Giovedì prossimo, 10 ottobre 2019, la nostra Alessandra insieme alla delegata ONAV Monza, Daniela Guiducci, ci porterà a spasso fra le pergole di schiava, percorrendone la storia e le zone di produzione. Sarà l’occasione per scoprirne l’eleganza.
Alessandra sotto le pergole di Schiava nei pressi del Lago di Caldaro
Tutte le informazioni per partecipare all’evento le trovi a questo link.
Ecco il viaggio:
Intorno al Lago di Caldaro
Lago di Caldaro Scelto Classico “Bischofsleiten” 2018 – Alto Adige DOC, Castel Sallegg
Lago di Caldaro Classico Superiore “Quintessenz” 2017 – Alto Adige DOC, Cantina di Caldaro
Si chiama James Wannerton ed è un uomo che assapora i suoni e le parole. E’ infatti affetto da una rara forma di sinestesia detta lessico-gustativa. In pratica i sensi del gusto e dell’udito non funzionano separatamente ma si mescolano nel cervello del sinesteta (sinestesia deriva dal greco e significa “percepire insieme”). E così Wannerton se ascolta la parola “parlare” sente il sapore di pancetta, “il rumore di matite che cadono” sanno di pane integrale, “aspettare” corrisponde al gusto patatine Marmite, al nome “Jackie” associa la liquerizia e a sua madre il gelato.
Leggere il reportage su Wannerton è strabiliante, te lo consiglio!
Sinestesia
In realtà forme di sinestesia meno evidenti di questa sono abbastanza diffuse (secondo alcuni studi circa il 4% della popolazione ne sarebbe affetto). Inoltre, non sorprendentemente, pare vi sia una correlazione molto stretta tra sinestesia, creatività e memoria: musicisti che “vedono le note” associandole ai colori (sinestesia suono-colore), pittori o artisti che associano segni grafici o lettere a colori (sinestesia grafema-colore), etc.
E così, si dice, la lista degli artisti/scienziati sinesteti sarebbe piuttosto guarnita: da Lady Gaga a Stevie Wonder, da Vladimir Nabokov a Duke Ellington, da Marilyn Monroe a Kandinsky…persino Leonardo da Vinci sarebbe stato un sinesteta.
Ed i degustatori? C’entra qualcosa il vino in tutto questo?
La degustazione del vino è un atto che coinvolge in modo complesso tutti i nostri sensi e, in modo più o meno inconsapevole, la mescolanza di questi viene riflessa nel lessico che utilizziamo per trasmettere l’esperienza (sin-)estetica che proviamo assaggiando un certo vino. Ed ecco che le note di degustazione utilizzano evocative figure retoriche di sinestesia parlando di “vini setosi”, “frutto croccante”, “colori caldi”, “sapori ruvidi”, “bouquet verde”, “vini puntuti”…
Un esempio?
Kras Sauvignon 2004, Josko Rencel Oro antico, netto. La florealità è pungente e irrequieta: accanto a sentori di nocciola e castagna appare l’evocazione del mare, come un residuo accompagnato dal vento; appena il vino si scalda nel bicchiere, l’alcol trascina altre sensazioni più radicali e ne tradisce la rusticità. Ciò non gli impedisce di crescere, aprendosi a un’imprevedibile varietà d’impronta autunnale. In bocca si distingue grazie a una progressione altrettanto naive, della quale fanno parte toni di carruba e frutta secca, salvia e bosso, che lo rendono ancora più originale; l’alcol non brucia, emerge il segno del rovere, ma il liquido è imprevedibile, bizzarro, delizioso.