Provenza e Camargue: tra fiere e vigne (parte 1)

Questo è il racconto di 4 giorni spesi tra Provenza e Camargue in un crescendo di esperienze sensoriali che hanno per filo conduttore la passione del vino.

Parto da Milano alle prime ore del mattino, mi lascio alle spalle un meteo un po’ instabile e già al confine con la Liguria si apre un bellissimo sole lungo tutta la strada panoramica. La natura qui è una bellissima varietà tra piante mediterranee e sempreverdi di altitudini maggiori. La roccia bianca mi accompagna fino al cuore della Provenza dove mi aspetta la prima tappa: Mandelieu per la fiera Vignerons Indépendants.

Salon des Vins des Vignerons Indépendants

Questa fiera è una rappresentanza di vignaioli francesi che hanno fatto propria la filosofia di vini biologici, biodinamici e naturali. Se dovessi riassumente in poche parole l’essenza della fiera, sceglierei queste parole: eleganza della natura.

Queste le etichette che più mi hanno colpita:

– il primo assaggio porta subito le aspettative a livelli d’eccellenza: Brut Nature Benoit Cocteaux uno champagne poco ruffiano e di acidità brillante prodotto con la riserva di 4 millesimi.

– Sancerre Les Bouffants, Christophe Moreaux. Conoscevo già la cantina ed altre etichette, ma questo assaggio mi ha stupito per la bellezza del bouquet di frutti e fiori chiari e per l’impatto fresco-sapido dell’assaggio.

– Cotes Catalanes IGP, Grenache Gris “Empreinte du Temps”, Domaine Ferrer Ribiere. Per me, la vera rivelazione di questa fiera. Una Grenache vinificata in stile Rancio, un naso dai sentori ossidati di grande appealing. Sorprende l’assaggio: non riporta le note ruffiane del naso ma dona grande senso di equilibrio e pulizia.

– Cotes du Roussillon Rouge, Tanawa 2017, Rousdellaro. L’affinamento in legno è presente ma ben integrato, dona una bella sensualità al naso. Divertente ed insolito.

– Crémant de Loire, 1500 blanc de blanc, Chateau de Plaisance. Una bollicina cremosa dalla bella persistenza.

– Concludo con Medoc 2015, Chateau de l’Aubier un Bordeaux che risulta meno impegnativo rispetto all’idea standard della denominazione ma di grande piacevolezza con le tipiche note fruttate e vegetali. Quasi un “entry level” di Bordeaux.

L’esercizio sui profumi, per chi ha la passione del vino, è fondamentale: la seconda tappa è quindi a Grasse, capitale mondiale del profumo. Qui vengono create le fragranze più ricercate al mondo, secondo una tradizione secolare. Grasse è una cittadina di salite, discese, scale e stradine strette tra casette colorate. Al laboratorio di Molinard mi perdo in decine di profumi naturali: fiori, spezie, pietre.

Due ore di esercizio per creare dei cassettini della memoria olfattiva: un bottino per le prossime degustazioni alla cieca.

Chiara EM Barlassina
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(continua…)

Ci vediamo a Vinissimo? 11 e 12 maggio 2019 a Biassono (MB)

Nel secondo fine settimana di maggio torna, per la seconda edizione, Vinissimo. La cornice sarà ancora il verde dei giardini di Villa Verri, a due passi da Monza.

Noi di Vinocondiviso ci saremo ed assaggeremo con curiosità le aziende espositrici ovvero produttori di vini biologici, biodinamici, naturali e vini PIWI da vitigni resistenti.

Vinissimo, 11-12 maggio 2019

Molti dei vigneron presenti sono poco conosciuti, ci aspettiamo di fare qualche bella scoperta!

La lista degli espositori la trovi qui: Produttori presenti a Vinissimo 2019

Durante il week-end di Vinissimo sarà possibile partecipare gratuitamente a degustazioni guidate, gite nella vigna didattica di Biassono e, su prenotazione, ai 2 incontri culturali nel nostro “Salotto del Vino”.

Sabato 11 Maggio: “Incontro sui Vitigni Resistenti” con la partecipazione dell’Azienda Nove Lune (BG) e della nostra Alessandra Gianelli.

Domenica 12 Maggio: “Incontro sul Vino Biologico” con la partecipazione dell‘Azienda Tocco d’Italy e di Pio Rossi della Scuola Agraria del Parco di Monza.

Il costo di ingresso è di soli 10 € ma 100 nostri lettori avranno uno sconto del 20%, di seguito tutti i dettagli per approfittarne:

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Ci vediamo a Vinissimo!

490 km su due ruote, due amici, una sfida condivisa e dopo … tanto vino condiviso

Questa volta, noi di Vinocondiviso, vi parliamo non solo di vino ma anche di sfide, condivise.

Condivise fra amici, come è bello fare con il vino.

Luca e Ignazio

Nato vignaiolo e diventato super sportivo, un blend apparentemente inusuale, Luca Ferraro è da sempre alla ricerca di stimoli, sfide, obiettivi nuovi, sia in vigna che nello sport. In occasione della presentazione qui a Milano dei vini della sua azienda, Bele Casel, Luca ha pensato ad una originale e sfidante modalità di arrivo: è partito sabato mattina dalla sua Asolo, in provincia di Treviso, condividendo 490 km di pedalate con il suo amico Ignazio ed è arrivato a Piazza del Duomo, a Milano, domenica sera, 30 marzo.

