Non è la prima volta che ti parlo dei vini de Le Due Terre, notevole azienda dei Colli Orientali del Friuli. Fino ad ora mi ero però concentrato principalmente sui loro vini ottenuti dai vitigni autoctoni friulani, ovvero friulano, ribolla gialla, schioppettino, refosco (vedi questo post oppure quest’altro). In questa occasione sono invece stato piacevolmente sorpreso dal merlot – vitigno considerato quasi “autoctono”, visto che è presente in Friuli dalla seconda metà del XVIII secolo – che per un attimo mi ha catapultato a Saint-Émilion!
Friuli Colli Orientali Merlot 2016 – Le Due Terre
Rosso rubino compatto il colore. Primo naso molto sul frutto, con prugna e confettura di amarene in evidenza, arrivano poi la cannella ed il cioccolato al latte, ma anche un delicato floreale rosso che esce a bicchiere fermo. Una raffinata nota balsamica completa il quadro aromatico.
Il sorso è ampio, con morbidezza fruttata in ingresso, la progressione è però profonda, per nulla “cedevole”, anzi il liquido si sviluppa con ottima dinamica e una freschezza che, pur in filigrana, supporta la trama gustativa. Il tannino è risolto e ben maturo, si avverte elegante solo a fine sorso. La chiusura è di grande persistenza su ritorni di frutta scura, sale e spezie.
Abbinamento riuscito con una fumante pasta e fagioli.
Plus: vino che non rinnega le caratteristiche varietali del merlot ma riesce a non farsene soggiogare, dunque carezzevole senza alcuna concessione alle mollezze né al vegetale, come non di rado accade in certi merlot friulani. Beva molto facile eppure il vino è tutt’altro che banale, alla cieca potrebbe essere scambiato per un raffinato vino della rive droite.
Abbiamo già parlato su queste pagine de Le Due Terre, azienda artigiana dei Colli Orientali del Friuli. Ne scriviamo ancora volentieri dopo il convincente assaggio del Friuli Colli Orientali Sacrisassi Bianco, annata 2018, che si conferma al vertice della produzione bianchista dello Stivale.
Il colore è un bel giallo dorato con qualche riflesso ambra, ricordo dei 10-15 giorni (a seconda delle annate) di macerazione sulle bucce di friulano (70%) e ribolla gialla (30%). Il naso è un delicato ed elegante mix di note di campo, di frutta e mineralità: pesca gialla, fiori di campo, fieno, scorza di agrumi, mandorla e una netta sensazione di roccia spaccata.
Ma è in bocca che il vino si impone, senza irruenza alcuna, ma con classe cristallina: esordisce con una certa ampiezza ma senza eccessi di calore alcolico, il sorso è invece profondo e succoso grazie ad una freschezza vivace ben integrata nel corpo del vino. Lo sviluppo del vino è caratterizzato da ottima progressione e giusta tensione, con gli aromi percepiti al naso che tornano, stratificati ed eleganti, anche in bocca.
Chiude lungo, minerale e agrumato.
Plus: vino di grande personalità ma anche “compostezza”, si impone all’attenzione del degustatore senza alcun bisogno di strafare. L’abbinamento con pollo alla diavola ha funzionato alla grande.
P.S.: segnaliamo due interessanti video-interviste per conoscere Le Due Terre: parte 1; parte 2.
In Italia ci sono decine di migliaia di aziende vitivinicole. Di queste solo una piccolissima parte assurge agli onori delle cronache, viene censita dalle guide oppure condivisa nei social network. Per l’appassionato di vino curioso ed attento vi sono, dunque, molte opportunità di “scoperta” e sorpresa, a patto di decidere di correre il rischio di qualche delusione e qualche tentativo andato a vuoto. Ma a noi – seguendo il motto di Gilbert Keith Chesterton: “Una cosa morta può seguire la corrente, ma solo una cosa viva può risalirla” – piace correre qualche rischio e oggi ti raccontiamo di qualche bella sorpresa che abbiamo colto controcorrente! In questi ultimi giorni ci siamo infatti imbattuti in vini poco noti ma di grande interesse.
Friuli Colli Orientali bianco “Soffumbergo” 2016 – Comelli
Comelli è un’azienda vitivinicola di 12 ettari sita in Colloredo di Soffumbergo (UD), nei Colli Orientali del Friuli. Abbiamo avuto modo di assaggiare questo interessantissimo blend di friulano, malvasia istriana, chardonnay e picolit con qualche anno sulle spalle. Colore giallo oro di grande lucentezza, naso variegato di frutta matura (mela cotogna), fiori bianchi, un cenno di pietra focaia, mandorla e scorza di arancia. Sorso potente ma fresco, molto mobile grazie ad un’acidità che supporta lo sviluppo e facilita la beva, che resta facile anche per un vino che per corpo e struttura facile non è. Chiude lungo su ritorni delicatamente affumicati su scia amaricante ed elegantemente vegetale.
