Ludovic Archer, nuovo grande interprete dei vini della Savoia

Ludovic Archer dettaglio etichetta

Parliamo dei vini della Savoia con una certa frequenza su queste pagine. E tra questi un posto in primo piano lo meritano i vini a base di altesse, vitigno a bacca bianca che trova la sua massima espressione nella denominazione Roussette de Savoie.

Il vino che abbiamo degustato oggi è quello di una realtà biologica piuttosto giovane (il primo millesimo prodotto è stato il 2019). Si tratta del Domaine Ludovic Archer, azienda sita ad Arbin di 4 ettari vitati in rosso a mondeuse, persan, douce-noire, gamay, pinot noir, ed in bianco a chardonnay, altesse, jacquère e roussanne.

Il vino che abbiamo assaggiato è la Roussette de Savoie “Poulettes” 2021.

Il vino si presenta in una bella veste di giallo paglierino con riflessi verde-oro. L’olfatto è delicato, articolato ed elegante, richiama l’albicocca acerba, i fiori di campo, note vegetali di fieno e cerfoglio, scorza di limone e spezie (vaniglia).

Sorso di buon volume, il basso tenore alcolico (12,5%) agevola la beva, anche perché l’acidità supporta benissimo una certa morbidezza e fornisce sufficiente energia al vino per una progressione che non perde slancio e sapore. Chiude su ritorni di agrumi e vaniglia.

Plus: l’annata 2021 è stata tutt’altro che solare, caratterizzata da gelo e abbondanti piogge, anche per questo motivo è stata necessaria una selezione delle uve particolarmente severa che ha portato a produrre solo 640 bottiglie di questa referenza. Il vino è un’ottima interpretazione di Roussette de Savoie che riesce a far convivere in equilibrio verve acido/salina con una materia ricca non esente da note boisé (metà della massa affina in legno, precisamente in demi-muids). Il risultato è un vino di impostazione naturale perfettamente a fuoco, preciso, espressivo e adatto anche a piatti elaborati a base di carni bianche.

Diego Mutarelli
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Ensemble, la Roussette de Savoie del Domaine des Côtes Rousses

Non ci stanchiamo mai di parlare dei vini della Savoia, lo facciamo fin dagli albori di Vinocondiviso. Un primo post introduttivo sulla regione è del 2016 e già allora era evidente come il territorio savoiardo fosse pronto al grande salto.

Da allora ad oggi i vini della Savoia hanno acquisito sempre maggior visibilità anche al di fuori dei propri confini regionali e nazionali. Un numero sempre più nutrito di nuovi produttori ha affiancato quelli storici, tutti (o quasi) accomunati dall’attenzione all’ambiente e da un interventismo in vigna e in cantina ridotto allo stretto necessario.

Tra i produttori emergenti non si può non citare Nicolas e Marielle Ferrand, del Domaine des Côtes Rousses. Fondata nel 2013 l’azienda si trova a La Motte Servolex, non distante da Chambéry, con vigne però a Saint Jean de la Porte; si tratta di circa 6 ettari di vitigni in prevalenza autoctoni (jacquère, altesse, mondeuse), coltivati su versanti dalle pendenze di tutto rispetto (dal 15% al 45%).

Roussette de Savoie Altesse “Ensemble” 2020 – Domaine des Côtes Rousses

Il nome del primo vino aziendale (primo in ordine cronologico) – Ensemble – è un tributo a tutte le persone che hanno aiutato la cantina a muovere i primi passi. Si tratta di un vino bianco di grande carattere. Ottenuto dal vitigno altesse, è affinato, con prolungata sosta sui lieviti, in botti grandi e uova di ceramica.

Il verde-oro nel bicchiere è molto accattivante. Al naso parte delicato e fine su note di fiori di campo e fieno, poi pesca gialla e una interessante nota di pompelmo, quindi, dopo qualche minuto di ossigenazione, si arrotonda su ricordi di miele d’acacia e baccello di vaniglia.

