Faccia a Faccia: pinot nero / pinot noir

Come abbiamo già raccontato nella prima puntata del “Faccia a Faccia” dedicata al riesling, lo scopo della rubrica è quello di mettere in connessione e dialogo due vini in qualche modo confrontabili. L’idea di fondo non è quella di paragonare i due vini, quanto di trovarne nuove chiavi di lettura per comprenderli meglio. É quello che succede anche nelle relazioni personali: entrando in empatia con chi si ha di fronte, si finisce per conoscere meglio non solo l’altro ma anche sé stessi.

Dopo il riesling, oggi tocca ad un altro vitigno fluoriclasse, il pinot nero. Abbiamo degustato in parallelo un pinot nero italiano e un pinot noir di Borgogna.

Friuli Colli Orientali Pinot Nero 2018 – Le Due Terre

Dell’azienda Le Due Terre abbiamo già parlato in un post di qualche anno fa, si tratta di un’azienda artigiana dei Colli Orientali del Friuli che segue con scrupolo ed attenzione 5 ettari di vigna a Prepotto dando vita a ottimi vini tra cui i due uvaggi portabandiera Sacrisassi Bianco e Sacrisassi Rosso. Nel calice oggi abbiamo il pinot nero, vino ottenuto da cloni di pinot noir francesi e tedeschi, fermentazione spontanea e affinamento in barrique.

Il calice riflette un colore rubino chiaro con riflessi granati, in primo piano la frutta rossa e fresca come lampone, fragole e anguria, poi un floreale che ricorda la lavanda e quindi un tocco speziato di pepe e cardamomo. A bicchiere fermo dopo qualche minuto fa capolino un’intrigante sentore agrumato di scorza d’arancia. L’acidità ben presente dà al sorso una bella freschezza, lo sviluppo è piuttosto rapido ma profondo e pulito. La chiusura è saporita e lunga su ritorni di frutta rossa e agrumi.

Vino dall’olfatto intrigante e nel complesso di ottima beva, l’annata è stata piuttosto calda ma in questo vino i 14% di titolo alcolometrico sono gestiti alla perfezione. Al sorso ho notato solo un leggero deficit di polpa che dà a centro bocca una sensazione di asciuttezza appena troppo accentuata. Stiamo parlando comunque di un bellissimo vino ottenuto da un vitigno estremamente sfidante. Si contano sulle dita di una mano i pinot nero italiani di questo livello.

Ladoix Clos des Chagnots 2018 – Domaine d’Ardhuy

Abbiamo già assaggiato alcuni vini di questo produttore storico di Borgogna (vedi questo post, ad esempio) che possiede molte parcelle sia in Côte de Nuits sia in Côte de Beaune. Nel calice un monopole, ovvero una vigna di proprietà esclusiva del Domaine d’Ardhuy, il Clos des Chagnots.

Rosso rubino chiaro con vivaci riflessi porpora, olfatto di lamponi macerati, fiori rossi ed incenso. Ingresso in bocca succoso, di bella progressione con materia fruttata piuttosto concentrata a supportare sviluppo e persistenza. Legno ben amministrato per un vino che in chiusura resta sapido e vivace, di ottima lunghezza su ritorni di frutta dolce.

Vino semplice e ben fatto ma che, pur nella sua immediatezza, risulta molto equilibrato e di grande piacevolezza.

Riflessioni conclusive

Due vini ottenuti dalla medesima varietà e proposti al mercato nella stessa fascia di prezzo (30 € – 40 € euro a seconda delle fonti di acquisto) ma provenienti da due territori lontani. Come era lecito aspettarsi dunque – pur con alcuni punti di contatto – le due interpretazioni sono diverse. Il campione dei Colli Orientali è un vino dal naso più articolato e che al sorso non cerca immediatezza nè “piacioneria”, il campione di Borgogna è più immediato e diretto e gioca le sue carte sul frutto e la piacevolezza di beva.

In conclusione direi che il match tra Italia e Francia sul pinot noir finisce in parità, due espressioni diverse di pinot nero che si muovono però sul medesimo piano qualitativo.

