Domaine Didier Dagueneau, il maestro di Pouilly

Didier Dagueneau è stato probabilmente il più importante viticoltore della Loira. Discepolo di Henri Jayer, Didier era un convinto sostenitore della biodinamica che però sperimentò senza integralismi né paraocchi, discostandosi dalla rigidità dei canoni imposti dalle certificazioni.

Di seguito ti riporto uno stralcio di un’intervista riportata da Tipicamente.it che mi pare particolarmente significativo:

Sono molto legato alla biodinamica, ma non cerco di rivendicare un’etichetta come viticoltore. Mi ci sono ispirato tantissimo ma con il tempo sono diventato anche più pragmatico. Mi dà fastidio l’integralismo sulla materia. I puri ed i duri della biodinamica, molte volte, vanno troppo lontano senza volere sentire parlare della scienza, di cui abbiamo bisogno. Non voglio privarmi di alcuni prodotti sotto il pretesto che non sono omologati in biodinamica.

Certi biodinamici integralisti sono andati troppo lontano e si sono privati di tutto. Si sono serviti della biodinamica per i loro propri progetti estremisti. Io, invece, amo avvicinarmi in maniera aperta senza seguire delle dottrine. Qualche anno fa ho rischiato di tagliare fuori la biodinamica dalla mia vita, perché stava prendendo una piega che non mi piaceva.

Ed è per questo che posso parlarne. Noi siamo andati avanti senza ascoltare nessuno e abbiamo pagato un prezzo molto alto. Oggigiorno, con circa 20 anni d’esperienza, riusciamo a capire quello che funziona e quello che non funziona.

Didier è morto prematuramente nel settembre del 2008 e da allora gli 11,5 ettari sono gestiti con grande attenzione dai figli Louis-Benjamin e Charlotte.

Tutto ciò per raccontarti di un suo vino che ho bevuto di recente e che mi ha rapito. Un vino che ha surclassato i vini che aveva al suo fianco. E che vini: Krug, Dauvissat, Bruno Clavelier, Bruno Giacosa, Michel Gerin…

Ad onor del vero non è stato un plebiscito, tra i compagni di bevuta c’è chi ha preferito altri vini, ma le mie papille gustative sono state prese in ostaggio dal vino di Dagueneau.

Blanc Fumé de Pouilly 2008 – Domaine Didier Dagueneau

Il naso è molto intenso, ancora fruttato, di un frutto rosso e dolce come raramente se ne sentono in un vino bianco (lampone). Al lampone si affianca, netto e penetrante, il tartufo bianco. Con l’ossigeno l’olfatto si distende, fa capolino la salvia ed il pepe bianco. La bocca è energica e dinamica, di un raro equilibrio, tra acidità agrumata, sale e sapore. Un vino voluttuoso ed elegantissimo, profondo e armonico.

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