Di Michel Gahier e del suo Arbois Le Clousot abbiamo già parlato tempo fa. Ci torniamo sopra per raccontare di un’altra etichella, La Vigne du Louis 2017.

Avvertenza: anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un vino molto spontaneo, libero da rigidi protocolli di vinificazione, grazie ad un manico artigiano che ha voglia di rischiare non utilizzando solforosa in pre-imbottigliamento e lasciando la fermentazione libera di svolgersi senza utilizzo di lieviti selezionati.
Nel vino si ritrova questa schiettezza che però non diventa mai anarchia e non pregiudica la piacevolezza complessiva della bevuta.
Il vino è di un rosso rubino chiaro che stantuffa senza sosta note olfattive molto complesse e anche “dissonanti” tra loro in qualche modo: corteccia e fragole, arancia rossa e geranio, cassis e grafite, il tutto avviluppato da un’intrigante nota sulfurea e affumicata.
In bocca il vino ha una leggera carbonica che tende a sparire dopo qualche minuto di permanenza nel bicchiere. Il sorso è agile, con i suoi 12,5% di alcol, percorso da un’acidità succosa che ricorda il gusto di un succo di arancia (rossa), il tannino è risolto, la progressione supportata da una polpa fruttata che dà equilibrio. Il vino risulta beverino, per nulla severo, neppure nella chiusura che è solo appena amaricante. Buona lunghezza su ritorni di arancia rossa ed un tocca animale.
Plus: ancora una volta nei vini di Michel Gahier si ritrova una libertà espressiva che però non diventa mai ingovernabile e anzi mantiene il vino in equilibrio: disinvolto, gustoso e allo stesso tempo cerebrale.
Diego Mutarelli
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