All’ingresso in bocca il vino è fresco e di ottima dinamica, l’acidità è però perfettamente integrata nel corpo, tendente all’esile, del vino. Ma i soli 12% di titolo alcolometrico non sono certo un freno alla fittezza di sapore, la frutta, le spezie e una ficcante mineralità conferiscono al vino energia e stratificazione. La tensione montana del vino dialoga perfettamente con una certa grassezza e opulenza che, pur presente, non prevarica mai. Sapido e lungo in chiusura.

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Un poetico vino bianco dalla Savoia

I lettori più attenti sanno che Vinocondiviso parla spesso della Savoia e dei suoi vini. Un misto di curiosità, caso e serendipità, ci hanno portato ad assaggiare con regolarità i vini di questa regione dell’altra Francia, quella lontana dai riflettori e meno frequentata dagli appassionati italiani.

Oggi parliamo del Domaine des Côtes Rousses, giovane ma già affermata azienda che non ci risulta ancora importata in Italia. Si tratta di una realtà che coltiva 6 ettari su pendenze dal 15% al 45%, dunque non meccanizzabili, biologica certificata, segue i principi della biodinamica in vigna e una filosofia che potremmo definire naturale in cantina.

I vitigni coltivati sono principalmente i più importanti vitigni autoctoni della Savoia, ovvero jacquère, altesse e mondeuse. Oggi parliamo del loro vino ottenuto da una parcella di jacquère posto a un’altitudine di 580 metri.

AOP Vin de Savoie Jacquère “Armenaz” 2020 – Domaine des Côtes Rousses

Giallo paglierino con luminosi riflessi dorati. L’olfatto è delicato e seducente, richiede attenzione e ascolto e rivela note dapprima di fiori dolci (gelsomino, fiori di tiglio) per poi, in sequenza, dispiegare mille altre sfumature di minerali (roccia spaccata, cenni di idrocarburi), clorofilla, pesca bianca, torrente montano… Non sta mai fermo e per il degustatore è divertente seguirlo nello sviluppo degli aromi in un quadro di grande compostezza.

La bocca è leggera (11%), esile (absit iniuria verbis), in ingresso la freschezza agrumata la fa da padrona, ma senza alcuna nota cruda, il sorso è succoso e profondo, abbastanza rapido nello sviluppo che porta ad una chiusura sapida e minerale.

Plus: vino che rappresenta benissimo le caratteristiche del vitigno jacquère, semplice e floreale, con un’interpretazione che ha il coraggio di lasciarlo così com’è, senza alcun orpello e senza il bisogno di cercare materia e polpa laddove, per caratteristiche di vitigno e altitudine, non è possibile. Il vino risulta in qualche modo poetico, ci ha ricordato, come stile e linguaggio, i migliori freschi millesimi di Edmond Vatan e del suo Sancerre “Clos la Néore”.

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Assaggi d’agosto (capitolo 2)

Proseguiamo con qualche assaggio estivo, dopo la prima puntata che trovi a questo link.

Bugey Méthode Traditionelle brut nature 2019 – Domaine d’Ici Là

Denominazione poco conosciuta, per usare un eufemismo, quella del Bugey AOC. Ci troviamo in un territorio tra il Rodano e la Savoia, pochi kilometri a sud del Jura. Ne parleremo più diffusamente perché ho avuto la possibilità di visitare ed assaggiare tutta la gamma del Domaine d’Ici Là, produttore emergente del Bugey.

Bugey Méthode Traditionelle brut nature 2019 – Domaine d’Ici Là

Il Bugey metodo tradizionale (ovvero champenoise) 2019 è un blanc de blancs (chardonnay) non dosato. È caratterizzato da un naso immediato e piacevole che sa di mela, agrumi, fiori bianchi e nocciola fresca. Bocca secca e acida, con bollicina non finissima ma vivace, semplice ed essenziale nello sviluppo. La chiusura è di grande pulizia e sapidità.

