‘0 ‘1 – Radovič

Si tratta di un “esperimento” di Peter Radovič (esperimento che ci risulta verrà replicato) che assembla tre diverse annate di terrano (2019, 2020 e 2021) e che dà vita, in questo primo tentativo, a solo 270 bottiglie. La fermentazione avviene con lieviti indigeni ed una lunga macerazione sulle bucce, quindi il vino sosta in una botte di rovere esausta.

Il risultato è un vino di un bel colore rubino intenso con riflessi che vanno dal blu al porpora. Al naso si riconoscono netti i frutti di rovo (more, gelsi), quindi un tocco vegetale di canniccio/fieno e qualche spezie che rimanda al pepe verde e all’eucalipto.

Il sorso è gustosissimo, di buon volume, di una certa morbida avvolgenza il tutto però innervato da una scalpitante acidità che non deborda mai, anzi sostiene lo sviluppo come da dietro le quinte, senza rubare mai la scena alla dolcezza del frutto. Il vino è dinamico, leggero (12,5%) eppure di grande personalità. Il tannino in chiusura dà grip e allungo sapido.

Plus: un vino naturale dall’eleganza sopraffina.

Diego Mutarelli
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Ruje 2013, il grande rosso di Zidarich

Chi segue con regolarità questa pagine sa che il Carso vi compare spesso. La maggior parte delle volte ci siamo concentrati sulla vitovska e sulla malvasia, i vitigni a bacca bianca che la fanno da padrone sia commercialmente sia dal punto di vista degli ettari vitati. Questa volta parliamo invece di un grande rosso del Carso, il Ruje 2013, messo a punto da Benjamin Zidarich.

Si tratta di un blend di merlot (80%) e terrano (20%), due vitigni per molti versi antitetici: internazionale e aristocratico il merlot, autoctono e fieramente rustico il terrano. Due vitigni che però – come dimostra il vino che abbiamo nel calice – se acclimatati in vigne vecchie e con il giusto affinamento trascorso in legni di varia dimensione ed in vetro, possono integrarsi con una splendida sinergia. E così la materia fruttata e morbida portata in dote dal merlot si fonde e assimila perfettamente l’acidità irruente terrano. Il risultato è quello di un vino originale e coinvolgente.

Il colore è rosso rubino dai riflessi bluastri. Al naso inizialmente si riconosce la frutta matura (prugna) e una bella floralità. Poi si susseguono caffè, cioccolato fondente, un tocco di cannella, pepe nero, quindi un balsamico che ricorda gli aghi di pino. A bicchiere fermo il quadro si schiarisce ed esce un’intrigante nota di anguria.

Sorso voluttuoso, morbido e di volume ma senza alcuna mollezza, l’acidità del terrano fornisce slancio e allungo e sostiene lo sviluppo, il tannino è magistralmente estratto e la chiusura è lunga su ritorni di frutta rossa, spezie e grafite.

Una grande vino rosso del Carso che potrebbe accompagnare degnamente uno spezzatino di cinghiale al cacao.

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La vitovska ha trovato un nuovo grande interprete: Radovič

Abbiamo parlato di vitovska con una certa frequenza in questi ultimi anni. Si tratta infatti del vitigno a bacca bianca più nobile del Carso e che, a nostro avviso, incarna al meglio una certa visione del vino bianco contemporaneo. I migliori interpreti riescono infatti ad ottenere vini bianchi minerali e freschi, poco alcolici e dalla grande beva, senza rinunciare a dinamica e stratificazione. Il tutto in un terroir non certo semplice, il Carso ha un clima siccitoso in estate e rigido in inverno, le vigne si trovano su pendenze notevoli e su un suolo fatto di roccia calcarea e poca terra, la bora soffia senza sosta…ma si sa, spesso il vino buono nasce dai contesti più sfidanti.