ColFondo

Lunedì, super scattante e per nulla affaticato (che i suoi vini abbiano un effetto dopante?), Luca ha proposto un’interessante verticale di ColFondo (annate 2017, 2013, 2009) da EnoClub, storica enoteca milanese a cui Luca è particolarmente affezionato perché da piccolo veniva a consegnare direttamente il vino con il papà Danilo.

Ma facciamo un piccolo passo indietro su cos’è un vino “col fondo”.

“Fra il frizzante tecnico e convenzionale dell’autoclave e quello  di maggiore ampiezza e personalità fermentato in bottiglia …quello “con il fondo” è un metodo casalingo e artigianale che le famiglie contadine hanno sempre utilizzato per la produzione del loro vino: in un tempo dove le vendemmie erano più tardive di quelle attuali … le fermentazioni alcoliche si arrestavano per il freddo invernale, lasciando dello zucchero residuo, che rifermentava poi coi primi tepori primaverili dopo l’imbottigliamento, generando un vino secco e frizzante.” (cit. “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” di Massimo Zanichelli).


L’annata 2009 di Colfondo (tappo a corona, sia benedetto!) ci chiarisce bene quando Luca parla del lievito definendolo “il botulino” del vino: sostando in un ambiente riducente, in continuo scambio con i propri microrganismi attivi, il vino si mantiene vivo e in continuo divenire. Il 2009 conserva freschezza, acidità e sapidità, marchio di fabbrica della cantina e soprattutto dei vigneti di Bele Casel, ma il lavoro incessante dei lieviti lo ha reso più morbido. Sorprendente pensare che sia un vino di 10 anni.

Bele Casel in degustazione

Il giorno successivo, a La Sala del Vino, Luca ha presentato tutta la sua linea di Prosecco e in particolare l’ultima novità, Vecchie Uve. Vecchie Uve perché? Perché l’azienda Bele Casel qualche anno fa ha acquistato un vecchio vigneto, nella zona di Monfumo, ripido, ricco di marne calcaree e di …uve antiche, quelle della tradizione: rabbiosa, marzemina bianca, bianchetta trevigiana, verdiso. Vecchie Uve è tecnicamente un prosecco charmat lungo (ben 12 mesi, per provare a domare un po’ l’acidità della rabbiosa), a dosaggio zero. Dico tecnicamente perché è un un prosecco che esce dall’ordinario e colpisce per complessità aromatica, persistenza olfattiva e chiusura lunghissima. Altamente consigliato per blind tasting di Bollicine!

Non si finisce mai di imparare con lo champagne! Ecco le “new entry”

La Champagne è, anche per un appassionato di lunga data, una terra che spesso regala sorprese e scoperte. Non è difficile incontrare produttori sconosciuti o quasi. Basta andare ad una delle tante manifestazioni sulle bollicine francesi e voilà, una buona parte dei produttori da degustare sono ignoti, o quasi.

È stato il caso di Atelier Champagne, la bella manifestazione tenutasi a Varese domenica 24 e lunedì 25 marzo. Nella suggestiva cornice del Palace Grand Hotel, in un locale luminoso e ampio, sono stati presentati i vini di 24 produttori, alcune maison e molti recoltant. Bene, circa una decina di questi mi erano sconosciuti o, quanto meno, mai degustati. E proprio fra questi si sono rivelate le più piacevoli sorprese.

Senza pretese di far classifiche vorrei raccontare di quei vini degustati per la prima volta e che più mi hanno colpito, e magari due parole anche su qualche vecchia conoscenza.

Champagne Ardinat-Faust

Ardinat-Faust è un piccolo produttore della valle della Marna, biologico dal 1971, che coltiva soprattutto Pinot Meunier. Il suo Oeil de Perdrix è un rosé delizioso, sapido e fruttato. Carte d’or, anche lui da Meunier 100% è più acerbo, nonostante il dosaggio più alto – 10 gr/lt contro 5 del precedente – è più su note verdi e quasi tabaccose che accompagnano note floreali. La Cuvèe Speciale, che è 50% Pinot Noir e 50% Chardonnay, è vino di maggior struttura ma molto minerale, asciutto, un frutto molto definito, frutti rossi aciduli e agrumi.

Gautherot è un nome famoso nell’Aube. Questa maison ha origini secolari, non è il Gautherot più famoso (Vouette et Sorbèe) ma ha dalla sua una lunghissima tradizione. Coltiva Pinot Nero, Pinot Bianco e Chardonnay. Il loro Reserve Brut, assemblaggio dei tre vitigni, è diretto, sapido, ben definito anche nei sentori fruttati e di crosta di pane. La cuvèe Exception, da Pinot Nero e Pinot Bianco, è intensa, fruttata e delicatamente speziata. In bocca è pieno, fresco, la struttura è importante e ben equilibrata dall’acidità. Il Rosé, ottenuto da macerazione, è un vino che unisce armonicamente intensità e delicatezza del frutto. Un cesto di frutti di bosco, sentori di fiori macerati e di foglie rivelano la sua origine 100% Pinot Noir. In bocca è lungo, fruttato, di gran carattere. Il Notes Blanches è per 80% Pinot Bianco e 20% Chardonnay. È uno Champagne floreale e sapido, ricco di aromi lievi, la frutta bianca, il sale, il mare, che si fondono in una cremosità leggera, una quenelle ai frutti di mare ed alle erbe di montagna. Lungo, asciutto, un sorso appagante.