Diego Mutarelli
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Un Saint-Émilion del Friuli

Non è la prima volta che ti parlo dei vini de Le Due Terre, notevole azienda dei Colli Orientali del Friuli. Fino ad ora mi ero però concentrato principalmente sui loro vini ottenuti dai vitigni autoctoni friulani, ovvero friulano, ribolla gialla, schioppettino, refosco (vedi questo post oppure quest’altro). In questa occasione sono invece stato piacevolmente sorpreso dal merlot – vitigno considerato quasi “autoctono”, visto che è presente in Friuli dalla seconda metà del XVIII secolo – che per un attimo mi ha catapultato a Saint-Émilion!

Friuli Colli Orientali Merlot 2016 – Le Due Terre

Rosso rubino compatto il colore. Primo naso molto sul frutto, con prugna e confettura di amarene in evidenza, arrivano poi la cannella ed il cioccolato al latte, ma anche un delicato floreale rosso che esce a bicchiere fermo. Una raffinata nota balsamica completa il quadro aromatico.

Il sorso è ampio, con morbidezza fruttata in ingresso, la progressione è però profonda, per nulla “cedevole”, anzi il liquido si sviluppa con ottima dinamica e una freschezza che, pur in filigrana, supporta la trama gustativa. Il tannino è risolto e ben maturo, si avverte elegante solo a fine sorso. La chiusura è di grande persistenza su ritorni di frutta scura, sale e spezie.

Abbinamento riuscito con una fumante pasta e fagioli.

Plus: vino che non rinnega le caratteristiche varietali del merlot ma riesce a non farsene soggiogare, dunque carezzevole senza alcuna concessione alle mollezze né al vegetale, come non di rado accade in certi merlot friulani. Beva molto facile eppure il vino è tutt’altro che banale, alla cieca potrebbe essere scambiato per un raffinato vino della rive droite.

Diego Mutarelli
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Sacrisassi Bianco 2018 – Le Due Terre

Abbiamo già parlato su queste pagine de Le Due Terre, azienda artigiana dei Colli Orientali del Friuli. Ne scriviamo ancora volentieri dopo il convincente assaggio del Friuli Colli Orientali Sacrisassi Bianco, annata 2018, che si conferma al vertice della produzione bianchista dello Stivale.

Il colore è un bel giallo dorato con qualche riflesso ambra, ricordo dei 10-15 giorni (a seconda delle annate) di macerazione sulle bucce di friulano (70%) e ribolla gialla (30%). Il naso è un delicato ed elegante mix di note di campo, di frutta e mineralità: pesca gialla, fiori di campo, fieno, scorza di agrumi, mandorla e una netta sensazione di roccia spaccata.

Ma è in bocca che il vino si impone, senza irruenza alcuna, ma con classe cristallina: esordisce con una certa ampiezza ma senza eccessi di calore alcolico, il sorso è invece profondo e succoso grazie ad una freschezza vivace ben integrata nel corpo del vino. Lo sviluppo del vino è caratterizzato da ottima progressione e giusta tensione, con gli aromi percepiti al naso che tornano, stratificati ed eleganti, anche in bocca.

Chiude lungo, minerale e agrumato.

Plus: vino di grande personalità ma anche “compostezza”, si impone all’attenzione del degustatore senza alcun bisogno di strafare. L’abbinamento con pollo alla diavola ha funzionato alla grande.

P.S.: segnaliamo due interessanti video-interviste per conoscere Le Due Terre: parte 1; parte 2.

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Le Due Terre: quando il saper fare conta più del far sapere

Le Due Terre: cantina

Le Due Terre
Le Due Terre

Oggi ti racconto della mia visita presso Le Due Terre, azienda vinicola dei Colli Orientali del Friuli, per l’esattezza a Prepotto, territorio d’elezione dello Schioppettino.
L’azienda è orgogliosamente artigiana: da sempre poco meno di 5 ettari, vitati a schioppettino, refosco, pinot nero, merlot, ribolla gialla e friulano.
La dimensione è quella ottimale per gestire il tutto in famiglia: Flavio Basilicata e la giovane figlia Cora seguono la parte enologica, mentre Silvana Forte, vulcanica moglie di Flavio, si occupa di vendite, amministrazione e tutte le mille incombenze che un’azienda familiare deve fronteggiare.