Da qualche tempo tra i migliori vignaioli del Carso, ovvero Zidarich, Vodopivec, Skerk, Kante, Skerlj…sì è affacciato il giovane Peter Radovič, dell’Azienda Agricola Radovič. Per maggiori informazione sull’azienda ti invitiamo a leggere quanto avevamo riportato in questo post dello scorso anno; dedichiamoci invece al vino ottenuto da vitovska, il Marmor.

Vino Bianco “Marmor” 2021– Radovič

Si tratta di un vino ottenuto da 100% vitovska, macerata 7 giorni in tini di pietra carsica, fermentazione spontanea, 12 mesi di affinamento in legno usato, 2 mesi in acciaio inox prima dell’imbottigliamento. Dell’annata 2021 sono state prodotte solo 1.022 bottiglie di Marmor.

Giallo paglierino con riflessi dorati il colore. L’olfatto è un fantastico ossimoro nordico-mediterraneo: macchia mediterranea e roccia, pesca bianca e pietra focaia, un tocco di scorza di agrumi. Sorso dalla trama fitta e saporita, il liquido è caratterizzato da alcolicità contenuta (12,5%) ma materia gustosa, si distende grazie ad un’acidità ben presente e ravvivante, dinamica e allungo sono quelli di un grande vino. Chiude su ritorni di agrumi e note salmastre.

Plus: vino profondo, fresco ed elegante, dalla beva trascinante che nasce dalla mano di un vignaiolo di talento che rispetta ed esalta l’espressione della vitovska del Carso.

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Raro 2020, dal Carso con furore

Abbiamo già parlato dell’Azienda Agricola Radovič, produttore emergente del Carso. Ma se in quell’occasione avevamo degustato un suo vino bianco, oggi parliamo invece di un vino rosso del Carso ottenuto da lunga macerazione di uve terrano e krvavec. Fermentazione spontanea e affinamento di tre anni in rovere, acciaio e vetro per un vino fortemente identitario.

Raro 2020 – Azienda Agricola Radovič

Si presenta di un colore rosso rubino fitto, sull’unghia i riflessi porpora fanno pensare ad un vino ancora in fase giovanile.

Il naso è dapprima floreale di rose rosse e peonia, poi il frutto di rovo (more) e sentori che ricordano il bosco tra rimandi di foglie secche, muschio e aghi di pino.

Sorso caratterizzato dalla grande verve acida (il terrano è pur sempre della famiglia dei refosco), il vino risulta infatti succoso e profondo, molto goloso grazie ad un tannino sottile e aggraziato ed una progressione gustativa dinamica e di ottima stratificazione. Chiude lungo su ritorni di frutti di bosco aciduli e sale.

Come abbinamento territoriale consigliamo questo vino ad accompagnare dei saporitissimi e speziati čevapčići.

Plus: il terrano dà normalmente vita a vini originali ma rustici, dall’acidità quasi indomabile. A Radovič riesce la quadratura del cerchio, ottiene cioè un vino perfettamente varietale smorzandone gli spigoli senza però ricercare surmaturazione o eccessi di legno, ma grazie ad una sensibilità fuori dal comune. Poco più di 1.000 le bottiglie prodotte.

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Il Terrano 2017 di Zidarich

Su queste pagine i vini del Carso tornano regolarmente, ma ciò non ci impedisce di parlarne ancora se assaggiamo una bottiglia degna di nota. È il caso del vino di oggi ottenuto dal vitigno terrano, la varietà a bacca nera simbolo di questa terra. Il terrano fa parte della famiglia dei refosco, e con queste varietà – come da esempio il refosco dal peduncolo rosso o il refosco di Faedis – condivide una verve acida piuttosto spinta. I produttori cercano di addomesticare questa caratteristica tramite scelte in vigna volte a raccogliere uva perfettamente matura e scelte in cantina (macerazione sulle bucce piuttosto prolungata, utilizzo del legno, etc.) atte a fornire materia fruttata e morbidezza a compensare le durezze del vino. Quando si trova la quadratura del cerchio il terrano regala vini originali e complessi, di grande serbevolezza e dalla sorprendente longevità.