Champagne Philippe Gonet

Philippe Gonet è una maison a conduzione familiare della Cote de Blancs. Propone una serie vini molto validi, naturalmente in maggioranza BdB. Il Brut Reserve, classico blend 60% PN, 30% CH, 10% Meunier leggermente dosato (8 gr/lt), è un vino che definirei confortevole, molto pulito, sentori cremosi, di crosta di pane, di pasticceria, frutta chiara. In bocca è cremoso e fresco. Il Blanc de Blancs 3210, chardonnay non dosato, è netto, diretto, quasi tagliente sia al naso sia all’ingresso in bocca. Fiori bianchi ma anche sentori verdi di foglie e corteccia di sambuco, frutta bianca acerba, agrume amarognolo. Decisamente un vino giovane. La cuvèe Roy Soleil BdB matura parzialmente in legno. Il vino è intenso, note di crema di limone, di campi di fiori in montagna, di bignè speziati. In bocca è sorso di spessore e di freschezza, lungo, tornano la pasticceria e l’agrume. Ter Blanc è un vino proveniente da vigneti di chardonnay non trattati chimicamente, matura in botti grandi di rovere, passa almeno 60 mesi sui lieviti. Al naso è potente, pesche bianche, legno dolce, nocciole, mandarini e bergamotto a dare freschezza. Grande intensità al sorso, fresco, sapido e gessoso, con ritorni di crema e di agrumi. Il millesimato 2009, anch’esso BdB aggiunge grassezza a quanto si trova nel Ter Blanc, con note di spezie, di pane, di canditi. Una freschezza un po’ spenta ne rende un po’ pesante il transito in bocca.

Heucq Pere et Fils è un piccolo produttore che lavora in biodinamica a Cuisles nella Valle della Marna. Ha presentato cuvèe di solo Pinot Meunier: Tradition Nature, Tradition Extra Brut, Tradition e Brut Rosé. I tre Tradition sono vinificati nello stesso modo, cambia solamente il dosaggio. Tutti presentano uno spiccato carattere terroso, di funghi, sottobosco, roccia. Il Nature non dosato mostra una bella verticalità, molto fresco e sapido, mineralità lunga e sorso profondo. Nell’Extra Brut (3 g/lt) emergono frutti scuri, si amplia il quadro gustativo, la pressione al palato, la beva è più immediata, appagante. Il Tradition è decisamente più morbido e più gastronomico, emergono più note fruttate, cremose. Lievi sensazioni di amaro in chiusura. Il Rosé offre un equilibrio mirabile tra mineralità e frutti rossi, arricchite da note speziate ed i ritorni di bosco e funghi. Bella lunghezza, molto gourmand.

Champagne Lebeau – Batiste

Lebeau – Batiste, produttori a Chavot-Courcourt, appena a sud di Epernay, azienda familiare che produce sei cuvée. Qui ne presentano quattro. Grande Reserve BdB, offre un cesto di frutti bianchi e caramelle al miele, note di pasticceria. Bocca ampia e persistente, fine e fresca. Il Rosé Brut, base 2013 con 30% di vini di riserva, al naso è fruttato, fragoline di bosco e tutti gli altri tipi di fruttini rossi, buona dolcezza. In bocca è cremoso e intenso. Aromi sempre dominati dai frutti di bosco, note di amarena, bella acidità a tenere pulito il sorso. Il Millesimé 2012 è un vino decisamente ricco ed intenso. Naso di fiori, frutti canditi, cedro su tutti, pasticceria, torta di mele. Grande cremosità, ritornano in bocca tutti i frutti ed i fiori, le preparazioni di pasticceria che vengono evocate aggiungono una buona complessità. Forse manca un filo di freschezza in chiusura. La Cuvée Selection è il solo vino di questo produttore che affina in legno, e si sente. Tutto giocato sulla balsamicità, si fa il pieno di erbe aromatiche e selvatiche, dall’origano al finocchietto selvatico, si affianca poi una dolcezza cremosa che arricchisce l’olfatto ed il sorso. In bocca esprime anche una bella acidità, a completare ed equilibrare le sensazioni. Decisamente appagante.

Roger Coulon è un altro produttore di piccole dimensioni – 10 ettari e circa 80.000 bottiglie – da Vrigny, che produce vini tutti giocati sulla finezza e la pulizia. Heri-Hodie, cuvée a maggioranza Meunier, è un vino molto aperto, frutti bianchi, fiori primaverili. Note agrumate in bocca aggiungono armonia e la freschezza chiude il sorso con grande eleganza. L’Hommée è un vino classico, più ampio ed intenso del fratello minore, più cremoso, strutturato, sorso più intenso, miele e pesche, petali di rosa. Un bel finale fruttato e fresco. Il Roselie extra brut è un rosé de saignée che affina in legno, cosa che gli dona spessore, potenza e carattere. Al naso frutti rossi, spezie, erbe fini, in bocca la potenza è equilibrata dall’acidità. Heritage extra brut è un vino che affina quasi due anni in legno e poi passa 10 anni sui lieviti. La vinificazione è riflessa in una grande complessità, lievi sentori di spezie dolci, quasi vanigliate, sorreggono le note fresche di fiori, le note di brioche si inseguono con la pesca bianca. Bocca di notevole impatto, bella acidità a sostenere la struttura, chiude sulle spezie e la crosta di pane.