Insomma, un’originale bollicina da aperitivo (al costo di circa 12 €).

Vin de Savoie Terroir de Saint Alban 2019 – Mathieu Apffel

Mathieu Apffel rappresenta un’altra piccola azienda di recente costituzione, poco meno di 6 ettari in Savoia. Il vino che ho nel calice (non proprio in un bicchiere ideale purtroppo) è ottenuto da jacquère e altesse vinificati in modo naturale senza filtrazioni né aggiunta di solfiti.

Giallo paglierino velato il colore, olfatto misurato e intrigante che dopo una partenza affumicata e sulfurea sa di frutta bianca, albicocca acerba, fiori di campo, fieno. Sorso agile, il titolo alcolometrico contenuto a 11,5% rende la beva scorrevole anche grazie ad un’acidità vivace che fornisce dinamica ed energia al vino. Benché il corpo sia esile l’assaggio è intenso e saporito, di buon volume e progressione, fino ad una chiusura salina di notevole persistenza minerale.

Vino molto interessante, dal prezzo centrato (intorno ai 15 €) e che fa venir voglia di approfondire la gamma di questo produttore che sembra avere una mano precisa che nulla toglie all’espressività del vino.

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I vini di Céline Jacquet, produttore emergente della Savoia

La Savoia è forse il territorio francese meno frequentato dagli appassionati di vino italiani.

Su Vinocondiviso, controcorrente, ti parlo invece spesso della Savoia e dei suoi vini. Oltre tre anni fa pubblicavo, ad esempio, questo post in cui si raccontava delle caratteristiche e tipologie di vini della Savoia: Vitigni autoctoni e biodinamica in Savoia.

Complici i prezzi stratosferici delle regioni più celebrate di Francia, Borgogna in primis, noto con piacere che da qualche tempo i distributori più attenti stanno inserendo in catalogo sempre più vini di regioni francesi meno “classiche”: Jura, Sud-Ovest, Corsica ed anche Savoia…

Oggi ti parlo di un’azienda emergente che in Francia si è già fatta notare da critica e consumatori: il domaine Céline Jacquet.

Domaine Céline Jacquet

L’azienda nasce nel 2011, con soli 0,45 ettari di vigna! Céline Jacquet – appena diplomata in enologia a Grenoble – si installa ad Arbin nella Combe de Savoie, la valle che da Chambery si inerpica verso Albertville e le stazioni sciistiche.

Le vigne più belle sono quelle esposte a sud sui lati della valle: vigne ripide e scoscese, scaldate dal sole di giorno ma che beneficiano di un microclima asciutto e caratterizzato da notevoli escursioni termiche giorno/notte.

Jacquère, altesse, roussanne e mondeuse sono i vitigni dai quali Céline Jacquet ottiene vini di grande finezza, fruttati, croccanti e saporiti, dal moderato tenore alcolico (circa 12%).

Sono andato sul posto ad assaggiare i vini del domaine. Dal 2011 ne è stata fatta di strada! Gli ettari di vigna sono diventati 4 e finalmente il numero di bottiglie disponibili ha permesso all’azienda di farsi conoscere anche fuori dalla regione.

L’azienda non è ancora in regime biologico ma l’obiettivo è a portata di mano. In cantina gli interventi sono minimi, le fermentazioni avvengono con lieviti indigeni e contenuta solfitazione all’imbottigliamento.

Céline Jacquet, gamma in assaggio

Di seguito qualche impressione sui vini assaggiati, con la promessa di note più dettagliate quando potrò degustare con calma i vini acquistati sul posto:

Roussette de Savoie 2017: vino delicato ed esile, ma gustoso, citrino e dissetante. Intrigante per il finale salino e profondo. Le roussette della Savoia, nelle migliori versioni, peraltro regalano un’insospettabile capacità di evoluzione in bottiglia.