Venezia Giulia IGT Terrano 2017 – Zidarich

Rosso rubino compatto con riflessi ancora porpora. Naso espressivo di viola, china, ribes nero e fragoline di bosco, poi un tocco terroso/vegetale che richiama il muschio, il geranio, le radici. Non mancano le spezie con un cenno di pepe rosa.

Il sorso è caratterizzato dalla guizzante acidità che il vitigno porta in dote. L’acidità è però ben integrata nella materia del vino, che risulta fruttato e “polposo”, nonostante il basso tenore alcolico (12% sono ormai dei cigni neri per i vini rossi alle nostre latitudini). La progressione in bocca ha ottima stratificazione e profondità ed il vino si rivela saporito, sapido e persistente. La chiusura è pulita e fresca su ritorni di fruttini rossi e fiori.

Lo abbiamo abbinato ad un filetto di maiale alla senape.

Plus: vino di grande spontaneità espressiva ma dietro il quale si percepisce la mano felice del produttore che senza snaturare le caratteristiche varietali originali del vitigno riesce a tirar fuori una versione di terrano elegante e di facile beva.

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Questo vino del Carso è un Inkanto!

La magia del Carso e dei suo vini periodicamente ci ammalia. Questa volta parliamo di un produttore artigiano molto piccolo ma che sta già facendo parlare di sé da qualche anno. Si tratta dell’Azienda Agricola Radovič, una realtà che si dedica all’agricoltura da quattro generazioni. Ancora oggi l’impostazione è diversificata e lontana dalla monocoltura, infatti oltre alla vigna l’azienda possiede olivi, alberi da frutto ed api.

Torniamo però al vino, che è seguito in particolare dal poco più che trentenne Peter Radovič. Un ettaro di vigna, rese molto basse come il territorio aspro e difficile impone, sono quindi poche le bottiglie prodotte ogni anno. Le varietà presenti in vigna sono quelle autoctone, ovvero vitovska, malvasia istriana, terrano (oltre ad un “misterioso” vitigno di cui parleremo tra poco).

Abbiamo assaggiato l’Inkanto 2021, uvaggio ottenuto da una vigna mista, le cui varietà vengono raccolte e vinificate tutte assieme. Il blend è composto da circa il 33% di vitovska, il 33% di malvasia istriana e, a completamento, tre varietà sconosciute, o meglio fuori dal catalogo ampelografico. Di recente l’azienda ha scoperto che una di queste varietà è riconducibile alla glera, l’altra ad un particolare tipo di malvasia (biotipo della malvasia di Aurisina), mentre la terza varietà rimane ancora misteriosa.

Vino Bianco “Inkanto” 2021 – Radovič

Il vino che abbiamo nel calice effettua una macerazione non prolungata (3 giorni), fermenta spontaneamente e affina 12 mesi in botte, seguiti da 2 mesi di acciaio al fine di ottenere una decantazione naturale e quindi, da ultimo, 6 mesi in bottiglia. Solo 776 le bottiglie prodotte. La veste è un giallo paglierino con riflessi dorati. Il naso è delicato, fine e mutevole: parte su una nota di albicocca non matura, poi a seguire fiori di campo, foglia di menta, macchia mediterranea e delicata scia vegetale (felce), da ultimo, in sottofondo, una sussurrata eppure presente nota marina.

In bocca è essenziale, senza alcuna grassezza, con tenore alcolico limitato (12,5%) che supporta adeguatamente un vino dal corpo sottile e agile ma per nulla debole. Il vino invece è ben presente in bocca, concentrato nel sapore e di ottimo sviluppo e dinamica, l’acidità rende il sorso succoso fino alla chiusura che è lunga su netti ritorni salmastri.

Un vino perfetto per un bel piatto di spaghetti alle vongole e più in generale da abbinare ai molluschi.