Trousset – Guillemart è un piccolo produttore della bassa Montagne de Reims che ha presentato una bella serie di vini, precisi, vivaci. Il Créme Brut ed il Brut Nature sono freschi, puliti, le note verdi ne denunciano la gioventù ma la ricchezza compensa, facendo emergere note di caramella alla menta, di balsamico. In bocca sono pieni e freschi. Il Brut rosé ritrova note balsamiche e mentolate integrate coi frutti rossi e la spiccata mineralità. Bocca fruttata e fresca, intensa e lunga. Il Millesimato 2013 è un vino morbido ed intenso, di grande definizione e rigore, profuma di aranceto, di erbe mediterranee. In bocca è molto fresco, non svolgendo la malolattica, freschezza che accompagna la cremosità agrumata e balsamica. Il Blanc de Noirs, vino con una parte di reserve perpetuelle, si presenta fresco, sapido, terragno, note lievemente animali. Emergono poi frutti chiari e note più cremose. In bocca è equilibrato, ampio e complesso, sentori di avocado e di fiori bianchi. La cuvée Blanc pur Anna, vinificata in legno e da reserve perpetuelle, è uno chardonnay molto ricco e intenso, ancora giovane e toccato dal legno, ma molto fresco, agrumato, profondo. Fonde cremosità e mineralità in un allungo di panettone con le scorze d’arancia decisamente affascinante.

Champagne Pascal Doquet

Pascal Doquet è invece una vecchia conoscenza, i loro vini sono sempre di alto livello ed anche qui lo confermano. Arpége è uno champagne di grande mineralità e sapidità, integrata con le note di bacche di bosco, fiori macerati, crosta di pane. In bocca è fine, lungo, asciutto. Diapason, che viene parzialmente vinificato in legno, è un vino intenso su note mature, di nocciole, di crema di vaniglia. Grasso e pieno, è integrato da una giusta freschezza che pulisce il sorso. Sorprendente la cuvée Antocyanes, rosé di macerazione di una gioventù sbarazzina ed affascinante. Note vinose, fruttate, dolci, cremose. Fragoline di bosco, sale, crema di lamponi, beva franca, dolce e goduriosa.

Thienot è una maison che merita di essere citata, anche se non è propriamente un piccolo produttore, perché fa vini impeccabili, confortevoli, di grande beva e piacevolezza. A partire dal Brut base, che fa già 60 mesi di maturazione sui lieviti, e che offre un rigore ed una precisione notevoli, arrivando al rosé di assemblaggio, molto fine ed immediato nel suo frutto rosso intenso, fino al millesimato 2008, vino potente ma raffinato, classico stile da maison, pasticceria, frutta gialla, fiori bianchi, agrumi. Una bella complessità in un vino senza sbavature.

Andrea D’Agostino

Taste Alto Piemonte: il nebbiolo del Nord Piemonte tra sorprese e conferme

Come anticipato qualche post fa, Vinocondiviso ha partecipato con grande entusiasmo a Taste Alto Piemonte.
L’evento non ha deluso le attese: tra i banchetti si respirava proprio un’aria positiva. I produttori presenti in massa con pochissime defezioni, richieste in aumento dal mercato per i vini dell’Alto Piemonte, livello medio dei vini decisamente alto con vini precisi ma ben caratterizzati territorialmente.

Sarebbe troppo arduo, e probabilmente ingiusto, esporre valutazioni precise e dettagliate, dopo tanti assaggi e piacevoli chiacchiere.
Ci teniamo però ad evidenziarti i migliori assaggi delle denominazioni che ci hanno maggiormente convinto.

Valli Ossolane DOC
Ci troviamo in Val d’Ossola, un lembo di terra incuneato nell’estremo Nord del Piemonte tra il Canton Ticino a Est e il Vallese a Ovest.

Valli Ossolane nebbiolo superiore Prünent 2016 – Cantine Garrone

Il prünent è un clone di nebbiolo allevato in Val d’Ossola fin dal 1300. Il vino che ne ricava Cantine Garrone è molto bello, chiaro al naso ed estremamente equilibrato in bocca. Serietà al sorso e beva vanno a braccetto.

Valli Ossolane nebbiolo superiore Prünent 2016 – Cantine Garrone

Gattinara DOCG
Forse la denominazione più importante dell’Alto Piemonte, quella dove generalmente si incontrano i vini più convincenti e apprezzati.

Gattinara Osso San Grato 2014 – Antoniolo
Gattinara San Francesco 2013 – Antoniolo
Gattinara 2014 – Franchino

Vini che non hanno bisogno di presentazioni quelli di Antoniolo. L’Osso San Grato ha “beneficiato”, in un’annata non semplice, di una rigorosa selezione delle uve. Ancor meno bottiglie del solito a disposizione ma la qualità è eccellente: vino ferroso e rigoroso al naso, acido e sapido in bocca. Giovanissimo ma dalle grandi prospettive. Più godibile in questa fase il San Francesco 2013, con un frutto croccante che si stempera nel carattere sanguigno e ferroso di Gattinara. Franchino ha uno stile completamente diverso, il Gattinara 2014 appare rustico ma anche di grande dinamica e carattere, un vino che ci ha intrigato.

Gattinara Osso San Grato 2014 – Antoniolo

Bramaterra DOC
Le maggiori sorprese sono forse arrivate da questa DOC, con parecchi vini interessanti e da scoprire.

Bramaterra Balmi Bioti 2015 – La Palazzina
Bramaterra 2014 – Roccia Rossa
Bramaterra 2014 –
Le Pianelle

Tre vini diversi eppure accomunati da un sorso vibrante e fresco, con un finale liquirizioso e minerale. Da assaggiare.

Coste della Sesia DOC
I vini di questa denominazione, quando accompagnati dal nome del vitigno, sono ottenuti da almeno l’85% di quel vitigno con, a saldo, nebbiolo (spanna), croatina, vespolina.