Irouléguy rouge 2016 – Bordaxuria
Irouléguy è una delle denominazioni più piccole di Francia e si trova quasi al confine con la Spagna, ai piedi dei Pirenei. Bordaxuria è un’azienda vinicola biologica di 9 ettari totalmente terrazzati per gestire la notevole pendenza delle vigne. Il vino che abbiamo assaggiato è ottenuto da tannat e cabernet franc elevati in cemento. Il vino si presenta di un compatto rosso rubino con riflessi ancora porpora. Naso di frutta rossa e nera (ciliegia, mirtillo), viola, catrame, cuoio e qualche sentore di spezie dolci. Bocca intensa in ingresso, la materia invade il cavo orale con autorevolezza ma resta scorrevole grazie ad una giusta freschezza che equilibra la ricca materia fruttata. La chiusura è molto diretta, con una punta di tannino scorbutico in chiusura che conferisce una certa espressiva rusticità. Vino non certo aristocratico, ma ottimo compagno di tavola (magari con uno spezzatino di manzo con polenta).
Toscana IGT Cabernet Franc – I Mandorli Ci troviamo in Alta Maremma, a Suvereto, dove l’azienda biodinamica I Mandorli cura 5 ettari di vigna. L’assaggio di un solo bicchiere in enoteca è bastato per inserire l’azienda nella nostra wish list. Cabernet franc – che fa affina in legno, cemento e vetro – di rara dolcezza mediterranea, un vino soave, morbido ma per nulla arrendevole. Il sorso e il naso sono estremamente coerenti con frutta rossa, macchia mediterranea e profonda mineralità perfettamente fusi. Finale sapido e rinfrescante.
Non è raro che su queste pagine si parli di vitigni autoctoni poco conosciuti o riscoperti solo in tempi recenti. Per esempio abbiamo parlato dello schioppettino, salvato miracolosamente dall’estinzione.
Restiamo in Friuli per parlare del tazzelenghe, vitigno originario dei Colli Orientali del Friuli la cui area di produzione rimane circoscritta in pochi ettari tra Buttrio, Manzano, Rosazzo e Cividale del Friuli.
Il nome del vitigno dice già molto di questa varietà dall’identità ben precisa: il vino che se ne ricava infatti è spesso vigoroso e caratterizzato da durezze, ovvero acidità e tannini, in grande risalto. Un vitigno letteralmente “taglia lingua” insomma (dal friulano tacelenghe). Nella sua zona di elezione il tazzelenghe è caratterizzato da un germogliamento ritardato, a evitare possibili gelate, e dall’allungamento del ciclo vegetativo, tipicamente viene infatti vendemmiato ad ottobre.
Non è così semplice trovarne esempi vinificati in purezza, spesso infatti per smussarne le durezze si decide di accompagnarlo a vitigni più morbidi. È così con grande interesse che abbiamo degustato la versione di Tazzelenghe in purezza della famiglia Casella.
Friuli Colli Orientali Tazzelenghe 2015 – Casella
Come detto il vino è ottenuto da tazzelenghe in purezza, vendemmiato ben maturo ed elevato per 24 mesi in barrique.
Rosso rubino compatto dai riflessi bluastri il colore. Olfatto dapprima sul frutto (more di rovo), ma il vino non sta mai fermo e poi arrivano in successione la viola, il cacao, l’inchiostro ed un tocco di vegetale piccantezza (pepe verde).
Il sorso in ingresso è caratterizzato da acidità guizzante ben integrata nella materia fruttata, il legno piccolo di affinamento non segna il vino (che sia anche un vitigno mangia legno oltre che taglia lingua?). Lo sviluppo gustativo ha ottima dinamica, il vino è divertente, mai seduto o ingombrante, la struttura è piuttosto robusta ma la beva non ne risente. In chiusura il tannino si avverte fitto e vellutato. Chiude su ritorni di frutti di bosco e buona sapidità.
Plus: vitigno addomesticato senza eccessi legnosi o mollezze da surmaturazione, sembra avere parecchi anni davanti a sé.
Lo schioppettinoè forse il vitigno autoctono friulano a bacca nera più interessante, versatile e “moderno”. Frutto, fiori e spezie non mancano mai, in un sorso leggiadro ma non banale, in cui bevibilità e complessità sembrano aver trovato il perfetto punto di equilibrio.
Non fa eccezioni questo schioppettino di un’azienda emergente di cui abbiamo già parlato su queste pagine.
Friuli Colli Orientali Schioppettino 2015 – Stroppolatini
Rosso rubino compatto senza cedimenti.
Il vino si offre dapprima su intriganti note di ribes nero e geranio, poi in successione si susseguono pepe verde, grafite e un tocco vegetale.
In ingresso il vino è ampio, si distende nel cavo orale con un certo volume senza alcuna accelerazione verticale nello sviluppo. Le note fruttate dialogano con un tannino fitto e saporito. La progressione, senza accessi alcolici, accompagna il sorso verso una chiusura sapida e succosa, con l’acidità a fornire la profondità necessaria a prolungare la persistenza del vino.
In chiusura i ritorni sono di floreali e pepati.
Plus: vino ancora giovane e baldanzoso, di personalità, dal tannino non addomesticato e che non cede alla tentazione di accomodanti dolcezze.
