Tazzelenghe, il vitigno taglia lingua infine domato

Non è raro che su queste pagine si parli di vitigni autoctoni poco conosciuti o riscoperti solo in tempi recenti. Per esempio abbiamo parlato dello schioppettino, salvato miracolosamente dall’estinzione.

Restiamo in Friuli per parlare del tazzelenghe, vitigno originario dei Colli Orientali del Friuli la cui area di produzione rimane circoscritta in pochi ettari tra Buttrio, Manzano, Rosazzo e Cividale del Friuli.

Il nome del vitigno dice già molto di questa varietà dall’identità ben precisa: il vino che se ne ricava infatti è spesso vigoroso e caratterizzato da durezze, ovvero acidità e tannini, in grande risalto. Un vitigno letteralmente “taglia lingua” insomma (dal friulano tacelenghe). Nella sua zona di elezione il tazzelenghe è caratterizzato da un germogliamento ritardato, a evitare possibili gelate, e dall’allungamento del ciclo vegetativo, tipicamente viene infatti vendemmiato ad ottobre.

Non è così semplice trovarne esempi vinificati in purezza, spesso infatti per smussarne le durezze si decide di accompagnarlo a vitigni più morbidi. È così con grande interesse che abbiamo degustato la versione di Tazzelenghe in purezza della famiglia Casella.

Friuli Colli Orientali Tazzelenghe 2015 – Casella

Come detto il vino è ottenuto da tazzelenghe in purezza, vendemmiato ben maturo ed elevato per 24 mesi in barrique.

Rosso rubino compatto dai riflessi bluastri il colore. Olfatto dapprima sul frutto (more di rovo), ma il vino non sta mai fermo e poi arrivano in successione la viola, il cacao, l’inchiostro ed un tocco di vegetale piccantezza (pepe verde).

Il sorso in ingresso è caratterizzato da acidità guizzante ben integrata nella materia fruttata, il legno piccolo di affinamento non segna il vino (che sia anche un vitigno mangia legno oltre che taglia lingua?). Lo sviluppo gustativo ha ottima dinamica, il vino è divertente, mai seduto o ingombrante, la struttura è piuttosto robusta ma la beva non ne risente. In chiusura il tannino si avverte fitto e vellutato. Chiude su ritorni di frutti di bosco e buona sapidità.

Plus: vitigno addomesticato senza eccessi legnosi o mollezze da surmaturazione, sembra avere parecchi anni davanti a sé.

Diego Mutarelli
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