Coste della Sesia Croatina 2015 – Noah
Coste della Sesia Nebbiolo Vallelonga 2016 – Fabio Zambolin

La Croatina di Noah è ottenuta da vecchissime vigne di croatina ancora allevate alla maggiorina, il vino che ne deriva è sorprendente, gustosissimo con delle note di sangue e ferro ed un tannino croccante che chiamano una bella costata. Fabio Zambolin è invece una microazienda di cui scommettiamo che sentiremo parlare ancora. Il nebbiolo Vallelonga 2016 è semplicemente delizioso, un Lessona mascherato.

Lessona DOC
In questa denominazione abbiamo incontrato con maggior frequenza i vini più convincenti.

Lessona Pizzaguerra 2015 – Colombera&Garella
Lessona 2014 –
Noah
Lessona 2013 –
Sella
Lessona San Sebastiano alla Zoppo 2010 –
Sella

Abbiamo trovato vini mediamente più approcciabili rispetto ai Gattinara, ad esempio, con una maggior componente fruttata e floreale e acidità meno aggressiva. Vini che però non sono per nulla facili o banali sia chiaro! San Sebastiano allo Zoppo 2010 è forse il vino di questo filotto che ci ha colpito di più, ancora giovanissimo ma di grande classe.

Boca DOC
I vini di Boca devono essere ottenuti da nebbiolo (dal 70% al 90%) con vespolina e uva rara (bonarda novarese) a completare il blend.

Boca 2015 – Barbaglia

Vino in cui convivono un naso minerale e sanguigno con un sorso gustoso e appagante. Durerà a lungo ma si beve ottimamente già ora.

Boca 2015 – Barbaglia



Nuovi arrivi dal Trentino

Domenica scorsa, 24 marzo, durante la seconda edizione di Vinifera, evento dedicato ai vini artigianali dell’Arco Alpino, si è tenuto un interessante incontro – “Nuovi vignaioli, uno sguardo sul futuro del sistema vitivinicolo del Trentino Alto Adige” – dove si è parlato in particolare di giovani che hanno interrotto la tradizione familiare di conferitori di uve a grandi aziende o/e cantine sociali e hanno deciso di vinificare ed imbottigliare il frutto del proprio lavoro.
I concetti chiave sono stati: senso di appartenenza, legame col territorio e voglia di percorrere strade nuove dando valore alle proprie radici.

Klinger

Ho avuto la fortuna di conoscere tre di queste realtà: una, sera stessa del convegno, nella caneva dei fratelli Cobelli: i ragazzi della cantina Klinger ci hanno fatto assaggiare in anteprima assoluta i loro tre vini freschi
freschi di… etichettatura: ottima la Nosiola da vecchie vigne.

Cantina Resom

Il giorno successivo ho conosciuto l’azienda dei fratelli Moser, cantina Resom (il loro cognome al contrario): tante ottime degustazioni in vasca e in botte e soprattutto belle le parole del più giovane dei fratelli, Luca: “sono nato in vigna ma sono cresciuto con il sogno di fare il vino che volevo io, dalle mie uve.”

Cantina Ress

L’ultima realtà, cantina Ress, è attiva da circa un anno con due espressioni di Trento DOC: un Rosè, dedicato alla loro mamma, e un Blanc de Blancs, che abbiamo assaggiato nella loro cantina, una grotta naturale dove affinano a lungo gli stessi spumanti.

Insomma, dalle parole ai fatti, da un giorno all’altro 🙂

Alessandra Gianelli
Facebook: @alessandra.gianelli
Instagram: @alessandra.gianelli

Taste Alto Piemonte: dal 30 marzo al 1 aprile 2019

Vinocondiviso sarà presente a Taste Alto Piemonte, l’evento organizzato dal Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, e tu?

Vigneti in Nord Piemonte
Vigneti a Gattinara – Credits: Consnebbiolialtop

Molti i motivi per cui abbiamo deciso di esserci!

  • Completezza

Un’esperienza unica per conoscere ed approfondire in modo completo il nebbiolo dell’Alto Piemonte. Così diverso ma senza alcun complesso di inferiorità nei confronti dei più rinomati cugini di Langa! Oltre 50 le aziende produttrici presenti per la più grande manifestazione dedicata ai vini dell’Alto Piemonte.

Potrai assaggiare le ultime annate delle 10 denominazioni dell’Alto Piemonte: Boca DOC, Bramaterra DOC, Colline Novaresi DOC, Coste della Sesia DOC, Fara DOC, Gattinara DOCG, Ghemme DOCG, Lessona DOC, Sizzano DOC, Valli Ossolane DOC. Non mancheranno le specialità gastronomiche della tradizione locale.

  • Incontri e seminari di approfondimento

Non mancheranno le occasioni di studio e confronto.

Sabato 30 marzo:

“Colline Novaresi, Coste della Sesia e Valli Ossolane. I vini plasmati dal Ghiaccio” dalle 17:30 alle 19:00

Domenica 31 marzo:

“Lessona e Bramaterra. I vini nati dal mare” dalle 10.30 alle 12.00

“Ghemme, Fara e Sizzano. I vini delle terre emerse” dalle 14.00 alle 15.30

“Boca e Gattinara. I vini figli del fuoco” dalle 16.30 alle 18.00

  • Fascino

Il fascino dei vini del Nord Piemonte, fatto di mineralità e frutto, austerità e beva, sta conquistando sempre più non solo i degustatori ma anche gli investitori. Dopo la clamorosa acquisizione di Nervi da parte di Roberto Conterno (ne avevamo parlato qui) alcune insistenti voci parlano di una nuova importante operazione a Gattinara.