Mondeuse St Jean de la Porte “les Echalats” 2018: il vino che mi ha convinto di meno, molto compresso al naso, vinoso e fruttato. L’annata è recentissima, ha bisogno di più tempo per distendersi e tirar fuori un ventaglio aromatico più articolato.

Mondeuse Arbin 2016: un’interpretazione della mondeuse agile e beverina, scorrevole ma senza rinunciare alle spezie e alla verve acida del vitigno.

Mondeuse Arbin “Mes Aïeux” 2016: anche qui siamo di fronte ad una mondeuse scorrevole e spigliata. Il naso è però mobile e articolato: frutta rossa, violetta, pepe, mineralità soffusa…Anche il sorso è sapido e profondo, con acidità vigorosa ma ben integrata.

Non ho potuto assaggiare, perché esauriti da tempo, lo Chignin 2018 (jacquère) e lo Chignin-Bergeron 2017 (roussanne).

Spero di averti fatto venir voglia di assaggiare qualche vino della Savoia. I vini del domaine Céline Jacquet sono da poco distribuiti in Italia da L’Etiquette.

Diego Mutarelli
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Roussette de Savoie Marestel 2015 – Eugène Carrel

Sono passati già due anni da quando scrissi un post introduttivo sui vini della Savoia. Da allora, come sai, ti ho aggiornato di assaggi e scoperte del terroir savoiardo. Continuo oggi con un produttore che è piuttosto benvoluto dalla guida La Revue du Vin de France ma che in questo assaggio mi ha deluso senza mezze misure.

Roussette de Savoie Marestel 2015 - Eugène Carrel
Roussette de Savoie Marestel 2015 – Eugène Carrel

Roussette de Savoie Marestel 2015 – Eugène Carrel

Colore paglierino con riflessi verde-oro.

Naso di fiori gialli (tarassaco), pesca, fieno ed un tocco pungente e non troppo fine di lacca.

La bocca è piuttosto calda in ingresso, poco mobile anche a causa di una certa grassezza; cerco, invano, un guizzo acido che avrebbe riequilibrato il sorso che chiude, peraltro, amarognolo.

73

Minus: il vitigno altesse è una brutta bestia: morbido ed alcolico, ma anche con grande sapore ed estratti, può dar vita a vini longevi e di carattere. Se la quadratura del cerchio non riesce il vino può risultare, come in questo caso, faticoso. Non ha di certo aiutato l’affinamento di parte della massa in barrique.

Un vino della Savoia da Champions League

Se mi segui da tempo sai che amo i vini della Savoia, in particolare quelli ottenuti dagli interessanti vitigni autoctoni della zona. Stasera ho bevuto un vino bianco che mi ha lasciato senza parole…l’avevo assaggiato nella cantina di Gilles Berlioz a Chignin. Ma qualche mese di cantina ha fatto bene ad un vino che è letteralmente sbocciato.

Berlioz è uno dei precursori della biodinamica in Savoia e il vino in questione è ottenuto dal vitigno altesse.

Roussette de Savoie Altesse “El-hem” 2014 – Gilles Berlioz

La divisa con cui il liquido odoroso scende in campo è color giallo paglierino con luminosi riflessi dorati.
Il naso è molto fine e pulito, il palleggio è rapido e preciso, vengono privilegiati i tocchi semplici e verticali: fiori gialli (tarassaco), erbe aromatiche (basilico e menta), susina mirabella, scorza di agrumi…
Il sorso è fin dall’ingresso di grande ampiezza, riempie il cavo orale di sapore ed energia, ma senza strappi, con un’ottima dinamica: sapidità e acidità sono in pressing alto su un fondo di morbidezza voluttuosa che però non detta il gioco e perde il possesso palla. In ripartenza la spalla acida si insinua, ficcante, nella retroguardia glicerica, il tiro è teso e repentino: GOAL!
In fondo alla rete la persistenza è strabiliante. Sugli spalti è festa: ritorni di fiori gialli e agrumi fanno la Ola.

91

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