Quando iniziai a interessarmi di vino, una delle denominazioni che mi colpirono maggiormente fu senza ombra di dubbio l’appellation di Sauternes. Vini dolci che venivano ottenuti dalla fermentazione di grappoli colpiti dalla cosiddetta “muffa nobile”, originata da un fungo, la botrytis cinerea, che miracolosamente arricchiva e concentrava aromaticamente il vino, invece di rovinarlo irrimediabilmente. Ricordo ancora che il primo Sauternes lo assaggiai accompagnato da un crostino di pane noci e fichi, con un formaggio erborinato e miele.
Mi tornano in mente questi ricordi non appena sorpasso il torrente Ciron, corso d’acqua che gioca un ruolo fondamentale nel creare la giusta umidità autunnale per permettere al benefico fungo di attecchire.


Château Raymond-Lafon fu fondata nel 1850, solo cinque anni prima della classificazione del 1855, e per questo, essendo troppo giovane (!) non fu ricompreso ufficialmente nel classement dei cru di Sauternes e Barsac. Ma la fama dello Château non ne risentì, tanto che il Sauternes Raymond-Lafon per molto tempo spuntò quotazioni molto vicine ai mostri sacri della denominazione. C’è da sottolineare che negli anni ’70 lo Château fu rilevato da Pierre Meslier, storico direttore generale di Château d’Yquem. Ancora oggi l’azienda è gestita dalla famiglia Meslier e, Jean-Pierre, figlio del primo proprietario, mi sta aspettando per accompagnarmi in vigna.
Attualmente l’azienda possiede 16 ettari, 80% vitati a sémillon e 20% a sauvignon blanc. Pierre Meslier mi spiega che il sauvignon apporta una bella aromaticità ma lo definisce un “fuoco di paglia”, intenso ma corto, mentre è il sémillon che fornisce struttura e capacità di evoluzione e tenuta nel tempo (“fuoco di brace”). Ci trasferiamo poi in cantina e mi parla del millesimo che assaggeremo, il 2019. Un’annata che climaticamente non è stata semplice, soprattutto in agosto e settembre, con temperature eccessive fino a 42°. Le rese ne hanno risentito perché alcuni acini sono stati completamente seccati dal sole, ma fortunatamente la botrytis ha attaccato i rimanenti acini ben maturi. La vendemmia è stata fatta in 6 passaggi ripetuti, al fine di cogliere solo i grappoli più idonei, tra il 23 settembre e il 29 ottobre. L’affinamento prevede due anni di barriques nuove.




Sauternes 2019 – Château Raymond-Lafon
Oro antico il colore. L’olfatto è ricco, suadente ma elegante, un bellissimo mix di frutta tropicale (mango, ananas) e agrumi (pompelmo e scorza di cedro), ma anche sensazioni più dolci di torroncino e crème brûlée accompagnate da nuances di fiori di tiglio. Il sorso è di grande equilibrio, ricco ma non barocco, la dolcezza (133 grammi/litro) in ingresso accarezza e fodera il palato, ma è subito rintuzzata da una elegante freschezza che supporta lo sviluppo e approfondisce il sorso. Un Sauternes molto buono e non troppo possente, almeno a giudicare da questo millesimo, ricco di sfaccettature e che chiude sapido su ritorni agrumati. A bicchiere vuoto una sorprendente nota di confettura di prugna.
Attenzione, il Sauternes, e questo in particolare, non è un vino da dessert. Darà soddisfazione sia con gli antipasti (la classica terrina di foie gras, ma localmente i più intrepidi giurano persino con le ostriche!), con i formaggi erborinati oppure con i secondi di carne speziati e orientali (anatra all’arancia, filetto di maiale al miele, pollo ruspante con castagne…).
Diego Mutarelli
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