Sarà vero? Nel dubbio beviamoci su e scopriamo anche noi il fascino dell’Alto Piemonte!

Ci vediamo al Castello di Novara. Se ci sarai anche tu scrivilo nei commenti, sarà un piacere condividere insieme un bicchiere!

Trasferta fiorentina per Vinocondiviso

Tempo di anteprime e di presentazione di cataloghi. Vinocondiviso ha preso i due classici piccioni… eravamo presenti infatti a due importanti eventi: la presentazione del nuovo catalogo di Teatro del Vino a Villa Castelletti, nelle colline fiorentine, e il Chianti Classico alla Leopolda di Firenze il giorno successivo.

Domenica 10 febbraio il primo turno a Teatro del Vino; anticipiamo subito che abbiamo assaggiato “certezze” e “novità” e che il giorno seguente, al Chianti Classico, abbiamo toccato con mano l’eccellente capacità di comunicare prodotto e territorio.

Eccoci subito, a Teatro del Vino, a parlare di eccellenze: l’azienda Ettore Germano, nel cuore delle Langhe. Il figlio di Ettore, Sergio, riesce a stupire in tutto ciò che fa, con qualunque uva e metodo. Quindi proviamo praticamente tutto, anche i bianchi, non necessariamente gli emblemi di Langa. Binel, annata 2016, 85% chardonnay fermentato in barrique e 15% riesling che invece fermenta solo in acciaio, perfettamente equilibrato e il famoso Herzu, 100% Riesling renano: il 2017 ha grande stoffa.
Dopo gli ottimi Barolo Serralunga 2015, Prapò 2014, Cerretta 2014 e Lazzarito Riserva 2012, l’ultimo assaggio è quello che si fa ricordare: Langhe Nebbiolo “VR” annata 2014 (ovvero Vigna Rionda, fra i cru più famosi di Barolo): le vigne sono giovani ma producono un nebbiolo già nobile, di grandi prospettive.

Ah, Germano fa gran uso del tappo a vite, anche per qualche rosso. W il tappo a vite!

Le Vigne di Eli
Le Vigne di Eli

Dal Piemonte scendiamo in Sicilia, anche se dovremmo dire saliamo, visto che parliamo di vigne a 800m slm: siamo sull’Etna, dove Marco De Grazia, con Le Vigne di Eli, interpreta in maniera sperimentale i grandi autoctoni della zona; il suo Etna Rosso “Moganazzi”, Nerello Mascalese con un piccolissimo saldo di Nerello Cappuccio, ottenuto da uno dei più famosi cru della zona, nel comune di Castiglione, da vecchie vigne terrazzate, regala freschezza e nel contempo morbidezza.

E ora passiamo alla Francia, perché nel frattempo gli Champagne erano arrivati a temperatura 🙂

Gli Champagne di Benoît Lahaye
Champagne Benoît Lahaye

Iniziamo nella zona attorno a Bouzy, Montagna di Reims, dove Benoît Lahaye gestisce 4,5 ettari in regime biodinamico e proviamo Blanc de Blancs, Blanc de Noirs e il Rosé de macération Brut, champagne metodo “de saignée” (letteralmente “salasso”, ovvero lasciando macerarare circa un giorno il pinot noir per estrarre colori e profumi). Sfogliando il catalogo ci aveva colpito “Le Jardin de la Grosse Pierre”, non presente in degustazione, una vera e propria espressione di territorio e storia, una cuvée di Pinot Noir, Pinot Meunier, Pinot Blanc, Chardonnay, Arbanne, Petit Meslier…: ci ha molto incuriosito e lo cercheremo.

Gli Champagne Larmandier-Bernier
Champagne Larmandier-Bernier

Scendiamo nella Côte des Blancs, con Larmandier-Bernier, azienda biodinamica molto nota, le sue vigne che spaziano dai Premier Cru (Vertus) e arrivano ai suoi Gran Cru fino a Cramant: il loro Blanc des Blancs Gran Cru Extra Brut “Vielle Vigne du Levant”, annata 2009, da vigne di circa 50 anni nella zona di Cramant è una lama nel cuore.

Domaine Montbourgeau-Etolie

Proviamo anche una novità del catalogo, Domaine Montbourgeau-Etolie, nello Jura, terra di vini originali, vin de paille e vin jaune, sicuramente non banali né immediati, come infatti non sono L’Etoile Savagnin, un vin de voile (ovvero ottenuto con affinamento in botte scolma e realtiva formazione del “velo”) e Vin de Paille L’Etoile 2014, (Chardonnay, Savagnin e Poulsard) ottenuto da uve appassite in fruttaio fino a Natale.

Domaine Joseph Voillot
Domaine Joseph Voillot

Finiamo con la Borgogna, da Domaine Joseph Voillot, nel cuore della Côte d’Or, perchè era imperativo assaggiare i Premier Cru ma anche le sue Vielles Vignes. Azienda centenaria con circa 10 ettari sparsi fra Volnay, Pommard, Meursault e Beaune. Restiamo senza fiato e con loro in testa usciamo fuori ad ammirare le colline fiorentine.

Girlan e i suoi vini nel cuore di Milano

Girlan
Photo credits: Girlan

Citato la prima volta nel lontano 1085, Girlan (Cornaiano in italiano) è sede della Cantina Girlan: 200 viticoltori, che lavorano 215 ettari di vigneti fra l’Oltradige e la Bassa Atesina, ad un’altitudine fra i 250 e i 550 m s.l.m.
Guidata dal kellermeister (capocantina) Gerhard Kofler, produce tre distinte linee: le Selezioni, i Vigneti e i Classici. Vini ottenuti da uve autoctone (gewürtraminer, schiava, lagrein, moscato rosa) e da varietà internazionali (chardonnay, sauvignon, müller-thurgau, pinot nero e bianco, ecc.) che trovano in Alto Adige un ambiente ottimale.