Un nome legato al terroir
Eh sì, perché le due terre sono l’argilla e la marna che si dividono specularmente lungo i due versanti del vigneto: la parte esposta a ovest ha argilla in profondità e marna in superficie ed è dedicata ai vitigni bianchi e al delicato pinot nero.
Il versante esposto a est, con argilla in superficie e marna in profondità, è dimora ideale per gli altri vitigni rossi (schioppettino, refosco e merlot).
Anche il marchio Sacrisassi, apposto sui pluripremiati Sacrisassi Bianco e Sacrisassi Rosso, non è un semplice nome di fantasia. Deriva infatti dai resti, rinvenuti in vigna, di una chiesa votiva del 1600 e dedicata ai Re Magi.

Le Due Terre, la gamma assaggiata
Le Due Terre, la gamma assaggiata

FCO Sacrisassi Bianco 2016 – Le Due Terre
Friulano e ribolla gialla in uvaggio per una vino che all’olfatto sorprende per una certa maturità di frutto (pesca, uva passa), il tutto è però accompagnato da una splendida mineralità.
La bocca è potente e vivace nella dinamica, cosa piuttosto rara in vini bianchi di questo profilo. Qui invece il passo è sicuro, di grande personalità e con un accattivante retrolfatto di roccia.
Chiusura profonda e lunga.
Ancora giovane, ma grande vino senza alcun dubbio.

FCO Pinot Nero 2016 – Le Due Terre
Colore rubino trasparente e luminoso, naso goloso di ribes ed incenso.
Bocca tutt’altro che “passante” però…il vino non è solo beverino, ma anche stratificato e croccante, con un po’ di tannino a dar consistenza e sapore alla materia.
Chiusura pulita e sapida.
Finalmente un pinot nero italiano (da cloni francesi e tedeschi) senza eccessi di dolcezza, ma anzi elegante e salato, speziato e gustoso.

FCO Sacrisassi Rosso 2016 – Le Due Terre
Da uve schioppettino e refosco raccolte e vinificate contestualmente. Naso molto bello di frutta scura, china, floreale rosso, pepe verde…
Bocca succosa e fruttata, con un tannino ad asciugare il sorso donando nel contempo una vibrante dinamica al palato.
Gastronomico

Schioppettino 2014 - Le Due Terre
Schioppettino 2014 – Le Due Terre

FCO Schioppettino 2014 – Le Due Terre
Vino che viene prodotto solo in poche annate e che forse in futuro vedremo uscire con più continuità. Dal mio punto di vista sarebbe un delitto non uscire con costanza con un vino monovitigno, dedicato al vitigno principe di Prepotto, lo schioppettino.
Ottenuto dalle vigne più vecchie di schioppettino, dopo circa due anni in legno, affina in vetro ulteriori tre anni prima della messa in commercio (ed infatti il vino degustato non è ancora uscito sul mercato).
Bellissima materia che si dipana tra aromi di pepe, frutta rossa matura, carnose rose rosse. Bocca saporita e, come in tutta la gamma, anche qui in chiusura torna potente una grande sapidità.

Epilogo
E’ stato per me un vero piacere toccare con mano la realtà de Le Due Terre e trovare conferma di ciò che si intuisce bevendo i loro vini: vini (e azienda) dalla personalità precisa e coerente, con un’idea forte alle spalle fatta di tradizione, rispetto del territorio e serietà, senza le furbizie e i maldestri eccessi comunicativi che ultimamente si vedono nel mondo del vino.  Vini (ed azienda) che sanno investire nel lungo periodo e nella faticosa ma lungimirante ricerca di una notorietà che poggia sulla qualità, responsabilità e compostezza. A volte, il saper fare conta più del far sapere.

Diego Mutarelli
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