Minus: in questa fase manca, se vogliamo, di una compiutezza e distensione che solo il tempo potrà donargli.
Ronco Severo si trova a Prepotto (UD) nel cuore dei Colli Orientali del Friuli. Era da tempo che avrei voluto incontrare questo produttore … mi affascinava questo alfiere dei vini macerati, i cosiddetti orange wine, che non si trovava né nel Collio né nel Carso, dova la pratica della macerazione sulle bucce per i vini bianchi è senz’altro più diffusa.
Ronco Severo
Ma chi è Stefano Novello e la sua Ronco Severo? Chi è questo alieno dei Colli Orientali del Friuli? “Prima ero quello che produceva tisane e non vini, ora pare che faccia vino buono” si schermisce il produttore.
Stefano Novello fa studi di enologia e dopo varie esperienze all’Estero torna in azienda ad aiutare il padre. Gli affari andavano bene ma lui sente il bisogno di cambiare qualcosa, di dare all’azienda un’impronta diversa abbracciando il biologico e i vini cosiddetti naturali. La scelta delle macerazioni in rosso anche per i vini bianchi è stata una naturale conseguenza: “Con tutta la fatica e l’amore che dedico alle mie uve che senso avrebbe avuto buttarne via le bucce, ricche di precursori aromatici e lieviti, dopo poche ore di macerazione?”.
Da allora, siamo nel ’99, le macerazioni sono prolungate anche per i vini bianchi ed avvengono in tini troncoconici di rovere.
Stefano Novello – Ronco Severo
All’inizio non è per nulla facile: la famiglia ed i clienti non capiscono il cambio di rotta ma Stefano Novello non si arrende. E’ di quegli anni la bellissima etichetta che rappresenta la voglia del produttore di mettersi in gioco, di guardare in avanti anche correndo qualche rischio, con la curiosità e la spavalderia di un bambino che sale su una sedia alla ricerca di un nuovo e precario punto di equilibrio…
Ho avuto modo di assaggiare molti vini di Ronco Severo e di seguito ti riporto le mie impressioni. Naturalmente per una valutazione più approfondita ti do appuntamento qui su Vinocondiviso tra qualche tempo, quando avrò degustato con calma i vini che ho acquistato in azienda!
Pinot Grigio 2015 – Ronco Severo
Ribolla Gialla 2014 – Ronco Severo
Venezia Giulia IGT Pinot Grigio 2015: colore arancio acceso e luminoso, al naso molto bello di rose e fragoline di bosco, grandissima bevibilità per un sorso fine, elegante, succoso e sapido. Non lunghissima la persistenza ma questo pinot grigio è perfettamente equilibrato con un alcol ben sotto controllo anche grazie ad una piacevole nota tannica. Delizioso.
Delle Venezie IGT Ribolla Gialla 2014: colore dorato carico, la macerazione si vede e si sente: al naso netta la mineralità ed un tocco di anice, poi mandorla, nespola, erbe aromatiche appena accennate. La bocca succosa e sapida, molto ricca ma di buona profondità. Giovanissimo.
Friuli Colli Orientali Friulano Riserva 2014: da un vigneto del 1972 di tocai, in questa annata l’uva è stata colpita da botrytis cinerea e per questo motivo non ha fatto la classica macerazione in rosso. Al naso apre con un intrigante tocco affumicato, poi frutta gialla, scorza di agrumi, bocca molto completa, sferica e sapidissima. Convincente.
Friulano Riserva 2015 (atto a diventare, campione da botte): questo friulano fa invece ben due mesi di macerazione sulle bucce. Al naso mandorla dolce, fiori bianchi, pera, bocca piuttosto alcolica ma equilibrata e sapida. Promette bene.
Tocai Friulano 2004 – Ronco Severo
Colli Orientali del Friuli Tocai Friulano 2004: colore orange dovuto sia all’evoluzione in bottiglia sia alla macerazione (sebbene non lunghissima in questa annata). Al naso erbe aromatiche, albicocca, spezie, con bocca severa acida e tannica, saporitissima e profonda. Sorprendente.
Venezia Giulia IGT Severo Bianco 2010: un blend da friulano, chardonnay e picolit. Olfatto che si esprime sulla frutta matura di una certa dolcezza. Il vino più ampio e morbido tra quelli assaggiati.
Friuli Colli Orientali Schioppettino di Prepotto 2013: bellissimo naso di pepe verde e frutta a bacca nera, poi asfalto e spezie. La dinamica gustativa dettata da un tannino croccante e saporito corroborato da un’acidità molto pronunciata. Durerà in eterno. Molto molto buono!
Friuli Colli Orientali Merlot Riserva Artiûl 2013: sei mesi di fermentazione in legno grande e 3 anni di barrique per questo merlot in purezza piuttosto ambizioso: prugna, spezie, cioccolato, mirtillo, pepe, vegetale appena accennato…ha tutto per diventare un grande merlot friulano. Va solo aspettato per smaltire un tocco boisé appena invadente. Vino gustoso e di ottima beva ma anche lungo e potente. Da attendere con fiducia.