Girlan, terroir
Photo credits: Girlan

Martedì 29 gennaio, al Park Hyatt di Milano, per mano del funambolico Luca Gardini, l’azienda ha presentato i suoi nove vini di punta.

Girlan, i vini bianchi
I vini bianchi in degustazione
  • Flora Cuvée Bianco Riserva 2016, vigneti a 450-500m s.l.m., blend di chardonnay, sauvignon e pinot bianco, affinamento in botti di rovere per 12 mesi e 6 mesi in tini d’acciaio. Un vino perfettamente bilanciato nella sua cuvée, fresco e sapido, in cui emergono note floreali, di agrumi freschi (pompelmo e lime) e sentori di erbe aromatiche.
  • Flora Pinot Bianco Riserva Riserva 2016, vigneti a 450-500m s.l.m., affinamento in botti di rovere per 12 mesi e 6 mesi d’acciaio; un vino giovane ma di sicura longevità, dove le note agrumate cedono il passo a frutti gialli maturi e delicate note salmastre.
  • Flora Chardonnay 2016, vigneti a 450-500m s.l.m., affinamento in botti di rovere da 12-15hl per 12 mesi; un vino di grande eleganza, esempio di magistrale uso di legno (nuovo) funzionale ad esaltare le caratteristiche del vitigno.
  • Flora Sauvignon 2017, vigneti a 500m s.l.m., affinamento 50% in botti di rovere e 50% acciaio; un vino fresco, dai sentori minerali e di fiori bianchi; quello che mi ha colpito meno tra i bianchi in degustazione.
  • Flora Gewürztraminer 2017, vigneti a 300-450m s.l.m., affinamento in acciaio; sicuramente quello che mi è piaciuto più della batteria dei bianchi, perfettamente equilibrato fra dolcezza e acidità, con sentori delicati di rosa e mughetto. Dimenticatevi certi gewürztraminer molli e stucchevoli in cui spesso ci si imbatte.
Girlan, i vini rossi
  • Gschleier Alte Reben Vernatsch 2017, vigneti 450m s.l.m., lunga macerazione, affinamento 9 mesi in botti di rovere; ottenuto da vigne di oltre 80 anni (Alte Reben significa infatti “vecchie vigne”) è un perfetto connubio di freschezza e acidità, dove il sentore di frutti rossi iniziale cede il passo a note aromatiche (alloro e rosmarino). La definizione che gli ha dato Luca Gardini è stata per me illuminante: Dolce & Selvatica.
  • Patricia Pinot Noir 2016, vigneti 450m s.l.m., lunga macerazione, affinamento 9 mesi in botti di rovere; una bellissima espressione di pinot nero giovane, fresco. Si avvertono sentori di arancia sanguinella, frutti rossi, menta, un tocco di zenzero e pepe bianco.
  • Trattmann Pinot Noir 2016, vigneti 400-500m s.l.m., affinamento 15
    mesi in barrique/botti di rovere; qui il pinot nero comincia a emergere in tutta la sua potenziale longevità. Spicca il tannino, croccante e fragrante, polveroso, perfettamente pronto ad evolvere.
Pinot Nero Riserva Vigna Ganger
Pinot Nero Riserva 2015 Vigna Ganger
  • Vigna Ganger Pinot Nero Riserva 2015, vigneti 360-380m s.l.m., fermentazione sui raspi e affinamento 20 mesi in barrique/botti di rovere. Eccolo, finalmente, Vigna Ganger, il fiore all’occhiello dell’azienda: un vigneto monopole, situato a Mazzon, zona altoatesina particolarmente vocata per il pinot nero con netta esposizione a sud-ovest e, caratterizzato da un microclima unico e terreni argillosi in superficie e con substrato calcareo. Il 2015 è fuori dubbio giovane: nell’aspettarlo fra qualche anno, per ora mi “accontento” di Patricia.

I 10 colpi di fulmine del catalogo di Proposta Vini

Vinocondiviso ha partecipato alla presentazione del catalogo di Proposta Vini. Di seguito ti racconto i 10 vini che più mi hanno colpito “emotivamente”.
Partiamo da sud a nord, una volta tanto:

Sardegna

1) Quartomoro di Sardegna
L’azienda, attiva dal 2011, produce oggi circa 20.000 bottiglie per una quindicina di etichette, forse troppe. Ma questa complessità rispecchia il numero di vigne sparse sul territorio sardo, a cui ogni etichetta è dedicata. Mi hanno colpito particolarmente 3 vini:
Z Frizzante Sui Lieviti, un rifermentato in bottiglia a base vermentino e malvasia, vino da aperitivo disimpegnato ma non troppo. Naso molto interessante floreale ed agrumato, senza sentori insistiti di buccia di mela che spesso i vini di questa tipologia presentano. Il sorso è gustoso e la bollicina vivace ma non grossolana, l’amaricante in chiusura dona sapidità ed allungo.
Q Brut, un Metodo Classico sorprendente, da uve vermentino. Qui saliamo di livello, il vino è decisamente complesso ed elegante. L’olfatto è un misto di frutta bianca, mare e toni affumicati. Bocca affilata e profonda.
MRS 2017, da uve Muristeddu da vigne di oltre 60 anni di Mandrolisai. Vino spiccatamente floreale, di ottima verve acida con alcol gestito alla perfezione. Grinta, originalità e carattere al sorso.