Plus: un vino di impostazione naturale, spontaneo e immediato, ma preciso e ricco di dettagli e sfumature che rimandano immediatamente al territorio di origine.

Diego Mutarelli
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Zidarich ed il suo Carso: ti aspetti la Vitovska e trovi il Terrano!

Vinocondiviso è affezionato al Carso ed ai suoi splendidi vini. Ti ho parlato più volte di vitovska, di malvasia istriana e di Carso più in generale. È dunque con estremo piacere che pochi giorni fa mi sono recato all’enoteca Enoclub Malfassi di Milano per riassaggiare i vini di Zidarich, alla presenza del produttore.
La serata è stata molto piacevole tra conferme (i vini bianchi da vitovska e malvasia istriana) e vere e proprie rivelazioni (il terrano ed il suo potenziale di invecchiamento).

Degustazione Zidarich a Milano
Degustazione Zidarich a Milano

I vini:

Vitovska 2015
Colore giallo paglierino con riflessi dorati, la macerazione della vitovska non fa virare il liquido sui toni orange ed il profumo rimane estremamente elegante: lavanda, fieno, albicocca e pesca fresche, mineralità bianca. La bocca risulta scorrevole e di una certa morbidezza; manca forse un guizzo di acidità a ravvivare il sorso che però è ben bilanciato dai ritorni sapidi in chiusura (decisamente marina). 85

Vitovska “Kamen” 2015 (da magnum)
La fermentazione e macerazione (18 giorni) delle uve di vitovska avviene in tini di pietra del Carso, l’ulteriore affinamento in botti di rovere. Il naso è più ricco del campione precedente, ma resta decisamente equilibrato e fine: roccia, violetta, pesca gialla, cardamomo e… un tocco di alghe.
La bocca ha una materia fitta, sapida e – grazie ad un’acidità vivace – succosa. Molto lunga e profonda la chiusura caratterizzata da retrogusto di sale e uva.
Un vino giocato sull’eleganza e l’armonia ma senza perdere di intensità. 89

Malvasia 2015
Naso molto espressivo di fiori freschi, frutta gialla (nespola, pesca), uva sultanina e scorza di agrumi.
Bocca di buon volume, l’acidità lavora bene a compensare la materia e dare profondità al sorso. L’elegante tannino che si percepisce in chiusura dà grip. Finale leggermente amaricante di media lunghezza. 87

Terrano 2015
Rosso rubino con riflessi porpora che ne svelano la gioventù. Il vino ha un naso molto piacevole di fiori rossi, susina, china, violetta, chicco di caffè ed ancora more, mirtilli, corteccia. L’acidità è poderosa ma ben integrata e lascia il cavo orale succoso. Dopo la deglutizione la bocca resta salata ed il tannino, fine, dà sapore. Un vino se vogliamo semplice ma goloso nella sua immediata piacevolezza. 87+

Terrano 2007
Questo terrano si svela ancora vitale a 11 anni dalla vendemmia. Il tempo gli ha donato un tocco fané molto intrigante. Al naso sottobosco, fiori appassiti, prugna, cioccolato fondente ma senza arrendevolezza. Il vino infatti nel cavo orale si muove con una grande dinamica, ottimo volume ed intensità. L’acidità sostiene ed accompagna il sorso, il tannino dà spessore e sapore. La chiusura è caratterizzata da tannino ancora croccante e sapidità marina elettrizzante. Molto lungo su ritorni elegantemente floreali. 90

Diego Mutarelli
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Terrano 2015 – Lupinc

Oggi ti parlo di un vino del Carso, ma non della mia amata vitovska. Questa volta ti racconto del terrano, un vino rosso scontroso, molto acido e spesso rustico che viene servito, come vino da tutto pasto, nelle osterie della zona, le cosiddette osmizze. Il terrano di oggi è però di ben altra fattura pur mantenendo una piacevolezza da vino quotidiano. Si tratta del terrano di Lupinc.

