Noir o nero, purché sia pinot

Oggi ti racconto di una degustazione tra amici il cui tema era, genericamente, “pinot noir o pinot nero”. La supremazia francese per il vitigno in questione non era in discussione, ma è sempre stimolante mettersi in gioco bevendo alla cieca per apprezzare al meglio le sfumature del pinot nero.

Ecco cosa abbiamo bevuto:

Oltrepò Pavese Pinot Nero “Giorgio Odero” 2012 – Frecciarossa

Azienda storica e rappresentativa dell’Oltrepò, anche Frecciarossa si cimenta con il pinot nero. Abbiamo assaggiato il Giorgio Odero 2012 che si presenta al naso su toni di frutta rossa ben matura, un cenno vegetale e poi, dopo qualche minuto di assestamento, arrivano anche le erbe aromatiche. L’ingresso in bocca è piuttosto caldo, lo sviluppo è in ampiezza anche se arriva alla chiusura abbastanza rapidamente. La bocca resta appena amara.

Plus: vino interessante ed espressivo, ha tenuto molto bene nel bicchiere
Minus: un guizzo acido in più avrebbe di certo aiutato, così come una maggior articolazione al sorso.

Südtirol Alto Adige Pinot Nero “Villa Nigra” 2015 – Colterenzio

Colterenzio è una realtà cooperativa da più di 1,5 milioni di bottiglie. Tra le oltre 30 etichette in gamma anche la selezione di pinot nero Villa Nigra. Il vino ha un naso un po’ sfocato che si dipana tra note di caramella al lampone, qualche tocco boschivo e uno straccio bagnato che va e viene. Ma soprattutto la bocca delude: stretta, senza progressione e corta.

Minus: vino poco fine al naso e cortino in bocca, da rivedere.

Vougeot 1er cru “Les Cras” 2015 – Domaine Philipp

A memoria non ricordavo un Les Cras a Vougeot, ma il libro di Armando Castagno “Borgogna, Le vigne della Côte d’Or” viene in aiuto in qualche modo giustificando la dimenticanza. In Côte d’Or sono almeno 15 le vigne che portano questo nome (che deriva da crai e fa riferimento al suolo formato da sassi bianchi). L’affinamento in legno copre un po’ il primo naso che è speziato, poi esce il fruttino rosso, un tocco di incenso e china, la scorza d’agrumi… Bocca soddisfacente come presenza e sviluppo, è forse un po’ calda ma saporita e pulita in chiusura.

Plus: vino non straordinario ma sfaccettato e saporito
Minus: legno ancora ben presente sia al naso sia in bocca che non risulta ancora del tutto equilibrata.

Bourgogne 2005 – Domaine Robert Chevillon

Chevillon ha bellissime e vecchie vigne tra i migliori premiers crus di Nuits-Saint-Georges. Questo Bourgogne 2005 ha un naso appena evoluto ma ancora molto affascinante: spezie, sostanze psicotrope, ribes… La bocca è stupendamente risolta, saporita e sapida.

Plus: vino di grande fascino, perfetto nella sua semplicità. All’apice.

Bonnes Mares Grand Cru 2009 – Domaine Bart

Ed eccolo il grand cru della serata che si esprime con un naso limpido, luminoso e vivace di spezie e fruttini rossi che richiamano immediatamente la Borgogna. La bocca ha un’acidità ben presenta che accompagna lo sviluppo del vino che risulta succoso. Chiusura sapida e molto persistente.

Plus: vino che coniuga alla perfezione eleganza e complessità, facilità di beva e sinuosità.

Gevrey-Chambertin 1er cru “Les Goulots” 2004 – Domaine Fourrier

Annata davvero difficile la 2004 in Borgogna. I pinot noir ne risultano spesso vegetali con note olfattive che in casi non infrequenti arrivano persino a richiamare l’olezzo delle cimici… Domaine Fourrier se la cava invece piuttosto bene e ci regala un naso di frutta chiara, accompagnato da un tocco vegetale appena accennato, poi spezie e rose. Il sorso è “rilassato”, in questa annata l’evoluzione comincia a sentirsi anche se, pur risolta, la bocca è elegante e piacevolmente sapida.

Plus: considerando l’annata in questione non si poteva chiedere di più.

Diego Mutarelli
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