2) Tanca Gioia U Tabarka
L’azienda nasce nel 2000 a Carloforte, nell’Isola di San Pietro. Le vigne sulla sabbia sono a piede franco. Sono stato rapito da due vini di fattezze opposte:
Carignano del Sulcis Roussou 2011, vino che inizia il suo momento migliore di beva in questo momento, a 6 anni dalla vendemmia.
Austero ma compiuto, il tannino è dolce e gli aromi marini e di macchia mediterranea giocano a nascondino con le spezie in formazione.
Bovale Ciù Roussou 2017, vino più spigliato, il produttore lo definisce “picaresco”, più aperto e fruttato del precedente, un corpo più sottile ed un sorso agile.

Bovale Ciù Roussou 2017 – Tanca Gioia U Tabarka

Sicilia
Le due aziende che mi hanno colpito maggiormente sono entrambe etnee:

3) I Vigneri
Azienda che non ha bisogno di presentazioni, una delle colonne portanti dell’Etna con il suo splendido Etna Rosso Vinupetra. Questa volta però mi ha colpito un vino diverso, ovvero il Vinudilice, un rosato ottenuto dalla vinificazione contemporanea di uve a bacca bianca e nera come alicante,
grecanico, minnella…vino piacevolmente fruttato al naso e decisamente acido in bocca, molto dinamico e succoso.

4) Sive Natura
Nuovo progetto nella zona est dell’Etna. Sono stato colpito dal Nerello dei Cento Cavalli 2016, nerello mascalese e cappuccio da vigne ad alberello che donano un vino di grande equilibrio, elegante ma pieno di energia e sapore.

Calabria
Produttore di Cirò dalle indimenticabili etichette anni ’50:

5) Scala
Bella tuttala gamma, in particolare i Cirò rosso classico superiore e la riserva Durì, ma il vino che mi ha lasciato a bocca aperta era una magnum
del Cirò Classico Superiore 2014: marino e fruttato, speziato e minerale, vino che dà il meglio di sé al sorso, dove la grinta del tannino del gaglioppo inizia a sciogliersi in una trama dolce e suadente. Delicata la chiusura ma di enorme persistenza.

Lazio
Due aziende che interpretano in modo magistrale un vitigno fino a qualche anno fa decisamente bistrattato e che da qualche tempo sta iniziando ad acquisire una meritata notorietà:

6) Giacobbe Alberto
L’azienda agricola si estende su una superficie di circa 15 ettari collocati nei comuni di Paliano, Piglio ed Olevano Romano.
Elegantemente floreale (viola) il Cesanese del Piglio Superiore Riserva Lepanto 2015, vino gustoso e complesso al tempo stesso, direi gastronomico.

7) Antonelli Marco
Solo 3 ettari per questa azienda di Olevano Romano, ma con vigne dai 50 ai 70 anni di età. Uno dei vini che più mi ha colpito dell’intera rassegna è il Cesanese di Olevano Romano Riserva Kosmos 2015, vino stratificato, ampio ed austero, floreale e speziato, con un tannino piacevolmente liquirizioso che accarezza la lingua e accompagna una chiusura profonda
e dissetante. Bellissimo vino!

Toscana
Siamo nell’altra Toscana, quella di “serie B” potremmo dire, lontano dal Chianti e da Montalcino. Ci troviamo nel Mugello, uno dei territori più vocati per il pinot nero in Italia.

Pinot Nero Vigneto di Fortuni 2014 – Podere Fortuna

8) Podere Fortuna
Circa 6 gli ettari di proprietà di Podere Fortuna che si ispira senza alcun timore reverenziale alla Borgogna. Ho trovato una gamma estremamente pulita ed elegante, con un uso del legno magistrale, cosa che non sempre avviene neppure al di là delle Alpi.
I vini, a differenza di molti pinot nero italiani, non sono “appiccicosi”, molli e stramaturi e neppure eccessivamente lavorati, ma anzi esprimono grazia e spontaneità.
Buona tutta la gamma, se devo evidenziare un vino forse la mia preferenza va al Pinot Nero Vigneto di Fortuni 2014, floreale e speziato, elegante in bocca senza però perdere energia e carattere.

Piemonte
In Piemonte ho segnato sul taccuino due aziende per certi versi opposti, una celebra e storica, l’altra neo-costituita e praticamente sconosciuta:

9) Castello di Verduno
Tutta la gamma presente in assaggio decisamente interessante, in particolare mi è piaciuto il Barolo 2015, ancora compresso ed austero com’è giusto che sia e solo bisognoso di tempo per esprimere il potenziale già sottotraccia.

Carema 2016 – Chiussuma

10) Chiussuma
Bellissime notizie arrivano da Carema, territorio estremo per eccellenza i cui fasti hanno rischiato di andare per sempre perduti. Solo la Cooperativa dei Produttori di Carema e Ferrando hanno resistito negli ultimi decenni ad un declino che sembrava inarrestabile. In tempi recenti però nuove aziende stanno provando con entusiasmo e fatica a rilanciare un territorio difficile e costoso. Il recupero di antiche vigne terrazzate, abbarbicate sulla montagna ed affacciate sulla Dora Baltea sono imprese per poeti e sognatori…e i ragazzi di Chiussuma lo sono.
Il Carema 2016 gli dà ragione, un vino terso, limpido e montano, sa di ribes e fiori rossi, spezie e mineralità chiara, la struttura è snella, “tutta fibra”, profondo e sapido il sorso.

Diego Mutarelli
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