Terrano 2015 - Lupinc
Terrano 2015 – Lupinc

Venezia Giulia IGT Terrano 2015 – Lupinc

La veste è un bel rosso rubino illuminato da riflessi porpora.

Olfatto accattivante e piuttosto variegato: susina, fiori rossi, pepe, china, lavanda…

Bocca saporita e beverina, l’acidità è sostenuta, come richiede il vitigno appartenente alla grande famiglia dei refosco. La verve acida è però ben addomesticata nel corpo del vino, che risulta equilibrato e di grande piacevolezza. Dopo la deglutizione la bocca resta sapida e succosa.

Plus: vino che coniuga irruenza e semplicità di beva.

85

Malvasia Istriana 2016 – Lupinc

Come sai i vini del Carso li frequento con una certa regolarità. Questa volta ti parlo però di un produttore che non ho mai commentato su questi schermi. Si tratta di Lupinc, un’azienda che fu tra le prime del Carso ad imbottigliare i propri vini.

Venezia Giulia IGT Malvasia Istriana 2016 - Lupinc
Venezia Giulia IGT Malvasia Istriana 2016 – Lupinc

Venezia Giulia IGT Malvasia Istriana 2016 – Lupinc

La malvasia istriana viene ottenuta tramite con una brevissima macerazione e senza inoculo di lieviti selezionati. Il 50% del vino affina per 9 mesi in botti di rovere, il restante 50% in inox.

Il vino si presenta in veste molto chiara (paglierino con riflessi verdolini), quasi a sottolineare la scelta produttiva originale da queste parti di non macerare lungamente sulle bucce.

Il naso è chiaro anch’esso: pesca bianca, agrumi, erbe aromatiche accennate…

La bocca in questa annata risulta relativamente rotonda, senza grandi asperità e con un leggero deficit di freschezza rispetto a quanto mi sarei aspettato. L’alcol pizzica leggermente ma lo sviluppo è progressivo e sapido il sorso.

Buona lunghezza su ritorni agrumati.

83

Plus: vino preciso, compìto e in qualche modo rassicurante, con grande coerenza naso/bocca.

Minus: da un vino del Carso mi aspetto anche spigoli, vento, sassi e asperità assortite…mi manca un po’ il carattere asciutto e minerale dei vini di questo territorio.

Marko Fon e la sua malvasia dal Carso sloveno

Ti ho parlato spesso di Carso e della sua uva regina, la vitovska. La malvasia istriana non è certo da meno e nel Collio goriziano e nel Carso se ne trovano grandi interpretazioni. Oggi ti racconto della malvasia di Marko Fon, di cui ho già recensito la vitovska 2014.

Marko Fon si trova a pochi kilometri da Trieste, ma in territorio sloveno. Sulle terre rosse e la roccia carsica Marko cura (il verbo non è casuale) 4 ettari di vigne di età compresa tra i 20 e i 100 anni. Nessun utilizzo di sistemici, diserbanti o concimi. Anche la vinificazione avviene secondo tradizione contadina: diraspatura manuale, lieviti indigeni, malolattica svolta e nessuna filtrazione. Insomma, un vino che, come riporta l’etichetta, è fatto in Carso con il cuore e le mani prima che con la testa.

Malvazija 2015 – Marko Fon

Il colore è paglierino con riflessi dorati.

L’olfatto è da da subito intrigante e pieno di energia: la parte fruttata va dall’albicocca fresca all’arancia, poi arriva in sottofondo la pera matura; un floreale di lavanda accompagna sentori più pungenti di timo e roccia.

Lo sviluppo del sorso è dettato da un bel dialogo tra un’acidità sontuosa ed integratissima ed una certa grassezza. L’esuberanza alcolica è ben gestita nel corpo di un vino non certo esile ma che si muove con una grande progressione.

La chiusura è di ottima profondità e lunghezza su note in retrolfatto di erbe amare.

88